Comunità di S.Egidio


 

10/01/2002


2002: imparare a convivere
Un anno che si apre all�insegna delle guerre e del terrorismo. Con una sola, forte speranza.

 

Il 2002 inizia con un forte e diffuso bisogno di protezione. Forse ha ragione chi dice che il nuovo secolo sia iniziato l�11 settembre. � mutata la psicologia (tutti siamo ancora turbati, allibiti, impauriti) ma nuove alleanze, prima impensabili, si sono costituite contro il terrorismo. Con il terrorismo non si dialoga; anche seta lotta appare lunga e dura e non se ne vede la fine. Ma � solo un aspetto, si potrebbe dire: la pars destruens. Resta aperta l�altra parte, la pars construens.

Non possiamo non chiederci: quale futuro costruire dopo Ground zero? � in gioco il futuro dell�intero pianeta, non solo quello di una parte (debbono entrarvi a far parte l�Africa e il grande mondo dei poveri). La stessa inedita e preziosa alleanza contro il terrorismo richiede, pena una probabile inefficacia, l�impegno per la costruzione di un futuro comune che potr� realizzarsi unicamente sulla via della convivenza tra i popoli, tra le culture, tra le civilt�, tra le religioni. La domanda � tra le pi� complesse: come � possibile convivere tra persone, fedi e popoli diversi? � una questione che attraversa la geopolitica e la politica nazionale, i comportamenti civili e quelli religiosi. E riguarda anzitutto il cambiamento interiore delle persone, sia della coscienza che dei valori di riferimento.

Non si tratta di perdere o attutire la propria identit� scivolando verso una improbabile, e neppure auspicabile, omogeneizzazione Semmai, il problema � come conservare le diverse identit� senza che si pongano l�una contro l�altra, l�una nemica dell�altra. Insomma, la sfida � comporre la particolarit� e l�universalit�. � ci� che possiamo chiamare l�arte del convivere tra diversi, che appare, peraltro, una sfida obbligata.

La globalizzazione rende impossibile ogni separazione. In passato si poteva vivere separati (penso all�Europa del �cuius regio eius religio�, si trattava allora della separazione tra cattolici e protestanti). Oggi questo � impossibile. L�ordine del mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale (con la divisione in due blocchi) non � pi� proponibile, anche se lo volessimo. Non resta che incamminarci verso un mondo in cui i diversi sappiano convivere, che poi � quello che il terrorismo vuole impedire. Ed � qui che bisogna concentrare i nostri sforzi: ossia riapprendere e ripraticare l�arte del convivere (per secoli � stata possibile). E come ogni arte, anche questa richiede disciplina interiore, conoscenza e comprensione reciproca, superamento di pregiudizi e ricerca di valori condivisi.

In tale orizzonte si staglia il messaggio di Giovanni Paolo II per la giornata mondiale della pace: non c�� pace senza giustizia; non c�� giustizia senza perdono. La vera pace, scrive il Papa, � frutto della giustizia, ma senza il perdono che risana le (inevitabili) ferite la stessa giustizia diventa ardua. Il perdono non si oppone atta giustizia bens� al rancore e alla vendetta. Ambedue sono essenziali pilastri per il ristabilimento di una pace duratura. C�� una convinzione che sta al fondo della speranza: nel cuore dei popoli (e, a maggior ragione, delle religioni) ci sono energie positive per la convivenza, assieme anche a forze cieche e violente.

Sconfiggere queste ultime e liberare le prime fa parte della difficile arte del convivere.

Atenagora, un credente, nato in quel crogiuolo di popoli ch�� la terra balcanica, vissuto negli Usa e poi eletto patriarca ecumenico a Istanbul, diceva: �Tutti i popoli sono buoni. Ognuno merita rispetto e ammirazione. Ho visto soffrire gli uomini. Tutti hanno bisogno di amore, se sono cattivi � forse perch� non hanno incontrato il vero amore... So puro che esistono forze demoniache e oscure, che a volte si impossessano degli uomini e dei popoli, ma l�amore di Ges� � pi� forte dell�inferno�. Nel 2002 il mondo ha bisogno di pi� giustizia e pi� perdono, o, se si vuole, di pi� ragione e pi� fede. � un�alleanza che pu� vedere laici e credenti operare assieme per una convivenza di pace.

Vincenzo Paglia