Comunità di S.Egidio


 

05/10/2001

Mons. Vincenzo Paglia
�Bisogna risolvere il conflitto in Medio Oriente�

 

Risolvere il conflitto in Terra Santa, affrontare i nodi della povert� e degli squilibri mondiali: � questa la strada che mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, individua per combattere il terreno di cultura del terrorismo. Mons. Paglia � uno dei fondatori della Comunit� di Sant'Egidio ed � stato il protagonista di molte delle missioni di pace internazionali promosse dalla cosiddetta �Onu di Trastevere�. All'epoca fu, fra le altre cose, il primo sacerdote cattolico straniero a entrare in Albania nel 1991.

Disponibilit� al riconoscimento di uno Stato palestinese: � questa la novit� immessa sullo scenario mediorientale dal presidente Bush. Il conflitto in Medio Oriente � un elemento che continua a pesare nella crisi attuale?
�S�, insieme a tanti altri elementi, ma non c'� dubbio che si tratta di un elemento importante. Siamo infatti di fronte a un focolaio che in un mondo globalizzato aumenta la pericolosit� dello scenario internazionale. Per cui questa intenzione di Bush e di Powell, di dare un impulso alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese, credo sia uno dei fatti pi� importanti per incamminarsi verso un secolo meno buio. La posizione della Terra Santa nel cuore del Mediterraneo, crocevia di tre grandi religioni monoteiste, rappresenta indubbiamente un elemento che pu� essere di equilibrio o di squilibrio a seconda della via che si intraprende.
Speriamo quindi che una soluzione si trovi e si trovi presto�.

La condanna del terrorismo � stata forte e unanime in questi giorni. Tuttavia in molti hanno osservato che il terreno di cultura per i terroristi � dato anche dalla distanza fra ricchezza e povert� fra Nord e Sud del mondo. Lei condivide questa analisi?
�Uno squilibrio cos� grave tra Nord e Sud, fra ricchezze esorbitanti e povert�, � chiaro che non pu� non incidere sulla via della pace; non a caso gi� dalla Sacra Scrittura si dice "pace e giustizia si baceranno": in questo senso bisogna operare perch� non solo si raccorcino le distanze ma si crei uno sviluppo a tutti i livelli: per abbattere la fame, per far crescere la cultura e la conoscenza. Tutto questo � certamente necessario e urgente per una prospettiva di pace. Pi� restano gli squilibri come questi, pi� � facile che la religione venga strumentalizzata anche per questioni che con la religione non c'entrano. Incontri fra Cristianesimo e Islam come quello promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio, debbono trovare ascolto presso coloro che reggono i destini del mondo perch� comprendano che questi squilibri sono la vera origine dei conflitti e le religioni vengono strumentalizzate per questo�.

Quale � l'influenza del fondamentalismo all'interno dei diversi Paesi islamici? Le sembra che in Occidente si abbia una conoscenza adeguata del fenomeno?
�Credo che in Occidente ci sia una grande ignoranza rispetto al mondo islamico perch� � un mondo molto variegato e complesso. Si pensi che il pi� grande Paese islamico, l'Indonesia, ha problemi totalmente diversi da quelli del mondo arabo. Ma se la questione del fondamentalismo certamente � importante, bisogna anche distinguere fra fondamentalismo e terrorismo, perch� non sono la stessa cosa. Poi di fondamentalismi ce ne sono anche all'interno del mondo ebraico e anche all'interno del mondo cristiano. Dunque � necessario sottolineare l'aspetto religioso sottraendolo dalla gabbia politica perch� il fondamentalismo pu� essere elemento di cultura di estremismi: l'importante � non farlo sposare con problemi di ordine sociale ed economico o, peggio ancora, di terrorismo. In questo senso c'� bisogno di una grande attenzione per evitare confusione�.

Francesco Peloso