Comunità di S.Egidio


 

27/09/2001


Gli aiuti e l'inganno

 

Aiuti alle famiglie. Un caso concreto: lei lavora con contratto a tempo indeterminato come colf da sei anni. Lui e' disoccupato, con lavori saltuari. Da cinque anni vivono insieme. Lui e' stato sposato e ha ottenuto il divorzio. Dopo anni di attesa, finalmente, il matrimonio. Cinque mesi fa e' nato un bambino. Anche bello. Lei e' andata all' asilo-nido comunale (centro storico) per iscriverlo. Naturalmente da quando e' nato il bambino lei non puo' lavorare piu' , ma i datori di lavoro stanno aspettando che lei torni. L' asilo-nido e' decisivo per riprendere a lavorare e mantenere bambino e famiglia. Il bambino non e' stato preso. Il motivo e' questo: il papa' e' disoccupato e ai fini delle graduatorie non rappresenta un ulteriore carico su una famiglia gia' in difficolta' , ma e' un "reddito", che prima o poi arrivera' . Reddito virtuale, che forse non ci sara' mai e di certo non c' e' adesso. La segreteria della struttura pubblica, in imbarazzo e vogliosa di aiutare, ha offerto un consiglio: "Signora, vada in Comune o dal giudice e tolga la patria potesta' a suo marito. Cosi' il bambino verra' subito preso al nido e le verra' anche assegnata la casa popolare, appena ce n'e' una, come ragazza madre".

Recentemente (prima dell' attentato alle Torri Gemelle e del clima incerto in cui siamo immersi un po' tutti) a Roma e nel Lazio il tono e le attese per una nuova politica di aiuti ai nuclei disagiati e' cresciuto di intensita' . Il proposto piano di aiuto alle famiglie ha diviso gli schieramenti politici e ideologici. Una cosa e' certa. Che senza un piano consistente di aiuti e' difficile incoraggiare ad assumersi responsabilita' a lungo termine come una famiglia stabile.

Il piccolo esempio appena raccolto mi sembra inviti a superare il blocco del confronto che si annuncia duro e senza mediazioni. Prima ancora o accanto ai sussidi mensili, i servizi necessari, minimi e per tutti quelli che davvero ne hanno bisogno. Che non si debba fare finta di essere ragazze madri per poter andare a lavorare e avere il figlio all' asilo-nido. O che non si debba rinunciare all' asilo-nido per poter accedere ai sussidi per le nuove famiglie.

E' senz' altro necessaria una politica di aiuti, capace di creare reti di sostegno per quanti, singoli e non, non ce la fanno a vivere dignitosamente in una citta' come Roma e in una regione come il Lazio. Occorrerebbe, certo, creare un tessuto di servizi e sostegni economici adeguato a sostenere le giovani coppie, le nuove famiglie, gli anziani soli e senza reddito, una parte di quelli che oggi tornano ad abitare in casa dei genitori in quelle coabitazioni di ritorno tra anziani e figli (giovani e di mezza eta' ) con bambini, dopo un fallimento familiare.

Ci sono le poverta' estreme, considerate a volte un po' fastidiose perche' sono anche il simbolo di una societa' squilibrata come la nostra. C' e' bisogno di guardare e saper vedere quella parte della citta' che davvero da sola non ce la fa: quanti vivono in precarieta' assoluta, anziani non autosufficienti e soli con reddito quasi inesistente, autentica priorita' sottovalutata nella nostra citta' e regione. Il sostegno alla famiglia non e' meno urgente quando si diventa vedovi. Al contrario, come e' ovvio, diventa ancora piu' necessario, indispensabile.

Mario Marazziti