Comunità di S.Egidio


 

15/11/2001


E� il rispetto che far� la differenza.

 

Ramadan. Non � difficile ammettere che in Italia, per tanti, si tratta ancora di una parola esotica. Eppure � un avvenimento centrale, e che si ripete, e che tocca la vita regolarmente, per un miliardo di persone. Sono i musulmani. Se a New York nessuno pensa che Islam � qualcosa di strano e lontano, perch� � in casa da tanto, quasi da sempre, in Italia si fa fatica anche a mettere l�accento sulla �a� Isl�m, e si preferisce dire Islam, con l�accento sulla �i�. Eppure, � sempre pi� una cosa che ci riguarda da vicino. � il primo Ramadan del Terzo Millennio, e il primo in Occidente dopo l�11 settembre. Il sapore � particolare, perch� bene o male anche da noi ultimamente ci si � interrogati di pi�, tra folklore, paura, curiosit�, pregiudizio, interesse reale, su che cosa vuol dire questa religione che dal settimo secolo in poi, dal Medio Oriente e dal mondo arabo tocca ormai tutte le aree del mondo ed � uno strano misto di omogeneit� (una lingua sacra, un Libro, una Tradizione) e di capacit� di adattamento. Tanto che i pi� grandi paesi islamici al mondo sono ormai in Asia, che una forza espansiva si avverte pi� in Africa, che altrove, e che sotto le Torri Gemelle a Manhattan c�erano alcune migliaia di musulmani e una moschea.

Ramadan in tempo di �clash� tra le civilt�, con le punte dell�estremismo islamico che invocano il Corano per giustificare la loro guerra all�Occidente e alle dirigenze islamiche moderate. Questo, proprio mentre intere classi dirigenti musulmane e leader spirituali e giuristi hanno preso le distanze dal terrorismo e da un uso improprio della religione. Sar� il Ramadan di Al Qaeda e delle nuove crociate o qualcos�altro? Sarebbe un grave errore dar ragione al terrorismo che vuole proprio questo scontro tra culture, civilt� e religioni, sotto il segno della paura. Il terrorismo � una malattia lunga e come � accaduto in passato usa tutti gli strumenti disponibili per incendiare animi ed edifici. La religione. Tra tutti gli strumenti a disposizione � di certo il pi� interessante per raggiungere i propri distorti obiettivi. Ma non � un destino. Come non lo � la paura, la diffidenza, la cultura del sospetto. Ramadan in Italia � soprattutto immigrati che mostrano che si pu� lavorare anche duramente senza mangiare e senza bere, dominando il proprio corpo e che si pu� quindi vivere fino in fondo anche quando si ha una vita grama. In Medio Oriente e nei luoghi che hanno visto secoli di coabitazione tra i credenti delle grandi religioni del Libro, ci si continua a rendere visita - anche dove i cristiani sono rimasti in pochi - nelle rispettive feste. Noi siamo all�inizio e possiamo trovare i nostri modi per entrare in relazione. Possiamo intanto cominciare ad accorgerci del Ramadan e a considerarlo con rispetto, non solo con indifferenza. Per credenti e laici � una sfida. La sfida della seriet�, di una vita un po� meno �molle�, di un impegno per obiettivi non solo immediati. Non � il Ramadan che crea il terrorismo o che predispone ad esso. L�isolamento e la sindrome da �accerchiamento�, purtroppo, si rivelano molto pi� efficaci per il reclutamento del nichilismo terrorista.

Circondare di stima, interesse, simpatia non disinnesca i missili, rasserena, a volte stupisce positivamente, crea ponti e permette che la generazione dei bambini di religione musulmana, magari nati in Italia, che comincia a popolare le nostre scuole, si abitui a guardare con simpatia e non con paura il mondo attorno. Cio� noi. Cos� diventer� sempre pi� difficile provare attrazione e comprensione per quelli che vogliono distruggere il mondo in cui viviamo e la casa dei nostri vicini, che, alla fine, � pure la nostra, quella dove i nostri figli giocano assieme.

Daniela Pompei