Comunità di S.Egidio


 

05/09/2001

Durban
Contro i razzismi la via del dialogo

 

La grande sfida della Conferenza di Durban contro il razzismo era ed �, sul piano metodologico, non di esprimersi contro qualcosa ma di essere, essenzialmente, a favore di una nuova forma di convivenza tra i popoli per superare le dispute politiche, che hanno spinto i governi degli Usa e di Israele a non essere presenti con delegazioni autorevoli e poi ad abbandonare l'assemblea. Dispute che sono riesplose dopo che alcuni hanno condannato Israele con la non sostenibile equazione per cui �sionismo � uguale nazismo�. Perci�, il Papa, dopo essersi �dispiaciuto� per la decisione degli Stati Uniti di non inviare a Durban una delegazione ad alto livello, ha voluto che la delegazione della Santa Sede alla Conferenza si ispirasse al documento vaticano del 1998 - �La Chiesa di fronte al razzismo, per una societ� pi� fraterna� - per indicare che tutti gli sforzi dei partecipanti all'incontro dovessero, malgrado quanto � accaduto, concentrarsi nel definire un modello di convivenza mondiale che vada oltre le razze.

Che vada oltre le culture, le lingue, le differenze, non per rinnegarle, ma per inserirle, dopo una riflessione critica sul piano storico, in una visione del tutto nuova dei rapporti umani basati sull'accoglienza ed il rispetto reciproci. �Al razzismo - aveva affermato Giovanni Paolo II il 26 agosto - si deve contrapporre la cultura della reciproca accoglienza, riconoscendo in ogni uomo e donna un fratello e una sorella con cui percorrere le strade della solidariet� e della pace�.

E, in effetti, � da questa nuova visione della convivenza mondiale, di cui la Conferenza deve sollecitare i popoli a prendere coscienza, che si possono risolvere i problemi del Medio Oriente come quelli del Ruanda, del Burundi, del Kosovo o della Cecenia, combattendo i nazionalismi aggressivi, le violenze etniche, i fenomeni di discriminazione razziale che continuano a minacciare la dignit� e i diritti umani. E non pu� non impressionare il richiamo allo �spirito di Assisi� del Papa quando afferma, riferendosi agli scontri violenti tra israeliani e palestinesi anche in nome delle rispettive religioni, che �non possiamo invocare Dio Padre di tutti, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni uomini creati a immagine di Dio�. Insomma, non � pi� accettabile che israeliani e palestinesi si raccolgano in preghiera nei templi e davanti ai monumenti simboli delle loro origini e della loro storia e, poi, permettano che si spari e si uccida in Terra Santa e a Gerusalemme, che di fronte al mondo presentano come crocevia di incontro e di pace per gli ebrei come per i cristiani e i musulmani.

Perci�, l'arcivescovo Diarmuid Martin, capo della delegazione vaticana alla Conferenza di Durban, ha affermato ieri, dopo essere stato colpito dai tanti riferimenti dei partecipanti ai discorsi, ai gesti del Papa, ed al suo coraggio nel chiedere perdono per i peccati di tanti membri della Chiesa cattolica nel passato, che la Conferenza �deve assumere quel modello per affrontare il difficile capitolo sul passato storico del colonialismo e di schiavit� i cui effetti permangono oggi nella situazione sociale ed economica dei Paesi poveri�. Anzi, molti Paesi occidentali e gli stessi Stati Uniti dovrebbero avere il coraggio di Giovanni Paolo II che, trovandosi nel 1992 nell'isola di Gor� nel Senegal, parl� di �Olocausto� visitando la �Casa degli schiavi� che il grande umanista e poeta L�opold Senghor aveva fatto edificare a ricordo del genocidio di milioni di africani strappati dalle loro radici dai colonialisti e portati lontano come schiavi.

Ed � dirompente la proposta fatta ieri da Andrea Riccardi, dalla Conferenza �uomini e religioni per la pace� promossa a Barcellona dalla Comunit� di Sant'Egidio, perch� alla Conferenza di Durban ne segua un'altra a livello internazionale che liberi il dialogo dai tanti pregiudizi e riserve che ne frenano lo slancio e una preghiera comune tra cristiani, musulmani ed ebrei sulla pace in Terra Santa per favorire soluzioni che rompano le logiche nazionaliste con la cultura del rispetto reciproco e della solidariet�. Perch�, la Conferenza di Durban � un primo passo di un cammino che va proseguito.

Alceste Santini