Comunità di S.Egidio


 

23/12/2001

In attesa dell�incontro interreligioso di Assisi, voluto dal Papa per il prossimo 24 gennaio, arriva un messaggio di speranza
Questo Natale, un po� di luce nella notte buia
�Ebrei, cristiani e musulmani insieme contro la violenza che si annida nel cuore degli uomini�

 

Dopo l�11 settembre nulla � pi� come prima. E anche questo Natale si annuncia diverso. Difficile sperare che le armi possano, almeno in quel giorno, tacere, non solo in Afghanistan e nella Terra Santa, ma anche in tanti angoli del mondo dimenticati dalle telecamere. Eppure questo Natale porta anche un messaggio di speranza: il 24 gennaio il Papa accoglier� nel Santuario francescano di Assisi i rappresentanti di tutte le religioni, per riannodare i fili del dialogo. Tra i protagonisti di questa iniziativa c�� la Comunit� di Sant�Egidio, che dal 1968 ha raccolto l�esempio di San Francesco: dall�Africa ai Balcani, dall�Afghanistan alla Cambogia, i volontari della Comunit� testimoniano il loro impegno per la diffusione del Vangelo, per l�assistenza ai poveri, la pace e il dialogo tra i popoli.

A don Marco Gnavi, uno dei suoi responsabili e direttore dell�Ufficio per il Dialogo Interreligioso del Vicariato di Roma, chiedo di interpretare il senso di questo Natale.

�Il Natale � innanzitutto - mi dice don Marco, giovane sacerdote dai modi gentili e dallo sguardo franco dietro gli occhiali da intellettuale - l�irrompere di una Buona Novella: il Salvatore che si incarna nella debolezza di un bambino. Affinch� possa dare frutti di pace e di riconciliazione, per�, questa notizia ha bisogno di essere accolta. Quello del Natale � un messaggio di pace, racchiuso nella profezia di Isaia: "Il leone pascoler� con l�agnello" e "i bambini potranno metter la mano nella buca dei serpenti". Ma � anche un messaggio di solidariet�: Ges� viene al mondo come un bambino privo di ogni bene materiale. La visita dei pastori, poi, contemporanea a quella dei Re Magi, sottolinea l�universalit� di quel messaggio�.

- Quest�anno, per�, la luce del Natale � oscurata dall�ombra della guerra. �Io direi, piuttosto, che questo Natale � una luce che si accende in una grande notte, una stella cometa che indica la strada a coloro che sono disorientati, bisognosi di consolazione. L�11 settembre � stato un atto di intimidazione contro le energie del Bene, contro coloro che credono che popoli e culture diversi possano vivere gli uni accanto agli altri. E quest�intimidazione si traduce in un invito a pensare solo a se stessi, a diffidare dell�altro. Il Natale pu� rompere questo circolo vizioso. Lo ha gi� fatto il digiuno che il 14 dicembre ha coinvolto migliaia di credenti - cristiani, ebrei e musulmani -, che hanno voluto dare un segno di solidariet� e di dialogo. Io vedo questo Natale come una tappa verso un mondo riconciliato�.

- Alla riconciliazione potr� contribuire l�incontro interconfessionale del 24 gennaio? �Mi auguro che quel giorno ad Assisi si rinnovi l�incanto dell�ottobre 1986. Ebrei, cristiani e musulmani si troveranno nuovamente insieme per un�invocazione di pace, con l�intento di disarmare la violenza che si annida nel cuore degli uomini�.

- Com��, secondo lei, il rapporto tra cristiani e musulmani dopo l�11 settembre? �Credo che in questo momento ogni religione senta il bisogno di ridefinire la propria identit�. Anche il policentrico ed eterogeneo mondo islamico � alla ricerca di un�unit� che contraddica una deriva di violenza che non rappresenta l�Islam. Cristiani e musulmani si trovano di fronte alla necessit� di rifondare su basi pi� solide le ragioni del dialogo, tra di loro e col mondo ebraico. Le tre religioni abramitiche sono lacerate da conflitti che non hanno nulla a che vedere con la religione; e solo scavando nel proprio profondo potranno ritrovare un punto d�incontro. Oggi il dialogo � un imperativo. La sola alternativa � l�allargamento dei conflitti, l�edificazione di nuove barriere e una cappa di rassegnazione che soffocherebbe il nostro futuro�.

- Assisi torna ad essere il teatro di un�iniziativa in difesa della pace. Sembra che da questo luogo emani un�energia positiva... �La forza di Assisi � Francesco, un Santo disarmato, eppure straordinariamente potente. Francesco non era un pacifista, ma un pacifico. Nell�Italia litigiosa e corrotta dei Comuni, nel seno di una Chiesa caratterizzata dal bellicismo delle Crociate, egli si fece portavoce di un umanesimo cristiano che, attraverso la parola evangelica predicata in italiano, era accessibile a tutti. Assisi evoca una comunione spirituale che va oltre le barriere di classe, di cultura, persino di religione. � un ideale che trae ispirazione dal passato, ma � proiettato nel futuro, perch� lo spirito di Assisi pu� percorrere tutte le strade e raggiungere ogni angolo della Terra�.

- L�esempio di San Francesco potrebbe essere un invito a vivere questo Natale all�insegna della solidariet�? �I poveri sono i primi destinatari dell�Evangelion. Il 25 dicembre tutti i centri della Comunit� di S. Egidio sparsi nel mondo, dal Nord America all�Africa Centrale, saranno affollati di poveri che consumeranno un anticipo del banchetto celeste promesso da Ges� agli ultimi. In qualche caso, come in Africa, saranno gli stessi poveri a dar da mangiare ai poveri. Penso che questo sia il modo migliore per festeggiare il Natale: dedicare questa giornata ad assistere chi � nel bisogno�.

- Pensa che sia possibile costruire un mondo globale senza ingiustizie? �Il rapporto tra Nord e Sud � entrato in crisi molto prima delle manifestazioni contro il G8. Non si tratta solo di dare risposte alle rivendicazioni del movimento no-global, ma di porre le basi per una globalizzazione diversa, fondata sulla cultura dell�Altro. � una questione che riguarda in primo luogo l�Europa, che dovrebbe considerare le sofferenze dell�Africa come proprie. Ci sono quaranta milioni di malati di Aids nel mondo e il 70% si trova in Africa. La Comunit� di S. Egidio ha avviato una campagna contro l�Aids in Mozambico, offrendo alle donne che ne sono affette la possibilit� di curarsi, in modo da non trasmettere il virus ai propri figli. Per fare questo, per�, abbiamo dovuto combattere contro tradizioni e pregiudizi. Credo che i cristiani debbano lavorare per una globalizzazione rivolta ad abbattere i muri che dividono le culture�.

- Che cosa pu� fare ognuno di noi per testimoniare lo spirito del Natale e perpetuarlo oltre il 25 dicembre? �Innanzitutto dovremmo avere meno paura di aprirci agli altri, a chi � pi� debole di noi: una vita generosa non � una perdita, n� un rischio. Il Natale � una buona notizia soprattutto per chi la sappia aspettare. E nessuno pu� insegnarci il senso dell�attesa meglio dei poveri. Solo loro possono ricordare a noi Occidentali, resi ciechi dal benessere, quanto abbiamo bisogno del Natale�.

Osvaldo Polo