Comunità di S.Egidio


 

25/03/2002

La tragedia di Nettuno
La solitudine e la colpa

 

Che brutta e disperata storia quella di Klaus �il tedesco�, di Maria e dei due ragazzi Ricchardo e Hermanno. Sarebbero rimasti due anonimi ragazzi handicappati in pi�, e invece sono diventati famosi il giorno dopo avere smesso di vivere. Nettuno � vicino a Roma. Come Cogne � un luogo di vacanze amato da tanti e un luogo dove si pu� vivere bene anche d'inverno. Di questa storia, terribile, sappiamo, per� praticamente tutto, al contrario di Cogne, dove tutti hanno detto tutto prima che si potesse sapere abbastanza. � una storia molto vicina a noi, come Nettuno � davvero vicina a Roma. Come in altri casi ci si � chiesto: di chi � la colpa? � stata la follia - perch� � difficile immaginare una persona lucida e non nota per essere violenta spargere tanto sangue delle persone pi� care? � stata una forma impazzita di amore per i propri cari - ma esiste e pu� dirsi amore un sentimento cos� impazzito da distruggere s� e gli altri? � stato un amore che si � sentito accerchiato? � stata colpa involontaria dei servizi sociali o un drammatico mix di paura delle istituzioni, di emarginazione sociale, di rabbia e isolamento? Potremmo continuare. La ricerca delle colpe � sempre un po� odiosa.

Non per trovare spiegazioni morbose, ma per chiederci se e come la cosa riguarda anche noi, proviamo a restare ai dati. Klaus e la sua famiglia assomigliano a molte famiglie che vivono nella precariet� e che popolano una citt� come Roma e il suo hinterland. Lui robivecchi ma non barbone, lei una madre che accompagna normalmente i figli in difficolt�, perch� handicappati, all'ospedale, a scuola. I due genitori ringraziano per la sua umanit� il fisioterapista che in passato s'� preso cura dei ragazzi con una lettera che ne mostra, oggi, una certa delicatezza. Il padre, lo sappiamo, va pure alle riunioni del Gruppo lavoro handicap. Si offende quando dicono che lui e la moglie non fanno tutto quello che dovrebbero per i figli. E poi una reazione terribile, la risposta disperata per fermare la vita che sembra remare contro e impedire quello che si crede inevitabile: una separazione dai figli che verosimilmente non � nemmeno all'orizzonte, ma � percepita come tale. Se ci fossero pi� occasioni di parlare con qualcuno di cui ti fidi, equivoci e difficolt� della vita sembrerebbero a chiunque meno insopportabili. Se nella nostra vita quotidiana la pietas non apparisse un bene sempre pi� raro e quasi una debolezza da nascondere, nelle conversazioni da mercato e da bar, nei rapporti con gli altri, negli uffici e nelle case, in tv e anche tra amici, forse, l'�isolamento emotivo� in cui maturano scelte cos� drammatiche non supererebbe la soglia del dispiacere e della contrariet�.

Che si sia sempre pi� soli ad affrontare le proprie difficolt� mi sembra un dato che non riguarda solo quelli che hanno un lavoro precario e un camper. Questa solitudine pu� ulteriormente aumentare. Pu� aumentare anche diminuendo gli insegnanti di sostegno nella scuola o cambiandone il ruolo in una sorta di coordinamento in cui il rapporto di sostegno diretto al ragazzo con handicap e alla sua famiglia si annacqua. Aumenta se si fa appello a senso unico alla capacit� di �farcela� da soli come chiave della modernit� e del futuro. Aumenta se pensiamo che la storia di Nettuno � solo una brutta storia di persone strane e non, invece, come parte della nostra vita.

S�, pi� pietas e pi� amicizia.

Mario Marazziti