Comunità di S.Egidio


 

27/12/2001

A Bari la Comunit� di Sant'Egidio ha organizzato un pranzo nella chiesa di San Giacomo. A Foggia tutti nella stazione
Il Natale di chi non ha niente
Barboni, anziani ed immigrati ai banchetti dei volontari

 

Anche quest'anno Ges� Bambino si � seduto a tavola con i barboni e gli extracomunitari, con i "ragazzi difficili" e i bambini abbandonati e con coloro che non sono stati mai bambini. Aveva occhi tristi, i loro occhi; storie di solitudine e di miseria da raccontare, le loro storie; e la speranza di un domani migliore, la loro speranza, nonostante tutto.

Anche quest'anno Ges� Bambino si � seduto a tavola accanto a quelli che la societ� considera ultimi e il Vangelo primi e ha regalato loro un sorriso. Lo ha fatto attraverso i volti e gli sguardi dei volontari della Comunit� di Sant'Egidio di Bari e dell'associazione "Fratelli della Stazione" di Foggia, ma anche con le parole di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di BariBitonto, e con l'esempio di Filippo Melchiorre, assessore barese ai Diritti civili e sociali, che per il terzo anno consecutivo si � seduto a tavola con i poveri e i clochard, i bambini abbandonati e gli extracomunitati emarginati per testimoniare che, in fondo, la citt� appartiene anche a loro.

Era una varia umanit� errante, quella che si � ritrovata ai banchetti di Natale organizzati dai volontari un po' in tutta la Puglia. Un modo per esorcizzare la solitudine ed incrociare storie diverse eppure simili perch� legate dal filo invisibile della mancanza di affetti. Nella chiesa di San Giacomo, nel cuore di Bari vecchia, hanno risposto all'invito dei ragazzi della Comunit� di Sant'Egidio extracomunitari, albanesi ed eritrei soprattutto, e bambini della citt� vecchia, ma anche del San Paolo e di Santa Rita, quartieri dove il disagio diventa spesso devianza e il Natale � un abete senza luci colorate o un presepe senza Bambinello. Ma c'erano anche gli anziani delle case di riposo cittadine, poveri non proprio, ma di sicuro soli e dimenticati da tutti o magari soltanto "parcheggiati" da figli e da parenti che sono volati altrove. Per molti di loro non poteva esserci regalo pi� bello. �Sono stato trattato da gran signore�, si carezzava la pancia, Angelo, 77 anni e i capelli che sembrano una nuvola bianca nel cielo di un mattino messicano. �Questo s� che � Natale�, gli faceva eco Antonio, qualche anno di meno di lui, ma soprattutto una storia vera da raccontare, la sua storia di preside di un istituto tecnico, prima rispettato e temuto, poi ritrovatosi solo fra le quattro mura di una casa di riposo, dove la vita scorre fra una briscola e un tigg�. E ancora, Fatim, un albanese di quarant'anni, che fra i volontari della Comunit� di Sant'Egidio non ha trovato l'America, ma qualcosa di pi�, il Paradiso, garantisce lui, e peccato che sia finito cos� presto. E poi, Grazia, un'arzilla vecchietta ospite di una casa di riposo che, prima di raggiungere la chiesa di San Giacomo, ha chiesto all'autista di fermare l'autobus sul lungomare perch� troppo le mancavano quella visione che ti fa innamorare e quella brezza di dicembre che ti gela il viso.

Nella chiesa di San Giacomo c'era una varia umanit� sorridente, che ha illuminato il Natale dei ragazzi della Comunit� di Sant'Egidio con la forza della semplicit�. Pi� di cento persone che si sono incontrate e dette addio hanno riempito di gioia il cuore degli organizzatori. �La loro presenza qui per noi � stata un piccolo miracolo�, si � lasciata andare Maria Luisa Logiacco, presidente della sezione barese della Comunit� di Sant'Egidio. Loro, i volontari, hanno fatto il possibile per regalare agli ospiti qualche ora di serenit�. Grazie ai contributi del Comune, della Fiera del Levante e della Banca popolare di Bari, al cibo e ai regali messi a disposizione da numerosi ristoranti ed esercizi commerciali, hanno organizzato una festa difficile da dimenticare.

Innanzitutto il menu: lasagne e tagliatelle, roast beef, patate e frutta. E poi, un regalo per ognuno, con tanto di nome e cognome perch� Babbo Natale si ricorda anche di coloro che sono dimenticati dal mondo. E anche se non tutti parlano la stessa lingua, anche se non tutti pregano lo stesso Dio, anche se ciascuno si porta dentro una storia che � insieme il dramma di un'esistenza, ritrovarsi insieme a festeggiare il Natale, credenti e non credenti, significa inviare un piccolo messaggio al mondo in guerra contro se stesso, dimostrare che, in fondo, l'amore � la capacit� di avvertire il simile nel dissimile.

� accaduto anche a Foggia, dove ieri una varia umanit� senza fissa dimora si � ritrovata nel dopolavoro ferroviario per il pranzo offerto dai volontari dell'associazione "Fratelli della stazione". Anche qui Ges� Bambino si � seduto a tavola insieme a poco meno di cento commensali, barboni e rom, immigrati e anziani, che per qualche ora hanno lasciato fuori della porta il fardello di un'esistenza senza raggi di sole. I volontari hanno preparato un menu da gran signori: pasta al forno, pollo con le patate, dolce, frutta, panettone e regali sotto l'albero. Non solo. Proprio perch� il Natale � la festa di tutti, c'era anche il couscous marocchino. �Qui c'� posto per tutti�, dice infatti Leo Ricciuto, presidente di "Fratelli della stazione", che sta gi� pensando al bis di Capodanno.

Proprio qualche giorno prima di Natale, del resto, l'associazione ha ottenuto da Rete ferroviaria italiana alcuni locali nella stazione di Foggia per allestire una mensa per i barboni. Un'iniziativa che segue quella delle suore missionarie di Madre Teresa di Calcutta, che a Bari, proprio in alcuni locali della stazione, lontano dai riflettori e ignorate da una citt� distratta e alla perenne ricerca di se stessa, sfamano centinaia di clochard. Perch� per chi non ha niente ogni giorno � Natale.

Raffaele Lorusso