Comunità di S.Egidio


 

18/03/2002


Non possiamo rassegnarci alla guerra

 

Cinquanta anni di guerra sono uno scandalo, eppure in Medio Oriente sono stati normali. E� difficile, anche per chi ama quella terra, immedesimarsi fino in fondo in quella sofferenza e disperazione. C�� un quotidianit� di dolore, di fine di un sogno, di rabbia, di rancore, di vita ridotta al minimo, che nemmeno i reportages e le foto riescono a raccontare interamente. Novecento vittime palestinesi e 300 israeliane dall�estate del 2000: � guerra. La tragedia infinita da questa terra troppo picco1a troppo promessa, troppo sacra, rischia di essere lo sfondo per la rassegnazione di tutti noi. C�� una catena di occasioni mancate. Il tempo � stato una variabile decisiva, in negativo, i confini al tempo della nascita di Israele, i due stati rifiutati allora dal mondo arabo oggi sembrano un sogno per molti palestinesi. I confini prima del 1967 sono diventati oggi una proposta significativa del mondo arabo per una pace definitiva.

Il tempo trascorso ha complicato la questione di Gerusalemme, ha cambiato i nomi ai luoghi, ha fatto mutare percezione e memoria, trend demografici. Oggi alcuni propongono un Grande Muro, che ieri sarebbe sembrato assurdo e che oggi, forse come terribile terapia temporanea, non sembra una proposta insensata anche se � una grande sconfitta per tutti. Ho letto recentemente un bel libro su Medio Oriente e nazionalismo, �La speranza svanita�, di Riccardo Cristiano. E� un viaggio appassionato nelle catene di pregiudizio che fanno apparire normale la pace che non c��. Visi incontrano intellettuali israeliani, come Amron Ratz Krakotzin dell�Universit� Ben Gurion: �Direi che la Pace � nata dentro di noi come la fine dell�incubo, ma non la fine dell�incubo dei palestinesi, bens� del nostro incubo�. E come Musa Budeiri, palestinese, che insegna nelle universit� israeliane: �Credo che dopo il 1948 non ci fosse un popolo palestinese. Solo col tempo, grazie a Israele e al sistema statale post coloniale arabo, i palestinesi hanno cominciato a considerare se stessi come un popolo con interessi comuni e un�identit� comune�. Eppure continuo a pensare che non c�� alternativa alla convivenza. alla sicurezza e ai diritti per tutti, e, alla fine alla simpatia tra questi due popoli. Anche se appare impossibile immaginarlo davanti ai ragazzini uccisi, alle discoteche insanguinate. C�� una memoria che non permette la pace e si alimenta del presente. Occorre trovare una nuova via che eviti patologia della memoria e amnesia totale. Savir e Abu Ala ad Oslo si dicevano: �Possiamo discutere anni sul passato senza trovare un accordo. Proviamo a vedere se ne riusciamo a trovare uno sul futuro�. Perch� questo continui ad essere possibile sar� alla fiaccolata per la Pace in Medio Oriente al Colosseo, il 20 marzo, assieme ad amici della Comunit� di Sant�Egidio. Perch� le energie di pace che ancora ci sono possano sentirsi incoraggiate a trovare quelle vie, difficili, che da soli � ancora pi� difficile scegliere.

Mario Marazziti