Comunità di S.Egidio


 

31/01/2002


La povert� tinta di rosa
La nuova emergenza � quella delle famiglie �normali�.
Un solo stipendio, quando c��, non basta a mantenere i bambini
Boom delle donne sole con figli a carico

 

Sono loro, le donne, quelle che reggono le sorti di un numero crescente di famiglie genovesi. Perch� i loro compagni non ci sono pi�: spesso sono lontani dopo la fine di un matrimonio travagliato, in alcuni casi sono in cella o al cimitero. A volte non ci sono mai stati e la maternit� � stata una coraggiosa scelta nella solitudine. �Il sessanta per cento delle famiglie che incontriamo a Begato - racconta Renato Costa, 39 anni, volontario di Sant�Egidio - � composto da nuclei in cui manca del tutto una figura paterna stabile. Famiglie dove una donna sola deve badare ai figli, alla casa e nello stesso tempo lavorare, tra mille difficolt�. I bambini sono come un termometro del disagio: recepiscono subito i segnali delle situazioni difficili�. � uno dei nuovi volti della povert� che non fa clamore, quella di chi si barcamena ogni mese tra entrate troppo basse e spese sempre troppo alte, la povert� "ordinaria" di un numero crescente di persone: in Italia, un bimbo su cinque vive in una famiglia sotto la soglia della povert�. Se andare avanti in coppia con i figli da crescere pu� essere difficile, procedere da soli � spesso una impresa impossibile. Eppure � la realt� quotidiana per centinaia di donne con i loro bambini. Le esigenze del lavoro, comunque difficile da trovare e conservare, si scontrano con i ritmi della scuola, con raffreddore e varicella, con il pediatra e la maestra. Nel microcosmo di Begato, storie diverse di giovani madri che hanno imparato a vivere da sole si incrociano. Complicit� femminile e mutua assistenza, amicizia e solidariet� si trovano in un appartamento della Diga, in un giorno qualunque.

Tre donne, tre amiche attorno a un tavolo raccontano la loro storia che sembra "estrema" ma � simile a centinaia di altre in altre parti della citt�: attorno a quel tavolo, invece di parlare di moda e cinema, tre donne si scambiano i consigli per superare gli ostacoli della burocrazia. Aspettando un lavoro.

LE STORIE

Stefania, la vera jungla � il mondo della burocrazia
Stefania � andata a vivere a Begato dodici anni fa, con il padre, la madre, quattro tra fratelli e sorelle.
Dopo un anno si � sposata, ha avuto tre figli ed � rimasta vedova. A poco pi� di trent�anni, la vita pu� essere una strada tutta in salita. �Mio marito ha lavorato per vent�anni - racconta - nell�edilizia, da quando era ragazzo al giorno della morte, a quarant�anni. Ma non era quasi mai in regola, i suoi erano sempre lavoretti in nero. Cos�, quando � mancato, mi hanno detto che non avevo diritto a nessuna pensione: servivano almeno cinque anni di contributi continuativi, lui non li aveva. Cos� io lavoro a casa delle signore, in giro per la citt�, a Quezzi, a Carignano�.
Quando si vive "al limite", lavorando onestamente, bisogna imparare a districarsi in fretta in una jungla di burocrazia per arrivare a conquistare i diritti che, altrimenti, resterebbero solo sulla carta. �Se sei disoccupata, a scuola i figli non pagano la mensa. L�assistente sociale in casa non � mai venuta, l�andavo a trovare io, a Bolzaneto: mi ha fatto avere un sussidio, centomila lire al mese per bambino, per� i figli sono tre e uno � stato dimenticato, mi danno solo duecentomila lire�. L�abbonamento al bus, presentando una lettera dell�assistente sociale, � agevolato: seimila lire la mese soltanto. Stefania vuole lavorare ma non vuole separarsi dai suoi bambini. �Sono due anni che chiedo al Comune una educatrice, un "affido educativo": ragazzi che ti guardano i figli un paio d�ore al pomeriggio, da quando escono da scuola a quando la mamma fa ritorno dal lavoro, alla sera. La luce non me l�hanno mai tagliata, per� i soldi pagati per le bollette sono soldi tolti ai bambini�. I bambini: sommersi dalla pubblicit�, suggestionati dai piccoli lussi dei compagni di scuola pi� ricchi, come vivono? �Capiscono la situazione, non chiedono pi� di tanto e se lo fanno rispondo semplicemente che certe cose non ce le possiamo permettere. Ma non sono i giocattoli a essere importanti: gli manca pap�, per loro era la figura pi� importante�.

Anna, mamma-coraggio all�ultimo giorno di lavoro
Anna, sette anni di solitudine. �Da sette anni mi faccio in quattro per mantenere i miei bambini - racconta - da quando mio marito se n�� andato. Forse oggi � in galera: prima era "collaboratore di giustizia" e anch�io per questo avevo ricevuto tante garanzie, tante promesse dalle istituzioni. Nessuna mantenuta�. I bambini di Anna v anno tutti a scuola: � Il maggiore ha tredici anni, poi c�� Eric di dieci e la bambina pi� piccola che ne ha solo otto. Vivere qui non � facile, per dei ragazzini: ci sono i pi� grandi che fanno i prepotenti e li derubano, l�anno scorso uno dei ragazzi l�hanno picchiato per rubargli la bicicletta. Sulle scale di casa, � pieno di siringhe: c�� sangue, � pericoloso, i bambini toccano tutto...�.
Lungo le scale del suo palazzo, dove l�ascensore non arriva perch� � rotto da giorni, ci sono i segni di un bivacco di sbandanti. Sono i segnali del degrado, eppure avere una casa in regola assegnata dal Comune � una fortuna. Il lavoro? �Oggi era l�ultimo giorno in ospedale, a fare le pulizie, un impiego trimestrale che � scaduto. Ricomincia la ricerca. Adesso mi hanno detto di andare al Ducale, allo sportello di "Obiettivo lavoro", perch� con 400 mila lire la mese di sussidio non puoi andare lontano. Eppure ci devo riuscire, ad arrivare a fine mese. Ogni tanto vado al distretto sociale, ogni tanto ai centri di ascolto, la parrocchia d� un pacco alimentare una volta al mese. Ma i miei bambini non mangiano una volta al mese: per loro il Comune mi ha garantito centomila lire a testa, per quattro mesi. Poi non avr� pi� diritto neanche a quelle�.
Come conciliare il lavoro e i bambini? � l�argomento pi� delicato perch� proprio la paura che un giudice decida di togliere i figli frena Anna e molte madri che evitano, per quanto possibile, di bussare alla porta dei servizi sociali. �Le suore Dorotee mi hanno dato un grosso aiuto, i miei ragazzi vanno a scuola da loro ma non mi fanno pagare la retta. Cos� posso lavorare, almeno fino alle quattro e mezza del pomeriggio, quando tornano a casa�. Allora, al lavoro esterno segue quello di ogni mamma, non meno faticoso, senza soste.

Luisa, massacrata di botte da un marito-padrone
Luisa, 23 anni, una vita tra botte e orgoglio. �La mia storia � troppo brutta. Vivo a Genova da due anni, sono arrivata dal sud insieme a mio marito. Ho vissuto a lungo da abusiva, da una casa all�altra, senza luce e senza gas, solo con le candele per me e i miei figli di cinque e sei anni. Poi, quando abbiamo trovato ospitalit� presso un istituto religioso di Coronata, � successa quella vicenda per cui sono finita anche sui giornali...�. � un dramma vissuto un anno fa, un marito violento che picchia la giovane moglie incurante dei bambini a poca distanza, fino a farle perdere i sensi. Il coma, un intervento chirurgico, l�arresto dell�uomo per tentato omicidio. �Adesso � tornato al sud, ha fatto un po� di carcere, poi gli hanno dato i domiciliari. Non lo voglio pi� vedere. I miei bambini sono affidati al Comune e vivono in un istituto ma io li vado a vedere ogni giorno e ogni fine settimana, sabato e domenica, stanno con me. � stata una decisione difficile da accettare ma solo cos� posso fare qualche lavoro per andare avanti; l�ultimo mi teneva occupata dalle 18 alle 23, non � pensabile con un impegno cos� seguire dei figli senza un aiuto. E io qui non ho nessuno: mia madre, al paese, legata alle tradizioni, dice che il marito dovevo tenermelo, anche se mi picchiava �.
Luisa ha vissuto per mesi da "abusiva". Oggi si direbbe: da extracomunitaria. Occupando abusivamente i "buchi" dei palazzi popolari. �Ci sono tante case del Comune vuote - accusa - ma non le danno a nessuno. Quando ottieni un posto paghi un affitto basso, cinquantamila lire. Per� ci devi mettere il doppio di spese di amministrazione, e poi arrivano le bollette: quattrocentomila lire solo di gas�. La paura pi� grande, anche per lei, � quella che i servizi sociali possano un giorno decidere che non � in condizione di badare ai bambini. Per questo il rapporto con il Comune � ambiguo: speranza e paura, richieste sempre frenate dal pudore. �I miei figli capiscono che non tutto va bene - racconta Luisa - magari se vedono qualcosa che hanno i loro amici, dicono d�istinto: me lo compri? Ma poi accettano subito il rifiuto. Sono piccoli, ma vedono quello che faccio per loro e mi ammirano, quando li vado a trovare all�istituto sono orgogliosi di me�.

Bruno Viani