Comunità di S.Egidio


 

24/12/2001

Come fare una festa felice
Le porte chiuse. Le porte aperte

 

Il primo Natale dopo l'11 settembre anche a Roma. Uguale e diverso. L'euro che arriva, la Roma che e' seconda, le stazioni della metro con la musica come in altre capital i mondiali, di nuovo quel piacere di comprare per se' e per gli altri, allegri e pensosi insieme. Regali tanti e quasi di piu' le iniziative di solidarieta'. La geografia del mondo e il cuore che tornano ad allargarsi: Afghanistan, Mozambico, ma anche Valmelaina che e' stampata con la sua ferita nella nostra memoria di romani (e nell'allarme che ci suscita adesso l'odore di gas). Fiumi di auto che arrivano per un Natale che a Roma riunisce l'Italia. Si capisce anche da questo quanto la citta' e' capitale, capitale-sangue misto, e questa e' la sua forza: veneti, lombardi, calabresi, napoletani, siciliani, piemontesi, ma anche rumeni, filippini.

Natale piu' felice, robusto, per quegli anziani super-vecchi che con la lente di ingrandimento e i fogli ricopiati a lettere grandi hanno manifestato davanti al Parlamento e gridato slogan che hanno contagiato l' Italia e aiutato a migliorare la legge sull' immigrazione: "Non impedite agli stranieri di aiutarci a vivere". Era il contrario dell'anziano scattante delle pubblicita', ma proprio per questo una grande lezione e speranza per tutti. Quanta vita c'e' anche quando sembra poca. Ma serve un motivo vero per tirarla fuori e chi ti aiuta a trovarlo. L'anno che comincia permettera' di migliorare la qualita' della vita anche attraverso la regolarizzazione degli stranieri, e Roma c'entra molto.

Il Natale dei Vangeli e' un mistero di vita racchiuso tutto nello scontro tra porte chiuse e porte aperte. Le porte delle case che non si aprono al bisogno assoluto della vita allo stato nascente, e quegli uomini e donne, i pastori, che non chiudono la porta della loro vita e sono invece pieni di stupore e di tenerezza. Per quelli che il Natale rischia di essere la maledizione delle porte serrate, per quelli che da soli non ce la fanno a vivere, la differenza tra inferno e paradiso si gioca qui.

"L'altro Natale", la famiglia dei senza famiglia oggi a Roma, in molte case, chiese, in tante altre citta' del mondo, e' semplicemente diventato il Natale. Un presepe del terzo millennio che ci aiuta a capire come potrebbe essere il mondo. Un parente di quello inventato a Greccio da quel genio della pace e dell'amicizia che fu Francesco d'Assisi. C'e' un segreto della vita racchiuso in questo Natale, che e' anche un segreto per governare e vivere questa citta'.

Roma e' piena di risorse, umane, culturali, politiche, religiose e c'e' pure un'arte di vivere, quella bonom�a, che e' un tratto di dolcezza della citta' e che e' una grande medicina anche della politica e dell'amministrazione. Ma soprattutto della vita quotidiana. A volte non c'e' nessuno che mette a tavola, che apparecchia, che si ricorda di fare gli inviti, di andare a cercare quelli che non hanno nemm eno un indirizzo, chi e' recluso senza esserlo perche' solo.

C'e' la Roma degli istituti, degli ospedali, delle strade, delle prigioni, delle case dove non suona mai nessuno, che non e' un altro mondo, e' il nostro mondo. Umanizzarlo, tutti i giorni, significa vivere tutti quanti in una citta' meno dura e capace di contagiare positivamente la terra.

Mario Marazziti