Comunità di S.Egidio


 

27/12/2001


La chiesa diventa ristorante per gli "ultimi" di Palermo

 

Sono pi� indigeste le lacrime di Vito Spera che in tutta una vita non ha mai avuto nulla, o quelle di Benito Morfino, geometra, che tutto ha avuto e tutto ha perduto? Oppure le lacrime asciutte di bisnonna Antonia Filizzola che a 79 anni, e per di pi� semicieca, sta tutto il giorno a fare la questua per mantenere due figli, cinque nipoti e cinque pronipoti? Le feste di Natale tra i poveri di Palermo: abbiamo incontrato tanta sofferenza, qualche sorriso e le lacrime emozionate dei tre. Poi pranzi, tanti, coccole, coperte e regali. �Solo per otto giorni l'anno - dice caustico Lillo, tossicodipendente con un appartamento piccolo a Mezzojuso e una casa grande quanto il mondo sotto le stelle, dove spesso dorme - Ci mettono all'ingrasso per le feste e poi ci fanno fare la dieta gli altri 340 giorni dell'anno. Ma noi, con i nostri fottuti problemi, esistiamo tutti i giorni, tutte le ore. Dal 6 gennaio, per�, nessuno se ne ricorda�.

Lillo con la forchetta ci d� sotto di lena. Siamo nella chiesa di Santa Lucia, in via Ruggero Settimo, al pranzo organizzato dalla sezione palermitana della comunit� di Sant'Egidio. Offre l'albergo Sole. � un colpo d'occhio sorprendente: in luogo dei banchi, 17 tavoli da dieci posti l'uno, infiorati da addobbi natalizi, con tanto di men� e segnaposto stampati. Sull'altare pane e vino e, accanto, le vivande calde. Fuori, sui tre gradini, c'� come sempre Akiro con i suoi due cani. Seduta accanto, e questo � insolito, c'� bisnonna Antonia, infreddolita. �Mi caccia via sempre - dice - non vuole che io stia qui quando c'� lui. Ma � Natale e mi ha fatto restare�. Per il pranzo la donna entra e si siede con gli altri; l'uomo, invece, rifiuta. Gli portano fuori i piatti con il pasto. Anche per i cani. Mangia e si dilegua.

Si mangia, si ride, si scherza. L'aria di festa smorza i cattivi pensieri. E la solitudine sta alla larga. La pi� felice � Caterina Di Maria, 28 anni, circondata dai cinque figli, e da un nugolo di fratelli e nipoti. �Aspetto un altro bimbo - dice ridendo - Ne ho voluti tanti per dare loro l'affetto che io non ho avuto. Eravamo nove fratelli e i tempi erano tristi�. Unico assente, il marito: �Fa il fornaio ed � andato a lavorare alle 3 di notte. Quando smonta, va a dormire. Guadagna 60 mila lire al giorno e deve mantenere 11 persone. � dura ma ci vogliamo bene�. I piccoli hanno il brillantino all'orecchio. �Siamo moderni�, ride la madre mostrando il suo piercing al naso. Due tavoli oltre, anche Emanuele De Simone, 3 anni, ha l'anello al lobo, come il padre e lo zio. �L'ha voluto lui�, dice la madre.

I 25 volontari della comunit� vanno e vengono con le portate (panelle, lasagne, roll� di tacchino, cosciotto di vitello, frutta e cassata) e con i sacchi per raccogliere i resti. Renzo Messina, Massimo Magnano ed Enzo Sparacino, gli organizzatori, stanno attenti a evitare che il vino e gli alcolizzati si incontrino. Serena, Concetta, Letizia nelle pause addentano qualcosa. Nel tavolo centrale quattro nordafricani che dormono negli anfratti di piazzale Ungheria. Pi� in l�, Sujeeva, dello Sri Lanka, che ha trovato il suo giaciglio in un palazzo abbandonato di via Montevergini. Un concentrato di vite difficili. Di solito si sfiorano, oggi si parlano. Il pi� esuberante � Beppe, spoletino, 46 anni portati male. � uno di quelli che, quando cala il buio e il freddo punge, si arrangia un giaciglio dove capita: �Sono un figlio della beat generation. On the road, finch� me la sento�.

C'� una tavolata di sole donne e bambini. � la famiglia Ferdico: i nipoti si chiamano tutti Emanuela o Domenico, in onore dei nonni. Dove sono finiti i mariti? �A casa, con gli altri figli che hanno la febbre�. I bambini presenti sono moltissimi, il pi� piccolo � Andrea, quattro mesi. �Molti di questi frequentano il doposcuola dei volontari del Sant'Egidio, al Capo - dice Vincenzo Ceruso - E tanti sono venuti con i genitori�. Il vescovo ausiliare Salvatore Di Cristina porta i saluti del cardinale, impegnato in Curia per il pranzo offerto ad altri 50 poveri. �L� sono tutti cattolici - dice - qui ci sono anche i musulmani�.

Parlare di poveri rimanda alla missione "Speranza e carit�" di Biagio Conte. I 170 ospiti, tra i quali 36 profughi sudanesi, scappati dalla guerra, sono sparpagliati in capienti stanzoni, ognuno dei quali contiene una trentina di materassi. All'aperto due lettini pieni di gatti. Ci dormono zio Ciccio, che il furgone della missione raccoglie ogni notte in centro, e Kuntari, cecoslovacco. �Rifiutano di dormire dentro. Bisogna prenderli per il loro verso, altrimenti sfuggono�, dice con saggezza don Pino. Nel cortile si prepara la brace per la grande grigliata. A pranzo agnello per tutti, cos� anche i musulmani saranno contenti.

Al campo nomadi della Favorita poca gente e tanto fango, portato dalla pioggia. �Molti sono fuori - dice Tiki Salimuvic, 15 anni - A Natale si raccoglie di pi�. Per noi � un giorno di cerca�. Il padre Ivo e il nonno Ciamil dicono che le tre comunit� presenti (montenegrini, serbi e kosovari) festeggeranno il Natale separatamente. Ogni clan nella baracca pi� grande. Gi� dai tetti si innalzano i fumi. Ma non c'� allegria.

Un salto indietro. � domenica sera. Ai Cantieri della Zisa c'� la madre di tutti i pranzi: 70 tavoli, 500 posti, nei due capannoni pi� grandi. Il geometra Morfino, abbandonato da moglie e figli dopo la malattia nervosa causata da un incidente d'auto, piange la sua sfortuna. Gianni Bianco, 50 anni e 4 figli, va di tavolo in tavolo a dire che lui � �disoccupato al 100 per cento�. Torna l'eco delle parole di Lillo: il 6 gennaio � vicino.

Tano Gullo