Comunità di S.Egidio


 

27/06/2002


Marija, monaca dallo zar al lager
Mor� nelle camere a gas naziste nel 1945. Forse prese il posto di un�altra donna gi� condannata. La sua colpa? La solidariet� con gli ebrei. Ma la sua storia comincia nell�Ottocento, nella Russia di Nicola II, e cresce nelle difficolt� della Chiesa Ortodossa mentre si afferma il bolscevismo.
Due figli, la vocazione monastica: �La loro morte mi obbliga a divenire madre di tutti�.

 

La storia di Mat� Marija � eccezionale e merita di essere conosciuta. E� l�avventura di una donna che viene dalla Russia di fine Ottocento, passa attraverso gli anni duri della Rivoluzione bolscevica, approda in Francia, dove compie una profonda conversione. Il suo viaggio si svolge dalla Russia zarista alla Francia tra gli anni Venti e la guerra. Il dato geografico non rende ragione della biografia di una personalit� genuina, appassionata, complessa, che giunge alla vita monastica dopo vicissitudini intellettuali e sentimentali che possono sorprendere il lettore occidentale. In Occidente, infatti, Mat� Marija riscopre in maniera radicale il cristianesimo ortodosso e diviene monaca. La sua storia mostra la vitalit� spirituale del cristianesimo russo ortodosso. E� una storia di libert� spirituale, di ricerca di Dio e di amore per gli uomini, che la portano a morire martire nel lager nazista di Ravensbr�ck. Il 31 marzo 1945, Venerd� Santo, Mat� Marija � selezionata per la camera a gas o, forse, prende il posto di un�altra donna gi� scelta per la morte. E� la vicenda di una �nuova martire�, come tanti cristiani russi del Novecento; ma Marija muore in occidente. Nel 1943, aveva raggiunto il figlio Jura e padre Dimitrij, il prete che lavorava con lei, che si trovavano nelle mani della Gestapo. Sperava di salvarli ma era stata arrestata. La loro colpa era la solidariet� con gli ebrei. La motivazione � semplice, come quella delle scelte radicali. Dice la vecchia madre della monaca all�ufficiale della Gestapo che perquisiva la strana casa-monastero: �Mia figlia � cristiana, per lei non c�� n� giudeo n� greco, ma solo delle persone in pericolo. Se ne aveste bisogno aiuterebbe anche voi!�. I tedeschi avevano scoperto l�azione di questa donna che aveva tirato fuori i bambini ebrei dalla disperazione del Velodromo, luogo di concentrazione dei deportati, e che aveva nascosto e aiutato a nascondersi gli ebrei in nome della sua audace fede cristiana. Marija muore a Ravensbr�ck, quell�universo concentrazionario evocato da un�altra deportata, Genevi�ve de Gaulle che si era salvata e poi, dopo quell�esperienza, si era dedicata ai poveri. Ravensbr�ck per� rappresenta solo le ultime pagine della vita di Elizaveta Skobcova, divenuta monaca con il nome di madre Marija. Ma la sua storia � intessuta di tanti e differenti capitoli. La sua vita � segnata, per dirla con Olivier Cl�ment, dalla �rivolta dello spirito�. E� un�esistenza in cui si incrociano i personaggi della Russia di Nicola II, come il procuratore generale del Santo Sinodo, l�uomo che tiene in pugno la Chiesa russa, amico della famiglia o, d�altra parte, il mondo dei bolscevichi e delle lotte rivoluzionarie. Poi, dal 1914, comincia la tormenta della guerra, delle rivoluzioni e della controrivoluzione. Nel 1920, Elizaveta Skobcova (non ancora madre Marija) parte dalla Russia, che lascia per sempre ma che resta la sua �patria spirituale�; passa per Istanbul, che viveva una stagione nuova tra la fine del mondo ottomano e la nuova repubblica di Ataturk, in quel tempo gremita di esuli russi. La peregrinazione continua sino al 1923, quando approda con il suo secondo marito in Francia. Qui tra l�azione cristiana degli studenti russi, l�Istituto di teologia ortodossa di Saint Serge (fondato nel 1924), personalit� come Bulgakov, Berdjaev o Lev Gillet, matura la sua nuova scelta di vita cristiana. Ma tutta la sua esistenza era stata caratterizzata da una forte sete di autenticit�.

Il suo � un monachesimo particolare, segnato dalla �rivolta dello spirito�. Sboccia dal dolore per la morte di due figli e dal desiderio di votarsi agli altri: �Sento la morte di mia figlia mi obbliga a divenire una madre per tutti�, dichiara. Mat� Marija � monaca in mezzo al mondo. Il metropolita Evlogij, grande personalit� del cristianesimo russo dell�emigrazione, le aveva detto al momento della tonsura monastica: �Vi � infatti pi� amore, pi� umilt� e necessit� nel rimanere nelle retrovie del mondo respirandone l�aria viziata�.

Il monachesimo di Mat� Marija � vissuto in mezzo al mondo, soprattutto quello dei poveri. La sua figura pone il problema del �cristianesimo sociale� ai cattolici, agli evangelici e agli ortodossi. La lunga persecuzione comunista ha impedito che, nell�Oriente ortodosso, si sviluppasse un servizio ai poveri e, ovviamente, una riflessione su di esso. Oggi siamo agli inizi del rinnovamento del cristianesimo sociale e la figura di questa monaca non andrebbe dimenticata. Mat� Marija � per padre Lev Gillet - cos� ha dichiarato dopo la guerra mondiale - �una santa ortodossa moderna�.

Ma, anche in Occidente, dove il cristianesimo sociale si � ampiamente sviluppato, madre Marija ricorda che non basta un plesso imponente di attivit� sociali: �Un cristianesimo sociale autentico non deve solo avere una forma cristiana - scrive -, ma deve essere effettivamente cristiano. Per questo, ha bisogno di un�altra dimensione, di un fondamento mistico capace di strapparlo alla spiritualit� piatta e al moralismo a due dimensioni, di condurlo nelle profondit� di una spiritualit� multidimensionale�.

Madre Marija pensava molto al dolore e alla rinascita della Chiesa russa. Sognava che la vita ortodossa nella povert� e nella libert� dell�Occidente avrebbe portato a un profondo rinnovamento della Chiesa russa. Marija aveva affermato con speranza, cogliendo la sfida dei cristiani russi in Occidente: �...la nostra Chiesa non � mai stata cos� libera. Di una libert� cos� grande da dare le vertigini. La nostra missione � mostrare che una Chiesa libera pu� fare miracoli. E se porteremo in Russia il nostro spirito nuovo, libero, creatore, audace, il nostro fine sar� raggiunto�.

La vicenda di Mat� Marija, cos� appassionante, � forse la pi� emblematica di questa comunione ristabilita nella vita e nell�amore per i poveri e i perseguitati, non per intenti unionistici ma per la testimonianza cristiana e ortodossa che viene resa sino nel cuore della Shoah. Marija sente il dramma della divisione dei cristiani di fronte alla seconda guerra mondiale e al progetto di male che si nasconde dentro al conflitto. La divisione dei cristiani indebolisce la loro voce di fronte al male. Marija si dice sicura che si sta preparando �inesorabilmente il letto per la guerra successiva�. Tuttavia intuisce che c�� �una chance unica per l�umanit� attuale�, pur nella tragedia. Dice: �La guerra � un appello; la guerra � quello che ci apre gli occhi�. Infatti, la guerra, questo concentrato di tutti i mali e questa madre di tutte le povert�, richiede una mobilitazione di tutte le energie spirituali.

La vita di Mat� Maria si conclude, nel cuore del Novecento, dentro l�universo concentrazionario come per tanti cristiani testimoni della fede in questo secolo. Leggendo la storia di Mat� Marija si entra nel mondo di quell�ecumenismo dei martiri che non si riduce a formule astratte. E� un ecumenismo che ha un significato largo che va meditato ed accolto in una dimensione profonda. Le pagine di questo libro ci aiutano ad incamminarci su questa strada, attraverso la vita di una martire ortodossa del nostro tempo, caduta in Occidente. Gli ultimi messaggi dal campo di Mat� Marija sono un velo ricamato che rappresenta la vittoria sul male, come l�icona del Cristo crocifisso nelle braccia di sua Madre, testimonianza di una vita che, nel grande dolore e dell�abbandono del lager, crede nella resurrezione di Ges� e la celebra.

Andrea Riccardi