Comunità di S.Egidio


 

02/10/2001

Nell�aula Giulio Cesare, il sindaco Veltroni chiama a raccolta gli esponenti di tutte le confessioni: �No al terrorismo�. Poi le note di Uto Ughi
Cento religioni, una sola preghiera: la pace
Dal Campidoglio il canto dell�Imam islamico: �Chi uccide un individuo, uccide tutta l�umanit�

 

Sono le 5 della sera quando Sami Salem, Imam della Moschea del Fath, intona i versetti di una preghiera coranica. E quel canto arabo che si diffonde nell�aula Giulio Cesare e ricorda agli uomini di essere stati creati per restare uniti, mette a tacere ogni brus�o. � forse il momento pi� solenne ma anche il pi� trasgressivo dell�incontro ecumenico voluto dal sindaco Veltroni. Quel canto da muezzin che trasforma per qualche istante il Campidoglio in un minareto unisce pi� di ogni parola.

All�invito del primo cittadino hanno risposto i capi delle maggiori comunit� religiose chiamati ieri pomeriggio a lanciare un messaggio di pace dal colle pi� storico e laico della citt�. Ma anche esponenti di altre religioni presenti a Roma: buddisti, luterani, greco-ortodossi, ortodossi russi e rumeni, anglicani, metodisti. Fedi, lingue e culture diverse, monaci e preti che hanno salito insieme i gradini della scalinata michelangiolesca per condannare insieme gli attentati dell�11 settembre. I parroci di 50 chiese romane, seduti accanto al reverendo giapponese Hideo Amaguchi, della comunit� Teuri Kyo o accanto a Debora Wong, militante romana dell�Esercito della Salvezza. E sui banchi i consiglieri comunali (presente anche l�opposizione) e gli assessori.

�Convincere i rappresentanti delle religioni non � stato difficile - spiega Marco Baccin, diplomatico in prestito dalla Farnesina, corso in aiuto di Veltroni - le varie comunit� hanno subito risposto, aspettavano un�opportunit� come questa�.

L�incontro si � aperto con le parole del presidente del consiglio comunale Giuseppe Mannino e si � chiuso sulle note del violino di Uto Ughi. E se gli ebrei hanno citato Isaia, i cattolici hanno evocato San Francesco e l�Islam il Corano, la condanna contro la violenza li ha accomunati tutti. Senza distinguo, senza giri di parole. �Chi uccide un solo individuo uccide tutta l�umanit�, � stato il monito di Abdullah El Radwan, direttore della Grande Moschea di Roma. Qualche minuto prima Radwan aveva stretto la mano al rabbino capo della comunit� ebraica di Roma, Elio Toaff.

Di religioni che dividono ne � piena la storia. Pi� difficile che uniscano. Ieri � successo. Hanno preso la parola i rappresentanti delle tre grandi confessioni monoteiste, uno accanto all�altro sulla presidenza dell�Aula dove si tengono le sedute del consiglio comunale. �� assai probabile - ha detto il sindaco - anche se troppo poco sappiamo con certezza, che sia stata una terribile deformazione di una fede religiosa a sostenere la follia nichilistica dei terroristi suicidi. Non � la prima volta che alzano la mano contro se stessi appropriandosi del nome di Dio�. Veltroni ha ricordato gli omicidi dei �profeti di pace� Gandhi, Sadat e Rabin, il grave ferimento di Giovanni Paolo II e il cammino dell�Occidente, �che al suo interno ha sprigionato anche i totalitarismi e la Sho�.

�Bisogna rimuovere le cause della discordia - ha invocato invece monsignor Fisichella - e percorrere una strada comune�. Mentre Toaff ha insistito sull�importanza che dal Campidoglio �parta una condanna severa del terrorismo e della violenza�. Andrea Riccardi, fondatore della Comunit� di Sant�Egidio ha ripreso un tema molto caro al sindaco: �Roma - ha detto - porta l�impronta della convivenza tra i diversi, pu� essere la grande Capitale protesa verso il sud del mondo�. L�applauso pi� lungo � andato Paolo Ricca che ha messo in guardia dal rapporto religione-fondamentalismo: �La condanna del terrorismo non basta - ha ricordato il pastore valdese - Spesso sotto il nome di Dio si pu� celare il suo contrario, i terroristi possono costruirsi su misura l�idea di un dio terrorista�.

Claudio Marnicola