Comunità di S.Egidio


 

02/10/2001


E tutti pregarono per la pace
L�incontro in Campidoglio fra i rappresentanti delle religioni

 

Hanno voluto riunirsi per riflettere e pregare. Soprattutto per sperare. Sperare che dall�odio e dalla violenza, dalla tragedia e dall�odore di morte che ancora si diffonde acro dalle macerie delle Twin Towers, non si arrivi a contare altri morti, altre vittime innocenti in nome di un credo perverso. Lo hanno fatto in un posto neutro: n� una chiesa, n� una moschea, n� una sinagoga. Cattolici, ebrei, musulmani, greci ortodossi, valdesi, metodisti, buddisti, rappresentanti della Chiesa presbiteriana, anglicana, evangelista e battista: tutti insieme nella sala Giulio Cesare del Campidoglio a Roma. Un posto neutro, ma anche simbolico. Perch� Roma � sempre stata crocevia del mondo, perch� � a Roma che c�� il cuore della religione cattolica, ma Roma � anche la citt� del pluralismo religioso. E allora ecco che proprio da Roma - in questi giorni di angoscia per il mondo intero, in questi momenti che sembrano sempre pi� vicini alla fatidica ora X in cui l�America colpita a morte risponder� all�attacco sub�to - ecco che da Roma parte un unico, grande messaggio di pace.

La violenza, di chi quel maledetto 11 settembre decise di segnare per sempre con un cerchio rosso sangue la data sul calendario dell�umanit�, ha trovato linfa in un credo religioso? La religione tutta, o almeno tutte quelle che hanno rappresentanze nella capitale, ha accolto l�invito del sindaco Walter Veltroni, per dire no: la fede non pu� e non deve essere il veicolo dell�odio e della violenza. La fede non pu� essere la causa di tragedie e disastri. La fede non pu� pi� essere la scusa per sfogare la rabbia contro le ingiustizie di cui il mondo � ancora pieno. Non � cos� che si combatte la povert� e la disuguaglianza. Per dirla con le parole pronunciate dal rabbino capo di Roma Elia Toaff: �Dalla violenza si genera solo violenza. La guerra, delle armi ma anche delle parole, non ha mai risolto alcun problema�.

La sala Giulio Cesare del Campidoglio non ha nulla a che vedere con un luogo di culto. Eppure, quando nella sua tunica di un bianco immacolato Sadi Salem, guida spirituale - loro dicono �Imam� - di una moschea romana, legge alcuni versetti del Corano, il silenzio diventa assoluto e tutto intorno sembra assumere profondit� mistica. �Chi uccide un essere umano � come uccidesse l�intera umanit� dice il Corano. E la mente non pu� non pensare che quella mattina dell�11 settembre l�umanit� si � sentita amputata. Il dolore � cos� insopportabile che � facile essere tentati dalla voglia di vendetta e di rivalsa. L�orrore � cos� abissale che � facile convincersi che la nostra civilt� no, l�occidente no, non potrebbe mai compiere atti cos� disumani. Eppure - come ha ricordato Veltroni riferendosi probabilmente alla �gaffe� di Berlusconi, ma anche al lungo sfogo di Oriana Fallaci dalle colonne del Corriere della Sera - non si pu� dimenticare che proprio nel secolo che ha esaltato il cammino dei diritti dell�uomo, l�Occidente si � reso protagonista delle barbarie di due guerre mondiali, di Auschwitz, delle persecuzione e dell�eccidio degli ebrei: �Non possiamo permettere che si affermi l�idea che una civilt�, una religione, un modo di pensare sia destinato a prevalere e ad affermarsi sugli altri. Anche per questo siamo qui. Perch�, credenti o non credenti, avvertiamo tutti come vere, le parole scritte quarant�anni fa da Martin Luther King: �Il nostro sogno di un mondo di pace pu� ancora divenire realt���.

Colpire i terroristi, combattere il terrorismo � una cosa, scatenare una guerra che si sa come e quando inizia, ma che non � possibile sapere chi e quante persone coinvolger�, � tutt�altro. L�hanno detto tutti ieri nella sala del Campidoglio: monsignor Rino Fisichella, presidente della Commissione diocesana per l'ecumenismo e il dialogo, il rabbino capo della Comunit� ebraica di Roma Elio Toaff, il direttore della Grande Moschea di Roma Abdullah El Radwan, Andrea Riccardi, presidente della Comunit� Sant'Egidio, il professor Paolo Ricca, pastore della Chiesa Valdese. Sono state poi le note struggenti del grande violinista Uto Ughi a rendere omaggio ai morti di New York e di Washington, immergendo la sala in un clima di grande commozione. Le intolleranze, gli odi e i dissidi - compresa la lite tra due �capi� musulmani avvenuta sullo scalone michelangiolesco che porta alla sala Giulio Cesare poco prima dell�inizio dell�incontro - per ora sono fuori. La speranza � che rimangano fuori anche dai cuori.

Giusy Franzese