Comunità di S.Egidio


 

22/01/2002


La semplice e forte invocazione del Papa mentre si sale verso il colle di Assisi

 

Nel 1986, dopo la storica Giornata di Preghiera Mondiale per la pace ad Assisi, il Papa tenne un illuminante discorso al Corpo diplomatico all�inizio dell'87. In questo discorso si vedeva bene come quella Giornata non fosse per lui solo un evento - vorrei dire chiuso al mondo dei religiosi. Anzi quell�evento, ecumenico e interreligioso, era profondamente connesso alla situazione internazionale, allora, quella della guerra fredda. Egli infatti disse: �Da parte dei rappresentanti delle grandi religioni non si trattava pi� di negoziare delle convinzioni di fede per giungere a un consenso religioso sincretista. Ma di guardare, insieme nello stesso momento, in modo disinteressato, all�obbiettivo cruciale della pace tra gli uomini e tra i popoli, o piuttosto di rivolgerci tutti a Dio per implorare da lui questo dono�. Giovanni Paolo II fu chiaro: forse i diplomatici e i politici potevano chiedersi come la preghiera pu� promuovere la pace. Allora c�era un notevole scetticismo verso le religioni: era un mondo in cui la secolarizzazione era proposta come un destino geometricamente progressivo e quindi ineluttabile. Al contrario oggi si potrebbe cominciare a mostrare come la preghiera e la vita religiosa abbiano favorito la pace e le transizioni pacifiche proprio dopo il 1986.

La preghiera libera energie di pace nel cuore dell�uomo e nella profondit� della vita dei popoli, La pace � un dono che gli uomini e le donne debbono chiedere a Dio: � qualcosa di pi� grande del loro presente politico, in cui spesso non riescono a trovare la via per realizzare questo grande bene. Era il messaggio che, nel 1987, Giovanni Paolo Il rivolse ai diplomatici, avendo alle spalle quell'evento di Assisi che stup� tanti.

Nel 2002, il discorso del Papa al Corpo diplomatico ha preceduto l�incontro di preghiera che si terr� ad Assisi il 24 gennaio. Tuttavia getta luce anche sul prossimo avvenimento di preghiera, a cui si prospetta un�importante adesione da parte dei cristiani e dei non cristiani. S�, getta luce sullo spirito con cui Giovanni Paolo Il ha indetto l�incontro di Assisi e con cui si avvia a viverlo in questo frangente cos� delicato. Non solo il Papa, nel discorso, parla esplicitamente dell�avvenimento del 24 gennaio, ma tutto il suo dire � un invito a non guardare l�orizzonte internazionale in maniera rassegnata. Egli ha detto: �Non lasciamoci sopraffare dalla durezza di questi tempi. Apriamo piuttosto il cuore e l�intelligenza alle grandi sfide che ci attendono�. Ed ha elencato alcune di queste sfide, ma soprattutto ha insistito sul fatto che la guerra non � il destino del mondo.

Si pu� comprendere come i credenti, anche in buona fede, possano lasciarsi sopraffare dalla complessit� delle situazioni politiche, dalla difficolt� e rinnovare le mentalit�, ad avviare in maniera giusta le economie. La storia offre non pochi esempi di questa triste sopraffazione. Il mondo contemporaneo, anche per quella globalizzazione che tutti ci lega, appare davvero complesso. Cos� si pu� spegnere nel tempo lo slancio dei pi� giovani, mentre i pi� anziani possono essere fiaccati dalle delusioni e dalle difficolt�. Del resto il nostro � un mondo che fa tanto spazio al realismo, sino a determinare un diffuso pessimismo sulle possibilit� di cambiamento. I processi, con cui si pu� cambiare qualcosa, appaiono di una tale complessit� e popolati da tanti attori da scoraggiare non pochi. Molti si chiedono: che posso fare? Una risposta negativa viene a giustificare inerzie, avarizie, rassegnazione.

Per taluni, fortunatamente non la maggioranza, si � aperta invece la via della follia, quella dell�esaltazione del proprio particolare e della propria identit� contro il mondo e contro la vita umana. Lo abbiamo visto l�11 settembre 2001. Lo vediamo anche in maniera meno cruenta.

Anche la religione, purtroppo, in varie parti del mondo viene utilizzata in questa prospettiva: �uccidere in nome di Dio � una bestemmia e un pervertimento della religione� - ha affermato con chiarezza il Papa. Il fanatismo e la violenza sono mali antichi, ma ravvivatisi in questo nostro mondo contemporaneo cos� sconfinato.

Giovanni Paolo II invita a non rassegnarsi, ma a resistere alla sopraffazione del male e delle difficolt�. E� l'invito a non dimenticare intere parti del mondo che giacciono nella miseria e nell�abbandono. Un mondo giusto e sicuro - quante volte � stato ripetuto! - non pu� fondarsi sull�esclusione di tanti. L�esclusione di tanti rappresenta un presente doloroso e prepara un domani conflittuale. La convinzione � che la preghiera possa aprire cuori e menti a cercare con coraggio nuove soluzioni per uno sviluppo pi� giusto e nuove vie di pace.

Il Papa invita a aprire in maniera generosa e costruttiva il cuore e la mente per la realizzazione di un secolo di pace e di giustizia. Bisogna uscire da quel blocco, che ha preso tante menti e tanti cuori di fronte alla violenza e alla reale difficolt� delle sfide contemporanee. Un mondo cos� complesso necessita di un pensiero e di un governo che siano all�altezza di tante domande e di tanti problemi. � chiaro che non ci sono soluzioni facili e semplici, ma non si deve rinunciare a cercare. Non si deve rinunciare oggi a cercare la pace, la fine della guerra e la cessazione della violenza terroristica. Ma non si pu� dimenticare, fin da oggi, di mettersi alla ricerca di soluzioni nuove, politiche e economiche, per un mondo tanto sofferente. Il ragionamento del Papa, espresso nel discorso al Corpo diplomatico, si fa una semplice e forte invocazione, mentre si sale verso il colle di Assisi. La speranza � che questo sentimento, condiviso da altri credenti, possa divenire un sentire comune nel mondo di oggi. Ma, soprattutto, la speranza � che il Signore ascolti la nostra preghiera.

Andrea Riccardi