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04/01/2002 |
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MOZAMBICO - IL PROGETTO SANT'EGIDIO |
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� una piccola casa bianca a un piano a Matola, citt� sobborgo di Maputo, in Mozambico. Qui ogni mattina, prima che il sole con la sua luce abbagli ogni cosa, si raccolgono gli operatori sociali, gli infermieri e il medico che assistono i malati di aids a domicilio. Li aiutano a curarsi, ma anche ad affrontare le difficolt� sociali cui vanno incontro: nessuno, neppure i familiari, vuole occuparsi di chi � infetto. E in questo paese africano, di soli 18 milioni di abitanti, lo � il 15 per cento degli adulti; in certe zone interne la percentuale sale fino al 25. �Il centro di assistenza di Matola � un punto di riferimento per la gente del posto. Se non andiamo noi, vengono qui loro: chi � in cura arriva per i controlli, ma anche per consigli. Noi cerchiamo di aiutarli a vivere meglio, a non sentirsi abbandonati� dice Leonardo Emberti, medico e docente universitario a Roma, responsabile del progetto sanitario avviato in Mozambico dalla Comunit� di Sant'Egidio. Una sfida contro l'ultima piaga che ha devastato un paese colpito dalle sciagure naturali con sinistra regolarit�: prima l'alluvione e il ciclone agli inizi del 2000, poi l'anno dopo un'altra alluvione, con un'esplosione di casi di malaria. Gli allagamenti hanno favorito il moltiplicarsi delle zanzare che trasmettono la malattia. �Affrontare l'aids significa porsi una serie di obiettivi: in una parola pensare alla povert� che fa da acceleratore all'epidemia� osserva Emberti. �Vuol dire pensare al cibo: la malnutrizione moltiplica il rischio dei sieropositivi di passare all'aids. E chi � gi� malato, se non � nutrito, � pi� esposto a malattie opportunistiche:tbc, diarree, polmoniti. Pensare all'aids significa affrontare il problema dell'acqua, un filtro costa 120 mila lire e garantisce un'acqua decente da bere che evita enteriti�. La Comunit� di Sant'Egidio si adopera per distribuire i filtri e integrare l'alimentazione: pasti pi� nutrienti sono distribuiti anche nelle visite domiciliari. Il 60 per cento della popolazione in Mozambico non ha contatti con i servizi sanitari (il paese conta solo su 400 medici) e l'obiettivo � raggiungere quelli che non avrebbero accesso ad alcuna assistenza sanitaria. Il fulcro del programma della Comunit� � l'assistenza alle donne in gravidanza (il 20 per cento sono sieropositive) e ai loro piccoli. �I nostri fondi servono anche a procurare gli antiretrovirali da somministrare alle donne incinte per evitare che trasmettano l'infezione al bambino. Non solo la nevirapina, farmaco che si � mostrato efficace al momento del parto, ma anche altri per continuare con la terapia dopo il parto. L'attenzione va data alla coppia madre-bambino: salvare la mamma significa salvare l'intero nucleo familiare e non solo l'ultimo figlio, evitando di far nascere nuovi orfani. Ce ne sono 170 mila in Mozambico e molti diventano bambini di strada� dice Mario Marazziti, della Comunit� di Sant'Egidio. Grazie ai recenti accordi del Wto (World trade organization) a Dhoa, nel Qatar, ora le copie dei farmaci antiaids coperti da brevetto possono essere prodotte e importate. Sono i cosiddetti generici fabbricati per lo pi� in Brasile e India e la terapia costa un dollaro al giorno: quasi 400 l'anno, molto meno rispetto ai 15 mila previsti per gli antiretrovirali ufficiali. �L'anno scorso, dopo che venne rotto il silenzio sullo scandalo dei farmaci antiaids inaccessibili ai paesi pi� poveri, sette colossi farmaceutici hanno fatto il bel gesto di abbassare il prezzo dei medicinali nei paesi in via di sviluppo. Ma anche ridotti dell'80 per cento non sono a buon mercato come i generici prodotti eludendo i brevetti� puntualizza Maurizio Bonati, epidemiologo al Mario Negri di Milano. �Il colmo � che l'unico paese africano che oggi importi gli antiretrovirali generici sia la Nigeria. Non il Sud Africa, da cui era partita la bagarre dei farmaci che eludevano i brevetti�. Restano sul tappeto da risolvere i problemi organizzativi di farmaci che vanno acquistati, ma anche distribuiti capillarmente e controllati perch� il loro uso sia corretto. La Comunit� di Sant'Egidio ha ben presente il problema e ha creato un laboratorio di biologia molecolare all'interno dell'ospedale di Maputo per controllare la carica virale a chi prende antiretrovirali. Non solo. Ha anche organizzato un laboratorio mobile che possa spostarsi sul territorio per eseguire i test di sieropositivit� alle donne gravide. Un altro degli obiettivi � la formazione di personale sanitario per organizzare l'assistenza di un paese dove la spesa annuale prevista per la salute � di 2 dollari pro capite: non bastano per un ciclo di aspirina o di antibiotici. L'aids ha cambiato la struttura sociale ed economica dell'Africa subsahariana: la classe lavorativa � decimata e l'aspettativa di vita � calata. In Mozambico � attorno ai 40 anni. �Per arginare questa tragedia e far s� che la prevenzione sia davvero efficace, occorre rendere disponibili i farmaci. Ma per raggiungere questo scopo bisogna anche ripensare alle politiche internazionali e garantire ai paesi che hanno pi� bisogno il nostro supporto� afferma Emberti. Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha stimato che 7-10 miliardi di dollari l'anno sarebbero necessari per fermare l'epidemia. Anche lo stanziamento di 1,3 miliardi di dollari raccolti dai paesi industrializzati per il Fondo globale contro aids, malaria e tbc, non bastano. La lotta contro la povert�, � presupposto essenziale per combattere l'aids.
Gianna Milano
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