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09/01/2002 |
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IRLANDA DEL NORD Un saggio sul trentennale conflitto scova le ragioni della nuova, promettente era di pace |
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Qualche giorno dopo l'11 settembre 2001, un comunicato dell'Ira ha reso noto che l'organizzazione militare dei nord-irlandesi cattolici aveva deciso di accettare il decommisioning, ossia la consegna dei suoi arsenali segreti. L'Ira ha inteso cos� chiarire di non avere nulla in comune con altri terrorismi che insanguinano il pianeta. In realt� questa decisione, attesa da anni, s'inquadra nella progressiva distensione del conflitto nord-irlandese, non ancora conclusa ma ormai bene avanzata. Un governo con protestanti e cattolici insieme � stato finalmente varato nel 1999. � l'atteso Power Sharing, cio� la condivisione dei poteri che pone termine all'esclusione dei cattolici dal governo dell'Ulster. Fu l'Ira, nel 1969, ad avviare il conflitto costato finora 3400 morti. Il suo disarmo � un passo decisivo per la pace. Si spera ora che facciano seguito lo scioglimento definitivo delle formazioni paramilitari protestanti, pur quiescenti al momento, e una sostanziale limitazione di quelle marce unioniste di supremazia sul territorio, con sfoggi di militarismo, di provocazioni, e di birra, che periodicamente attizzano dalle ceneri il fuoco dell'odio. L'appassionato libro di Luca Attanasio Guerra e pace in Irlanda del Nord (1969-2000) (Edizioni Associate, pp. 136, � 24.000) sul trentennale conflitto - cos� poco conosciuto in Italia - illustra con ricchezza di informazione la storia dell'infinita querelle dell'Ulster. Le varie fasi dello scontro sono ripercorse evidenziando il parallelismo tra i fatti di pace. Caratteristica di questo conflitto � lo stretto intreccio fra attori della guerra e attori della pace. Talvolta si � trattato persino delle stesse persone che facevano insieme la guerra e la pace. Emblematico � il caso del Sinn Fein, espressione politica delle istanze dell'Ira: probabilmente gli stessi uomini erano dirigenti dell'Ira e del Sinn Fein, ed hanno lavorato allo stesso tempo per al violenza e per il dialogo. Tutto ebbe inizio negli anni Sessanta. Allora i cattolici, minoranza numericamente assai pi� debole che oggi, erano davvero discriminati: nel settore della giustizia, nell'assegnazione delle case, nell'amministrazione. La polizia era interamente composta da protestanti. Alle elezioni locali i cattolici erano esclusi perch� votavano solo i proprietari di appartamenti, non gli affittuari. In certi quartieri urbani la disoccupazione sfiorava tra i cattolici l'80%. La ribellione dei nord-irlandesi cattolici trovava, se non giustificazione al terrorismo, almeno alcuni motivi pi� della tradizionale reciproca avversione fra irlandesi e inglesi. Attanasio mostra bene come molto sia cambiato nel corso dei decenni, descrivendo aspetti cruciali della crisi: l'evoluzione inglese verso lo sganciamento dall'Ulster; l'indurimento della componente protestante unionista che nei primi anni Novanta giunse a ribaltare il rapporto delle violenze e dei lutti a suo triste favore; il positivo ingresso nel conflitto della dimensione europea allorch� Gran Bretagna e Irlanda si ritrovarono assieme a Bruxelles e Strasburgo; la complessa trama di dialoghi bilaterali; la modificazione del fattore americano (gli Usa di Clinton che sostengono attivamente il processo di pace dopo che per decenni ambienti privati americani avevano sostenuto materialmente l'Ira). Finita l'era della signora Thatcher, per la quale l'Ulster era britannico come Oxford, il governo inglese ha definitivamente deciso per la neutralit� nel conflitto. L'Ulster costava troppo al governo centrale britannico, costretto a mantenervi oltre 30.000 soldati. Ma la distensione nord-irlandese, viva e reale malgrado la persistenza di focolai di violenza, deve molto ad alcune persone. Penso, in accordo a quanto scrive Attanasio, all'intelligenza politica di Blair e della sua collaboratrice Mo Mowlan, ma soprattutto a David Trimble, John Hume, Gerry Adams, che hanno avuto coraggio di trattare e di perseverare nel negoziato malgrado gli oltranzismi delle rispettive comunit�. Adams stesso fino a ieri era considerato un terrorista (e forse lo era). Ma una volta di pi� si � dimostrato che la pace � frutto dell'accordo tra �nemici�, non il prodotto ideologico di chi decide la distribuzione di torti e ragioni.
Roberto Morozzo della Rocca
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