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05/05/2002 |
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L�associazione di laici fondata a Roma nel 1968 da Andrea Riccardi |
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Si � conclusa con successo l�ultima �missione� della Comunit� di Sant�Egidio. Nei giorni scorsi infatti � stato liberato in Colombia Gianluigi Ravotti, un tecnico italiano dell�Ansaldo Energia rapito nel novembre scorso. Non � la prima volta che l�associazione, famosa in tutto il mondo, interviene nelle trattative di rilascio nei casi di sequestro di persona in zone pericole. La Comunit�, che oggi conta 40 mila aderenti ed � diffusa in pi� di 60 Paesi, � nata a Roma nel 1968. Andrea Riccardi, presidente dell�associazione, era poco meno che ventenne quando con alcuni compagni di liceo decise di fondare un gruppo per �ascoltare e mettere in pratica il Vangelo�. Negli ultimi 10 anni la comunit� � cresciuta moltissimo, a Milano � approdata nel 1990, grazie all�iniziativa di alcuni studenti e universitari (via Lanzone 13, tel. 02.864.513.09; www.santegidio.org). �Volevamo vivere insieme questa esperienza di cui avevamo sentito parlare e che ci aveva colpito�, racconta Ulderico Maggi, responsabile di Milano. �Quando ho conosciuto la Comunit� non frequentavo la Chiesa�, dice, �ero come uno dei tanti ragazzi che dopo la cresima se ne vanno�. Poi l�incontro con i poveri gli ha cambiato la vita. �� da l� che ho iniziato capire, poi mi � stato anche spiegato che il Vangelo aveva a che fare con la mia vita, in modo molto concreto�. Ulderico appartiene al gruppo storico di Milano, ma oggi in citt� i giovani sono circa una settantina. La partecipazione � prima di tutto spirituale, fatta di incontri di preghiera e ascolto della Parola di Dio. Non esiste un tesseramento e l�adesione � libera e accessibile a tutti. Sant�Egidio ha affascinato anche le popolazioni del Sud del mondo. �Questo per noi � un dono prezioso�, riconosce Ulderico, �la Comunit� cresce moltissimo e con grande velocit� anche in Africa. I giovani, di fronte al miraggio dell�Occidente, invece di scappare scelgono di restare nel loro Paese e di impegnarsi per un futuro migliore, pur vivendo in situazioni di estrema povert�. Anche per loro vale l�idea che �c�� sempre qualcuno pi� povero� e che �nessuno � mai cos� povero da non poter aiutare qualcun altro�. Questa � una scoperta chiara per il mio amico del Mozambico, di Kiev o di Milano�. L�associazione, che � formata da laici e da qualche amico prete, si fonda su tre cardini: la preghiera, il servizio ai poveri e il dialogo con tutti. La preghiera � un aspetto irrinunciabile, i giovani si danno appuntamento ogni marted�, mercoled� e sabato sera alle 20 nella chiesa di S. Bernardino alle Monache, in via Lanzone. � l� che la Comunit� si ricompone, spiega Ulderico, �dopo una giornata di lavoro o di servizio ci si ritrova per pregare insieme i salmi, la Parola di Dio e il Padre Nostro�. Il secondo aspetto � la solidariet� o meglio l��amicizia� con i poveri. �Non abbiamo come riferimento il quartiere o la parrocchia�, dice il responsabile di Milano, �ma la Comunit� si identifica con la citt�, che diventa lo �scenario� nel quale operiamo: qui si concentrano tante povert� e sfide�. C�� chi li definisce �monaci nella citt��, per la preghiera quotidiana e l�impegno profondo, ma Ulderico puntualizza: �Abbiamo un ordine, ma non una regola e non siamo separati dal mondo, come in un convento, viviamo inseriti nella citt�, con le sue mille contraddizioni�. La pace � tra le questioni che pi� sta a cuore a Sant�Egidio, fin dalle sue origini. Anche rispetto a questo tema i responsabili preferiscono parlare di amicizia, �non in termini semplicistici, ma profondi, autentici, senza distinzioni e pregiudizi, fino al dialogo interreligioso�. A loro va il merito di aver risposto all�invito lanciato da Giovanni Paolo II nel 1986, il quale chiedeva di portare avanti lo �spirito di Assisi� in cui diversi rappresentanti religiosi avevano pregato insieme per la pace. Una delle prime iniziative di solidariet� nata negli anni Settanta tra le baracche della periferia romana � stata la �scuola popolare�. La stessa proposta � stata rivolta a Milano a ragazzi difficili o abbandonati a se stessi, soprattutto nomadi. Lo scopo � quello della scolarizzazione, ma anche di offrire ai bambini la possibilit� di una vita diversa, oltre gli stretti confini del quartiere popolare. �La storia di amicizia con loro � molto bella�, ricorda Ulderico. Nel 1995 un gruppo di nomadi viveva sotto i piloni della Tangenziale in un agglomerato di roulotte poverissime, in mezzo a ferri e fango. Un giorno a causa di una candela rimasta accesa un�abitazione ha preso fuoco e 4 bambini sono morti. La madre, che si era da poco allontanata, non � riuscita a salvarli. �Questo per noi � stato uno scandalo�, dice oggi Ulderico, �non � possibile che in una citt� come Milano si possa morire in questo modo�. Cos� alcuni giovani hanno deciso di incontrare le famiglie e di portare solidariet�. �Da allora abbiamo seguito i nomadi nelle loro peregrinazioni nella cintura di Milano e abbiamo iniziato a fare scuola ai bambini�. In seguito i ragazzi hanno cominciato a iscriversi alle scuole pubbliche e la polizia che ogni settimana interveniva per spostare il campo, quando ha visto che i figli dei nomadi frequentavano regolarmente le lezioni, ha permesso alle famiglie una maggiore stabilit�. Nel 1998 � nato �Il paese dell�arcobaleno�, un movimento di ragazzi (20-30 mila nel mondo) che partecipa alla �scuola della pace� e promuove iniziative educative. Alcuni mesi fa gli adolescenti di Milano hanno organizzato una mostra sul razzismo a partire dagli attentati dell�11 settembre negli Stati Uniti. Il lavoro ha coinvolto anche molti stranieri, soprattutto cinesi, albanesi e peruviani che vivono nei quartieri popolari e che a scuola sono poco considerati o relegati all�ultimo banco. Insieme hanno studiato il problema e sono diventati esperti di razzismo, Olocausto e apartheid al punto che alcune scuole medie li hanno invitati a parlare ai loro coetanei. Negli ultimi tempi infatti il tema � diventato di grande attualit� anche a causa degli episodi di violenza scoppiati in diversi istituti milanesi. Oggi la Comunit� di S. Egidio � molto conosciuta anche nel quartiere cinese, in zona Paolo Sarpi. Dieci anni fa stava crescendo l�intolleranza nei confronti degli stranieri e per dare una risposta concreta a questi atteggiamenti discriminanti i giovani hanno pensato di fare qualcosa a partire dai pi� piccoli. Sono andati a bussare alle porte dei laboratori, delle cantine e dei retro bottega, dove allora i cinesi vivevano e lavoravano nascosti e indisturbati. Hanno incontrato molti ragazzi e avviato per loro la �scuola della pace�. Ora esistono due gruppi che funzionano molto bene: 30 bambini frequentano le elementari e 40 le medie. �Facciamo da ponte tra le famiglie cinesi e la scuola, perch� spesso sono mondi che non si incontrano�, dice Ulderico. Inoltre per migliorare la vita di chi � costretto a trascorrere gli ultimi anni della propria esistenza in una casa di riposo � nata l�iniziativa �Un�ora di tempo� promossa dagli anziani, sempre nello stile di Sant�Egidio. Cos� all�istituto Panigarola, in zona Corvetto, gli ospiti, molti non autosufficienti e in carrozzina, possono contare sull�amicizia e la compagnia di alcuni coetanei dai capelli bianchi pi� fortunati di loro. La casa di riposo, che nel quartiere � sempre stata lo spauracchio dei vecchi, ora � diventato un luogo di incontro per tutti. Da alcuni mesi la Comunit� si sta occupando anche dei barboni della stazione Garibaldi. �� un gesto semplice di vicinanza e di ascolto�, spiega Ulderico, �loro stessi ci dicono: �Un panino lo danno anche quelli della Croce rossa, ma a cosa serve se poi chi ce lo porta non sta ad ascoltarci?��. Per questo i giovani di Sant�Egidio hanno scelto il dialogo e l�amicizia per restituire dignit� ai clochard. _______________ Fin dall�inizio la Comunit� di Sant�Egidio ha voluto che i suoi membri si impegnassero a diffondere il valore della pace. Diverse iniziative e occasioni di dialogo sono nate in questi anni e non stupisce se oggi Sant�Egidio � tra i candidati al premio Nobel per la pace: la stessa Camera dei deputati si � gi� espressa a favore, ma il riconoscimento � venuto anche da alcuni capi di Stato e dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Tra i gesti pi� significativi non si pu� dimenticare la tradizionale preghiera per la pace, inaugurata ad Assisi da Giovanni Paolo II nel 1986 e riproposta ogni anno da Sant�Egidio in diverse citt� italiane ed europee. Particolarmente toccante fu l�edizione del 1989 a Varsavia, prima della caduta del Muro di Berlino. In quell�occasione i capi religiosi fecero anche un pellegrinaggio ad Auschwitz-Birkenau: il mondo islamico riconobbe la shoah e i buddisti per la prima volta si avvicinarono ai temi dell�olocausto. Dal 1987 il cardinal Martini ha sempre seguito con grande attenzione questo appuntamento e nel 1993 ha invitato la Comunit� di Sant�Egidio a Milano per l�incontro di �Uomini e religioni�. Nonostante fosse in corso il conflitto nei Balcani il vescovo di Sarajevo, il cardinal Vinko Puljic, e gli altri rappresentanti religiosi hanno partecipato alla preghiera. Durante la tavola rotonda i capi delle diverse confessioni hanno dichiarato con forza che quella che si stava combattendo non era una guerra di religione. Puljic, che allora si muoveva scortato dai carri armati, lasci� volentieri la propria gente per alcuni giorni pur di partecipare all�evento e affermare insieme agli altri esponenti la sua volont� di pace. In quei giorni piazza Duomo era gremita di fedeli appartenenti a ogni credo e mentre invocazioni e canti si innalzavano in varie lingue, riti e gesti simbolici accompagnavano la celebrazione. Il prossimo appuntamento si terr� a Palermo dal 1� al 3 settembre, ma iniziative simili si sono gi� diffuse anche tra giapponesi e alcuni gruppi buddisti che si radunano per pregare nello spirito di Assisi. _______________ Ricorda ancora padre Martini le sue �fughe� serali per raggiungere la chiesa di Santa Maria in Trastevere dove la Comunit� di Sant�Egidio si incontrava. Si univa volentieri a questo gruppo di laici che si dava appuntamento per la preghiera vespertina. Erano gli anni Settanta e l�arcivescovo di Milano era allora rettore al Pontificio Istituto Biblico e docente di critica testamentaria. Ha conosciuto a Roma i primi membri della Comunit�, ritrovando anni dopo la stessa esperienza in versione ambrosiana. Oltre a partecipare alle diverse iniziative ecumeniche e di dialogo interreligioso organizzate da S. Egidio in citt� e fuori, Martini ha partecipato lo scorso gennaio alla Giornata della memoria, con la tradizionale celebrazione davanti alla Stazione Centrale. Ma il pi� recente incontro con la comunit� risale alla sera del marted� santo, dove ancora una volta, come ai vecchi tempi, Martini ha lasciato quasi di soppiatto l�arcivescovado per andare a pregare. Una settantina di giovani, in religioso silenzio, attendevano il cardinale a San Bernardino alle Monache, un�antica chiesa vicino al liceo Manzoni. Quando l�arcivescovo � arrivato, si capiva che �era di casa� e conosceva gi� lo stile della preghiera. Dopo la recita comune dei salmi e la lettura biblica si � alzato e con la pacatezza e profondit� di sempre ha commentato la Parola di Dio. Gli � stato affidato un brano del Vangelo di Luca, un testo che Martini ha ricordato di aver meditato all�et� di 13 anni, quando si � reso conto di quanto �fosse ricca la Parola di Dio e capace di diventare nutrimento dello spirito�. �State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano�, ha detto il cardinale parafrasando le parole dell�evangelista, �ci sono sentimenti che ingolfano il cuore, la mente, ottundono la capacit� di vigilanza�. L�arcivescovo ha messo in guardia i suoi ascoltatori dagli affanni della vita che appesantiscono il cuore e dall�ansia quotidiana, tipica delle persone preoccupate solo di riempire il loro tempo. �Quando ho iniziato a seguire il Gruppo Samuele, ragazzi alla ricerca della loro chiamata avevo dato la regola di rinunciare alla televisione e di rinunciare ad affannarsi per l�avvenire�. E molti giovani gli avevano poi rivelato che per loro era pi� difficile riuscire a non preoccuparsi del futuro che spegnere la tv. Per vivere senza sentirsi angosciati e ansiosi occorre pregare, � questo infatti �il rimedio che permette di sconfiggere le paure che altrimenti ci opprimono�. Ma anche perseverare nell�ascolto della Parola. �Ed � per questo�, ha continuato il cardinal Martini, �che il luogo in cui siamo dovr� diventare una scuola di preghiera per l�intera citt�. Di qui l�esortazione a pregare incessantemente, in ogni momento, �per avere la forza di non sfuggire da tutto ci� che deve accadere� e �per resistere, stare in piedi e sopportare con dignit� le prove�. Al termine della preghiera serale l�arcivescovo si � intrattenuto con alcuni membri della Comunit� di Sant�Egidio. �Vi ringrazio per tutte le opere che fate nella citt�, ha detto, �perch� la citt� ha bisogno di voi: � aperta e accogliente, ma necessita di molte presenze, molti accompagnamenti�. Il cardinale ha poi ricordato ai giovani che dalla lettura del Vangelo nasce il servizio di carit� e che la stessa creativit� e gratuit� sono legate al culto del Vangelo e all�Eucaristia, il mistero della gratuit� per eccellenza. �Vi ringrazio e vi incoraggio�, ha concluso, �credo che anche da Gerusalemme potr� seguire il vostro lavoro, verrete magari a trovarmi�. _______________ Basta sfogliare un giornale o accendere la tv per accorgersi di quante situazioni di sofferenza esistono nel mondo. Intere popolazioni vivono di stenti o sono vittime di guerre, tragedie e malattie che nessuno pu� pi� ignorare. La Comunit� di S. Egidio contribuisce a diffondere queste notizie e soprattutto lancia appelli a tutte le persone di buona volont� attraverso il suo sito Internet: www.santegidio.org invitando non solo a una solidariet� �virtuale�, ma anche al sostegno concreto. Molti sono stati gli aiuti per la lotta all�Aids in Mozambico e i rifugiati afgani, le vittime dell�eruzione vulcanica a Goma e la costruzione di un ospedale in Africa, fino alla difesa del diritto alla vita per la nigeriana Safiya. Anche la campagna contro la pena di morte ha gi� dato qualche frutto: sono 4 milioni finora le firme raccolte via Internet per chiedere una moratoria internazionale che sospenda le esecuzioni capitali. Nel frattempo S. Egidio ha �adottato� alcuni detenuti americani gi� condannati al braccio della morte per sostenere le spese legali, chiedere ulteriori indagini o il ricorso in appello. George White, che ha fondato l�associazione di parenti delle vittime di omicidi �Il viaggio della speranza� (The journey of hope) era stato accusato e condannato a morte per aver ucciso la moglie. Dopo 7 anni di carcere � stata riconosciuta la sua innocenza. Ora gira il mondo e racconta la sua storia: cos� si batte per chiedere la cancellazione definitiva della pena capitale. S. Egidio lo ha invitato a parlare agli studenti dell�Universit� Statale di Milano. _______________ Il mio �viaggio� � iniziato il 27 febbraio 1985. Allora vivevo ad Alabama, una piccola citt� di 20 mila abitanti. Ero sposato con mia moglie Charlene e avevamo due bambini, Tom di 12 anni e Christie di 5. Quel giorno alle 17.15 ero appena tornato a casa dal lavoro, allora ero vice direttore di una societ�, e mi stavo preparando per andare fuori a cena con mia moglie, mentre i miei figli sarebbero andati al cinema. A un certo punto � suonato il telefono, era un uomo che mi diceva di avere urgente bisogno di materiale per il congelamento. Mi ha chiesto di aiutarlo e cos� gli ho detto che l�avrei raggiunto di l� a poco al magazzino. Ho detto a mia moglie che dovevo uscire, ma lei mi ha risposto: �Vengo anch�io con te e poi continuiamo la nostra serata insieme�. Quando sono arrivato pensavo di trovarmi di fronte un cliente riconoscente e invece ho trovato un uomo con un fucile. Gli abbiamo dato tutto quello che avevamo, poi ho aperto la porta e cercavo di capire dove quell�uomo voleva che andassimo. Appena ho varcato la soglia ha sparato il primo colpo. E altri ancora. Quando ho ripreso conoscenza lui se n�era andato. Io ero a terra, ferito in tre punti: al braccio sinistro, alla gamba destra e all�addome. Poi ho visto mia moglie distesa in una pozza di sangue, allora mi sono alzato e sono andato a cercare aiuto. Poi sono tornato da lei e cercavo di fermare l�emorragia. Le ho sollevato la testa, il suo volto � ancora impresso nella mia memoria. Mia moglie � morta tra le mie braccia. E ho maledetto Dio. Da quel momento per me e i miei figli � cominciato un incubo: 16 mesi dopo sono stato arrestato e accusato di omicidio. Non riuscivo a crederci. Avevo un avvocato che mi difendeva e confidavo nel fatto che al processo la verit� sarebbe venuta a galla. Ho atteso due anni e mezzo in prigione prima che la giuria riconoscesse la mia colpevolezza. E ce ne sono voluti altri 3 prima che emergesse la prova della mia innocenza. Prima di quell�episodio io ero per la pena di morte, anche se non mi era mai capitato di parlarne. Ci� che mi ha sostenuto in quei 7 anni, che io chiamo �il mio inferno sulla terra�, non � stato l�odio, ma l�amore: per la famiglia, per gli amici e per quel Dio che avevo maledetto. Per quanto sia stato terribile per me quel periodo, io riesco soltanto a immaginare che cosa hanno dovuto sopportare i miei figli: avevano perso la madre e lo Stato di Alabama aveva detto loro che ero stato io ad ucciderla. Ma la loro reazione � stata quella di continuare ad amarmi e io non potevo fare di questo. Se si vuole capire il problema della pena di morte occorre anche comprendere i sentimenti, le emozioni che sono coinvolte. Nel mio Paese dall�11 settembre � scoppiata una terribile tragedia che ha provocato forti desideri di vendetta e ritorsioni. Io capisco questi sentimenti, ma la vera domanda �: come dobbiamo reagire? Per me uccidere qualcuno non � un concetto astratto, qualcosa che si vede in televisione o in un film. Oggi mi basta chiudere gli occhi per vedere cosa significa uccidere e per me non esiste niente di pi� odioso. Negli Stati Uniti la pena di morte � presentata come la falsa promessa che uccidendo qualcun altro si pu� alleviare la sofferenza di chi invece ha sub�to. Questa � una bugia fortemente condannabile. In tutti questi anni ho sempre pensato a mia moglie e ora, dopo tanto tempo, posso guardare il volto dei miei figli e vedere il legame che c�� con mia moglie Charlene. Questa � vita, � amore. Io capisco i sentimenti di chi vuole che venga eliminata un�altra vita in risposta ad un gesto come quello di uccidere. I parenti delle vittime di un omicidio e in generale tutti coloro che sperimentano la tragedia, il dolore, la perdita di qualcuno (e questo riguarda tutti perch� fa parte della vita) hanno voglia di gridare la loro ingiustizia. Ma dobbiamo cercare la risposta nell�amore. E quello che dobbiamo chiedere alle comunit�, alla societ�, ai gruppi religiosi non � di accettare questi nostri sentimenti, ma di aiutarci a dare una risposta di amore. Io stesso mi sforzo, cerco di migliorare, e in questo sono sostenuto dagli amici e da Dio. Quel Dio che ho odiato per pi� di 7 anni e che mi ha detto di amare anche ci� che non � amabile.
Luisa Bove
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