Comunità di S.Egidio


 

30/04/2002

Fine dell'incubo dopo cinque mesi e mezzo Gianluigi Ravotti, tecnico di Ansaldo Energia sequestrato in Colombia, � tornato a casa
�Io, ostaggio di ragazzini�

 

�Considero il tempo trascorso come prigioniero in Colombia una trasferta di lavoro purtroppo un po' pi� lunga del solito�. Nonostante cinque mesi e mezzo di sequestro sulle montagne colombiane, Gianluigi Ravotti, tecnico di Ansaldo Energia, ieri aveva voglia di scambiare qualche battuta. � stato liberato venerd� scorso dopo lunghe trattative sostenute dall'ambasciata italiana in Colombia e dai rappresentanti della Comunit� di Sant'Egidio con il Farc, Fronte armato rivoluzionario della Colombia.

Mangiava riso, dormiva sotto una tenda con il pericolo dei serpenti; spesso era costretto a marce improvvise a cavallo, sul dorso di muli per far perdere le tracce all'esercito colombiano. �I miei guardiani racconta Gianluigi Ravotti erano campesinos, contadini, divisi in squadre di otto, dieci uomini. Credo che fossero istruiti per sequestrare le persone. Erano tutti giovani, avevano anche quattordici anni, solo il comandante superava i vent'anni. Un caff� con acqua sporca alla mattina alle cinque, una ciotola di riso o di fagioli con un po' di frutta per pranzo e cena. Alle sei della sera, mi coricavo sotto una tenda. Il materasso era fatto di foglie. Aspettavo il giorno e poi ricominciavo. Pioveva spesso, eravamo su montagne alte duemila metri, ma non c'� il freddo che pu� esserci qui a quelle altitudini. Per fortuna non mi sono mai ammalato. Spesso mi ordinavano di spostarmi da un accampamento all'altro: gli spostamenti duravano anche due giorni. La foresta era infestata di animali pericolosi; non � escluso che ci spostassimo per evitare scontri con l'esercito regolare o i gruppi rivoluzionari di atre fazioni�.

Ravotti era stato sequestrato il 10 novembre dello scorso anno mentre ero a bordo di una jeep diretta alla centrale idroelettrica di Porce II, a circa 130 chilometri da Medellin dove l'Ansaldo ha vinto l'appalto per la fornitura di alcune apparecchiature elettroniche. �Lavoro in Colombia prosegue dal gennaio 2000; ho percorso quella strada migliaia di volte. Quel giorno, ci hanno fermati, costretti d imboccare una strada secondaria. Gli altri colombiani che erano con me sono stati subito liberati: solo io sono stato sequestrato. Non mi hanno picchiato n� mi hanno messo alle catene, ma mi hanno costretto a seguirli nella foresta. L'unico modo per tenermi in contatto con il mondo era una piccola radio portatile; ascoltavo stazioni locali. Spesso annunciavano la liberazione di altri ostaggi stranieri dopo uno, due anni di prigionia e pensavo: forse anch'io sar� costretto a stare in questo posto per cos� tanto tempo�.

Parlando della sua liberazione, il tecnico genovese ha detto: �Ho creduto si essere veramente libero solo quando ho incontrato un sacerdote e l'impiegato di una societ� che presta aiuto ai dipendenti dell'Ansaldo�.

La liberazione segue di qualche settima quella di due tecnici italiani sequestrati nel settembre del 2000, anche loro liberati grazie alla mediazione della Comunit� di Sant'Egidio. Riccardo Cannelli, portavoce della Comunit�, � stato fautore della trattativa per la liberazione del tecnico genovese: �In Colombia, come in altri sessanta paesi nel mondo, lottiamo per spegnere i focolai di guerra e imporre la pace. I nostri contatti con le fazioni in lotta in Colombia ci sono stati utilissimi per condurre la trattativa�.

Bruno Persano