CARO Direttore, il dramma dell�assassinio dei venti cristiani in Pakistan porta all�attenzione di tutti la condizione dei cristiani nel mondo musulmano. Un vescovo arabo, mio amico, mi ha detto dopo l�11 settembre: �Se ci sar� un attacco all�Afghanistan, saremo in difficolt�, se non ostaggi�. Mi raccontava come il governatore della sua citt�, un uomo piuttosto tollerante, lo avesse apostrofato brutalmente: �Voi con chi state? Con gli americani, perch� siete cristiani?�. La situazione dei cristiani nel mondo musulmano � difficile di fronte all�insorgenza dell�orgoglio islamico. Lo sanno da tempo i copti d�Egitto; i cristiani nel Sudan lacerato da una divisione tra Nord arabo-musulmano e Sud afro-cristiano animista; quelli in Nigeria e altrove. Forse i cristiani meno in difficolt� sono quelli che vivono sotto il regime di Saddam Hussein in Irak, il grande nemico, e sotto il governo baathista della Siria. � una realt� del mondo contemporaneo troppo a lungo ignorata, che balza solo oggi all�attenzione generale.
Non sempre la vita � stata cos� dura per i cristiani nel mondo musulmano, come nei lunghi secoli dell�impero ottomano, quando avevano un loro statuto di minoranze protette seppure in posizione seconda rispetto ai sudditi islamici. I cristiani hanno vissuto in Oriente per lunghi periodi meglio di come vivevano gli ebrei in Europa. Le potenze �cristiane� si sono presentate per secoli come protettrici dei cristiani d�Oriente, spesso utilizzando i loro problemi ai fini dell�affermazione dei loro interessi. � la storia ambigua di quello che vuol dire uno Stato cristiano. La Francia laica di inizio Novecento faceva una manifestazione militare contro la Sublime Porta, perch� questa tardava a riconoscere un patriarca cattolico caldeo. Dopo la grande guerra l�abbandono in cui sono stati lasciati gli armeni sia dalla Francia che dagli Stati Uniti ha segnato la fine di questa protezione ambigua. Ed � stato meglio.
Tuttavia i cristiani d�Oriente hanno sperato nei mandati occidentali; poi hanno confidato nel nazionalismo arabo o postcoloniale; infine si sono misurati con la rinascita dell�orgoglio musulmano e del fondamentalismo. In Egitto, il papa Shenouda III, patriarca dei copti, ha ristrutturato la sua Chiesa per resistere alla pressione musulmana. Sono sempre rimasto sorpreso della limitata solidariet� dei cristiani d�Occidente. Ricordo negli anni ottanta la vicenda di un gruppo di caldei, costretti all�emigrazione dall�Irak ed ammassati a Istanbul in una condizione inumana. Solo l�allora ministro italiano dell�Interno, Scalfaro, riusc� ad aprire una strada per loro. I cristiani d�Occidente hanno scelto una strada ben differente dalla solidariet� ebraica verso i correligionari in ogni parte del mondo. Dal canto loro, non hanno nemmeno la solidariet� � magari solo proclamata � di una parte del mondo musulmano verso i fedeli della propria religione.
Eppure oggi sembra che una logica unisca gli avvenimenti dell�11 settembre con gli atti contro i cristiani in Nigeria o in Pakistan: il mondo musulmano contro i cristiani. Il loro sacrificio diventa la conferma della giustezza della nostra guerra. � cos� vero? Non � la nostra guerra che espone ancora di pi� queste minoranze, gi� sofferenti, a una pi� difficile condizione? Indubbiamente nelle lotte nigeriane e nelle persecuzioni pakistane o sudanesi, appare l�idea di un fronte musulmano in cui Ben Laden pu� essere sbandierato come un verde Che Guevara dell�Islam. Questo spiega la prudenza della Santa Sede, che non ha mai voluto parlare di guerre di religione, anche per non aggravare la condizione delle minoranze cristiane in terra musulmana. Sa bene che i cristiani possono diventare ostaggi di opinioni pubbliche impazzite. Il che � lo dico ad onor del vero e non per alcuna simpatia � non avvenne nell�Irak di Saddam al tempo della guerra del Golfo.
Bisogna interrogarsi su che vuol dire la solidariet� verso i cristiani in situazione di minoranza. Forse si deve riflettere anche sulla ricaduta delle scelte militari occidentali, a causa di un�errata precomprensione dell�opinione musulmana sull�identit� dei nostri paesi. Si parla di questi cristiani come la conferma di un inevitabile scontro tra civilt� cristiano-occidentale e civilt� islamica; ma non bisognerebbe allora cominciare a chiederci se non abbiamo il dovere di aprire i nostri paesi all�emigrazione di perseguitati? Non lo dico provocatoriamente, ma � una conseguenza su cui si dovrebbe riflettere. Forse bisognerebbe anche riflettere sulla fedelt� secolare dei cristiani d�Oriente, in condizioni difficili e esposti alla pressione sociale, alla fede dei loro padri; o ci si dovrebbe interrogare sull�attrazione del cristianesimo sui pakistani (che non sono cristiani solo perch� ex paria, come � stato scritto).
Andrea Riccardi
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