Comunità di S.Egidio


 

02/01/2002

I fondamenti dell'Occidente e il ruolo dei cristiani: una rilettura del saggio della Fallaci
Oriana, quale orgoglio?
Dalle sue pagine trapela ben poco entusiasmo per l'Italia e specialmente per l'Europa Quanto al cattolicesimo - pur preferito -, � gradito solo se non chiede perdono e rifiuta il dialogo con le altre culture e religioni
Alla scrittrice va peraltro riconosciuto lo sforzo di ridare slancio alla nostra civilt� dopo il tragico 11 settembre

 

Oriana Fallaci ha avuto - di recente - un grande successo, in quanto ha saputo esprimere rabbia e orgoglio in un momento di smarrimento con un suo lungo articolo apparso sul �Corriere della Sera� a ridosso degli avvenimenti dell'11 settembre. In una situazione in cui si sono aperti vasti e drammatici orizzonti, la scrittrice ha saputo indicare una posizione chiara: �L'America siamo noi. Noi italiani, noi francesi, noi inglesi, noi tedeschi��. Ed ha aggiunto: �Se crolla l'Occidente, crolliamo noi�. Di fronte alle incertezze, alla confusione, ai sottili distinguo (magari sul tipo di quelli in uso nella prima Repubblica), ha avuto il merito di indicare una posizione che si richiama a un'identit�: l'orgoglio di essere occidentali (magari feriti). E subito, mentre ci si sperdeva in analisi, ha indicato il �nemico�: l'islam. Ne abbiamo bisogno: �Che sar� Roma senza Cartagine?�, diceva Cicerone e lo potremmo ripetere dopo l'89. Infatti la Fallaci giunge a allargare a dismisura il concetto di "America" a partire dallo scontro con i musulmani: America siamo �anche noi russi che, coi musulmani della Cecenia, a Mosca, ci siamo beccati la nostra porzione di stragi�. Siamo America, cio�, quando lottiamo contro il terrorismo islamico�

Nell'orgoglio e nella rabbia della Fallaci si ritrovano tanti frammenti di sentimenti provati in quel tragico settembre 2001. Ma siamo cos� sicuri che, alla fine, il discorso della Fallaci sia del tutto ineccepibile? Rileggendolo ora in edizione ampliata, e tuttavia sostanzialmente uguale negli accenti e nell'impianto, nel libro da poco uscito da Rizzoli col titolo La rabbia e l'orgoglio, viene da chiedersi: chi siamo noi?

L'Italia degli ultimi decenni non piace alla Fallaci. E forse ha ragione. Infingarda, smidollata, godereccia, furbetta, trasformista, l'Italia di Berlusconi (a cui si perdona solo di aver affermato la superiorit� della nostra civilt�), e l'Italia dei "preti rossi" che sono gli ex comunisti, l'Italia di giovani molluschi che sono la maggioranza dei nostri giovani, di gente che affolla i comizi di �un Papa che a mio avviso ha una gran nostalgia del potere temporale e che sotto sotto lo esercita con abilit໅ Insomma questa nostra Italia non le piace. L'Europa nemmeno. E i Paesi europei non sono da meno: �Uguali le cecit�, le meschinit�, le miserie��. Non le piace l'Unione europea, �fallito Club finanziario�. L'Europa � �quella infuriante menzogna alla quale insieme col parmigiano e il gorgonzola l'Italia sta sacrificando la propria lingua, la propria identit� nazionale��. Eppure la nostra Italia e la nostra Europa rappresentano, tra tante evidenti difficolt�, una grande, concreta realt�, capace di tenere insieme mondi diversi, di produrre e avere una visione larga al di l� dei nostri confini�

La sua Italia � quella dei suoi sogni da ragazza - dice - non quella di oggi: � �un'Italia laica e non imbelle...�. Questa nostra Europa e questa nostra Italia, dunque, non meritano poi molto per la Fallaci. Cos�, alla fine, si smarriscono le ragioni del suo orgoglio, se non nella demonizzazione del nemico che � peggio di noi. Negli anni passati la Fallaci aveva in parte gi� parlato di quanto si ritrova in questo libretto, inno di rabbia e orgoglio. Troppi conformisti le hanno dato della "fascista" perch� denunciava il comunismo, perch� parlava in modo allarmato dell'islam, perch� amava l'America. La questione vera, che emerge leggendola, �: dove sono le radici e i motivi dell'orgoglio di questo nostro mondo occidentale in seguito all'11 settembre? Per lei dopo la fiammata si fa fatica a fare la conta dei motivi di orgoglio di essere italiani, europei, occidentali.

In questo quadro che cosa sono le religioni per la Fallaci? Dell'islam si � detto e poi con l'Occidente c'entra poco. Il buddismo merita invece grande attenzione sulle pagine della Fallaci, che vede in esso una religione pacifica (che poi non � cos� in termine assoluti, tanto che ci sono anche martiri cristiani del buddismo tibetano nel 1949). Il cristianesimo, anzi il cattolicesimo, sta simpatico alla Fallaci, perch� � un pezzo del nostro panorama di civilt�: fra importanti aspetti della sua civilt� �c'� un rivoluzionario, quel Cristo morto in croce, che ci ha insegnato (e pazienza se non lo abbiamo imparato) il concetto dell'amore e della giustizia�. Ma - aggiunge -, nonostante il grande contributo al pensiero universale, non va dimenticata la Chiesa dell'Inquisizione, dei roghi, delle imposizioni culturali, del processo a Galileo. Il Papa, per�, ha fatto tanto per la fine del comunismo ed � da ringraziare. Anche se la Fallaci non capisce perch� �fa l'occhiolino� a chi vorrebbe rubargli il Vaticano come i musulmani, n� perch� chiede perdono per le Crociate e protegge gli immigrati.

Alla fine il passo pi� interessante in proposito mi pare questo: �Con tutto il mio laicismo, tutto il mio ateismo, son cos� intrisa di cultura cattolica che essa fa addirittura parte del mio modo di esprimermi� E vogliamo dirla tutta? Sebbene al cattolicesimo non abbia mai perdonato le infamie che m'ha imposto per secoli� sebbene coi preti io non ci vada d'accordo e delle loro preghiere non sappia che farne, la musica delle campane mi piace tanto. Mi accarezza il cuore. Mi piacciono pure quei bei Cristi e quelle belle Madonne e quei bei santi dipinti. Infatti ho la mania delle icone. Mi piacciono pure i monasteri e i conventi�. Trova invece noioso il culto protestante, e belle le chiese cattoliche. Espressioni vivaci che magari faranno andare in sollucchero qualche cattolico, felice per simili riconoscimenti. Soddisfazioni magre di questi magri tempi. In altre stagioni, ci furono i complimenti della sinistra sull'impegno sociale della Chiesa, che commuovevano altri cattolici (oggi invecchiati), facendo dimenticare un fatto fondamentale su cui persiste il disaccordo. La Chiesa non � un museo, diceva il Giovanni XXIII, bens� il luogo della fede. Questa fede di popolo � stato il segreto della resistenza del popolo polacco a un regime di umiliazione: non un'antica religione nazionale, bens� l'arca viva di gente che si riconosce in Qualcosa di vivo.

Giovanni Paolo II (cui certo non si pu� imputare poca sensibilit� alla funzione delle nazioni) ha incarnato questo senso vivo della fede in tutte le pieghe del suo pontificato.

Il confronto con i fatti dell'11 settembre mette in risalto la fragilit� della vita che interpella la coscienza del cristiano. Di fronte alla crisi della nostra societ�, ci chiediamo cosa vuol dire credere in profondit� e comunicare quanto si crede. Al di l� delle comprensibili reazioni emotive, c'� un discorso profondo da fare sulla fede in questo nostro Occidente e c'� una responsabilit� nuova dei credenti.

Fin qui ho voluto fissare alcuni problemi che emergono dalle pagine della Fallaci. Pagine belle e personali, beninteso, forti come quando parla degli Stati Uniti che capisce a fondo nella loro grandezza e vulnerabilit� (e qui bisognerebbe anche parlare del ruolo del cristianesimo e delle religioni negli ultimi mesi e in quel Paese). Giustamente Oriana Fallaci pone il problema del rapporto Usa-Europa: gli Stati Uniti non sono cos� lontani, perch� in fondo non c'� un oceano, ma solo �un filo d'acqua�.

In questi mesi l'opinione pubblica, sta prendendo coscienza di questa realt� di tutto il Novecento, ma a lungo ignorata: siamo lo stesso mondo. Ma questo mondo ha bisogno che una parte si ripensi insieme, proprio i Paesi europei. E' quella Unione (disprezzata dalla Fallaci), la cui moneta sta arrivando in queste ore nelle tasche degli italiani: � vero che si tratta ancora di poco, perch� l'Unione non riesce a agire insieme, ricca e allo stesso tempo politicamente impotente. E' quella Unione sempre pi� necessaria, unico modo anche per non lasciare gli Stati Uniti soli. Ma questo � un altro discorso�

Altre osservazioni meriterebbe il libro. Sarebbe da discutere se l'islam sia proprio cos� come la Fallaci lo descrive, anche se si rischierebbe di prendersi qualche insulto almeno come "utili idioti". Mi sembra che anche l'attuale crisi stia amplificando (oltre che le manifestazioni di simpatia per Ben Laden) una corrente di ripensamento profondo tra i musulmani, che non vogliono sentirsi rappresentati davanti al mondo dallo sceicco saudita. Questa corrente fatica spesso ad esprimersi in regimi che non erano democratici e, cos�, favoriscono la protesta fondamentalista. Se l'islam � per intero quello ritratto della Fallaci, non c'� molto da fare, nemmeno una guerra da combattere, perch� il male � condiviso da un miliardo di persone. E allora?

La voce della Fallaci, che sorge orgogliosa e rabbiosa sulle rovine delle due Torri, merita attenzione e dibattito. Avremmo bisogno di molte voci e discussioni in questo nostro Paese dove, purtroppo, si va a stagioni: in una tutti urlano in un senso e gli altri stanno silenti, in un'altra sono gli altri ad urlare� Qui forse alcuni hanno una fede (e grazie a Dio!), ma nessuno ha la verit� chiara sul futuro. Dovremmo cercarla insieme. Senza urlare, magari. Anche se un urlo fa bene a svegliare chi si era nascosto nel sonno.

Andrea Riccardi