Comunità di S.Egidio


 

04/10/01


Occidente e Islam, dialogate
L�invito di Ciampi. E Ruggiero: �Rifiutare la logica della vendetta�

 

Riprende all�ombra del Vaticano il dialogo fra musulmani e cristiani. E riparte da due punti fermi: la condanna unanime del terrorismo; la consapevolezza che non esistono civilt� superiori. Il colpo d�occhio nel centro congressi di Porta Castello, proprio a ridosso del cupolone di San Pietro, dove la Comunit� di Sant�Egidio � riuscita a mettere insieme personalit� di spicco e studiosi autorevoli delle due religioni, � notevole. E la scena si ripete anche nel pomeriggio, nei saloni del Quirinale, dove il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, riceve gli ospiti del summit per lanciare un messaggio inequivocabile: �L�Islam � una grande religione e cultura che merita tutto il nostro rispetto. E, pur nella diversit�, condivide con il cristianesimo principi universali. Il dialogo deve essere la risposta al primo grande orrore del nuovo millennio�.

Insomma, prove tecniche per un confronto fra due civilt� che, dopo gli attentati dell�11 settembre, � diventato sicuramente pi� difficile. Ma, proprio per questo, pi� importante. Ne sono tutti consapevoli nel summit che, per due giorni, ha voluto creare una linea diretta fra Islam e cristianesimo, interrompendo quei �circuiti chiusi�, come li definisce il fondatore della Comunit� di Sant�Egidio, Andrea Riccardi, che sono il principale ostacolo per ogni tipo di confronto. Naturalmente, dialogare non significa avere le stesse opinioni. Nessuno pensa ad una santa alleanza contro il terrore di Osama Bin Laden. Le differenze non mancano fra studiosi, prelati e autorit� islamiche che si alternano sul palco degli oratori, moderate dall�ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. C�� il segretario generale della lega della cultura araba, l�iraniano Mohamed Sai Noamani che, pur condannando il terrorismo, ricorda anche le responsabilit� degli Stati Uniti, l�embargo contro il suo paese, l�aereo di linea con centinaia di civili abbattuto dagli americani qualche anno fa. E sentenzia: �Non ci possono essere due pesi e due misure�. C�� chi punta l�indice sullo �spirito di crociata� e sul �senso di superiorit� dell�Occidente� nei confronti delle altre culture. Chi sottolinea, fra le cause della violenza, il conflitto in Medio Oriente, dove non si � fatto abbastanza per arrivare ad una pace duratura. Ma c�� anche la consapevolezza, questa volta unanime, che al terrorismo non si pu� rispondere con la violenza. Nessuno vuole usare il metro dei kamikaze che si sono abbattuti sulle Twince e sul Pentagono per misurare la risposta tutta militare da dare agli attentati. �Sarebbe sbagliato cercare facili capri espiatori�, sentenzia il cardinale Martini, invitando, invece, a �ritrovare il coraggio per iniziative di dialogo e di pace, ignorando la volont� di rivalsa che porta ad altra violenza�. Sulla stessa linea anche il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, che rifiuta la logica della vendetta e sottolinea, invece, la necessit� di una strategia di pi� ampio respiro, �per rispondere con la civilt� alla barbarie�. Il terrorismo, aggiunge Ruggiero, �non ha colpito solo l�America, ma tutti noi, a prescindere dalla nazionalit�, dalla convinzione politica o dalla religione�. La risposta agli attentati, per il ministro degli Esteri, dovr� marciare, allora, su tre direttrici ben precise: �La punizione dei colpevoli e dei loro diretti o indiretti sostenitori, il rafforzamento delle misure di prevenzione per stroncare i circuiti del terrorismo ma anche, e soprattutto, un�azione politica per far avanzare la causa della pace, difendere e allargare il diritto alla vita, alla salute e allo sviluppo dei paesi e dei popoli pi� poveri�. Del resto, non basta condannare l�estremismo, perch� questo, spiega senza mezzi termini Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio consiglio, �non nasce spontaneamente, non � una malattia ereditaria�. Bisogna, invece, cercare di capire le cause del fenomeno, �che trova il suo terreno di sviluppo nelle ineguaglianza e dei nazionalismi che distruggono la visione unitaria di tutta la famiglia umana�. Per sradicare il fenomeno occorre, in sostanza, anche rivedere la strategia della globalizzazione che, per il cardinale Martini, deve diventare �pi� solidale� e porsi il problema di risolvere il gap fra ricchi e poveri nel mondo. Per raggiungere questo obiettivo, per�, prima di tutto �occorre evitare il rischio di uno scontro di civilt� che qualcuno avrebbe voluto dopo l�11 settembre�, conclude Riccardi. E, non interrompere mai il filo del dialogo. Non a caso, dal summit romano, � arrivata anche una proposta concreta: quella di realizzare una sorta di �conferenza permanente� fra musulmani e cristiani.

Antonio Troise