Comunità di S.Egidio


 

09/09/2001


Una speranza da Barcellona

 

Dio mi guardi dal metter bocca nella complicatissima vicenda della Conferenza di Durban sul razzismo col ritiro delle delegazioni degli Stati Uniti e di Israele e con tutta la deflagrazione di polemiche che ne � seguita. Forse per� qualche osservazione del tutto marginale si pu� tentare di farla senza il rischio della figuraccia di chi mette bocca in questioni di cui non s'intende.

Il primo dato che mi sembra evidente, � che - da Seattle in qua - sta diventando una costante delle conferenze internazionali la presenza, accanto alla riunione �ufficiale�, di una assemblea �parallela� e - come oggi si dice � �alternativa�, che in qualche modo si mette in concorrenza col negoziato, qualche volta per amplificarne ma pi� spesso per correggerne in varia misura o addirittura per contestarne i ragionamenti. Naturalmente nessuno potrebbe approvare la violenza di cui talvolta si colora questa presenza alternativa o contestatrice; ma mi parrebbe davvero difficile negare che di per s� questa prassi denoti una notevole crescita della societ� civile, che non appare pi� disposta a delegare ai �notabili� il potere di discutere e di decidere le questioni che riguardano tutti. Questo controllo democratico diffuso rappresenta certamente un grande progresso. Nelle sue memorie sir Antony Eden racconta che spesso, tornando da una conferenza internazionale, la sua pi� grande preoccupazione riguardava quel che avrebbe detto alla Camera dei Comuni e agli elettori del suo collegio, i quali non erano meno esigenti dei parlamentari: finch� il politico non sente la briglia corta dell'opinione pubblica che pretende giustamente di giudicare il suo operato e di contestare anche radicalmente le sue scelte, la democrazia resta un fatto puramente formale.

La seconda osservazione riguarda alcune contemporaneit� che fanno pensare e che lasciano aperta una non piccola speranza. Mentre a Durban le delegazioni dei governi e delle organizzazioni non governative polemizzavano tanto puramente e qualcuno riteneva di non poter fare altro che sbattere la porta e tornare a casa, altrove altre persone, non meno qualificate e altrettanto coinvolte nelle vicende drammatiche del Medio Oriente, riuscivano - a fatica, certo; e non facendosi vincere da un'ira che avrebbe ragioni profonde e radici antichissime - a ragionare insieme, tutti insieme sperando in una pace vera, difficile ma possibile per chi sia disposto ad avere molta fantasia e altrettanto coraggio. A Barcellona la Comunit� di Sant'Egidio ha radunato rappresentanti qualificatissimi di cristiani, ebrei e musulmani per ragionare d� pace e per convenire che da nessuna delle parti che si fronteggiano si pu� usare il nome di Dio per insanguinare la Palestina. Come ha detto Andrea Riccardi, �orizzonti quali quelli della mondializzazione inducono individualismi irresponsabili, tribalismi difensivi, nuovi fondamentalismi. Donne e uomini spaesati chiedono alle religioni di proteggere la loro paura�. Spetta proprio alle religioni salvare le prospettive della pace, ricordandosi che �i fondamentalismi hanno sempre il marchio dell'odio, del pregiudizio, se non della lotta al diverso religiosamente o etnicamente�. La proposta che viene da questa riunione di Barcellona � di riunire una conferenza a Gerusalemme per ragionare di pace tra le grandi religioni monoteistiche dalle quali potrebbe venire una parola in grado di aiutare i politici per dare ai loro sforzi l'indispensabile �supplemento d'anima�.

Negli stessi giorni, a Pisa, palestinesi e israeliani hanno ragionato insieme a giuristi e politologi dell'Universit� sui termini pi� propriamente politici e giuridici delle questioni che li dividono tanto drammaticamente. Non era un ragionamento facile, ma si � avuto il coraggio e la civilt� di farlo, perch� tutti erano convinti che � questa l'unica strada possibile: lunga e tortuosa, ma la sola percorribile per arrivare tutti insieme a una meta che sar� necessariamente comune.

Qualche decennio fa in Palazzo Vecchio, di fronte a situazioni che non erano certamente pi� tranquille di quelle attuali, di parlava di spes contra spem. Seguitiamo a sperare; e a faticare.

Umberto Santarelli