Comunità di S.Egidio


 

09/07/2002

Ma si � valutato bene il portato del provvedimento?
Diamoci la mano pi� che le impronte

 

In dirittura d�arrivo la legge sull�immigrazione. Vuole lanciare un segnale forte di legalit� e sicurezza. Non innova l�impianto della legge Turco-Napolitano, ma inasprisce le sanzioni e aumenta le strettoie gi� previste per ingressi irregolari e infrazioni. Subordina per� tutto al contratto di lavoro e "dimentica" che gli immigrati oltre ad essere lavoratori sarebbero persone, aumentando il potere dei datori di lavoro: forse da questo verr� fuori una concorrenza vera tra italiani e stranieri, pi� "malleabili" sul posto di lavoro, aumentando le tensioni sociali e non diminuendole.

Maggiori strettoie hanno creato finora pi� zone grigie e pi� marginalit�, senza fermare ingressi clandestini, mentre pi� integrazione ha ridotto ovunque nel tempo il rischio criminalit�. Attendiamo di essere contraddetti dai fatti, ma senza troppa convinzione. Discutibile, anche a livello pratico, � "l�uso della forza" contro i gommoni della morte (pi� che contro i trafficanti della morte). Come � noto, quando � stato fatto notare che l�impossibilit� di regolarizzarsi per chi gi� lavorava in Italia era insostenibile e danneggiava anzitutto le famiglie italiane, � stato necessario introdurre la regolarizzazione di colf e "badanti" (o cambiamo la parola o andr� almeno cambiata la voce nel dizionario Zanichelli che la usa per la guardian�a delle bestie!). A questa, con altro provvedimento, si affiancher� la regolarizzazione degli altri lavoratori gi� presenti sul territorio italiano, che emergeranno da sfruttamento, lavoro nero e precariet� giuridica, con vantaggio di tutti. A questo punto c�� stato lo "scambio".

Regolarizziamo, cio� sanatoria s�, ma in cambio impronte obbligatorie per tutti gli stranieri extra-comunitari. Come accade quando si mercanteggia le cose vengono fuori un po� improvvisate e piene di contraddizioni. Anzitutto c�� gi� il Testo unico di Pubblica Sicurezza, all�art.4, secondo il quale chiunque, italiano o straniero, non sia in grado di provare la propria identit� o si rifiuti di farlo, pu� essere sottoposto a rilievi segnaletici e anche "dattiloscopici". Per gli stranieri, poi, c�� anche appositamente il pi� recente decreto del 25 luglio 1998, n.286 (art.6, comma 4), che prevede questa possibilit� in casi di dubbio sull�identit� personale. Negli ultimi tre anni circa 350 mila stranieri in Italia sono stati sottoposti alla procedura di identificazione con rilievi segnaletici, assieme ad alcuni italiani. Le impronte insomma si prendono gi�, quando � necessario. Senza distinzioni. Per questo l�aggiunta alla nuova legge suona ingiustificata e ha un sapore discriminatorio. La conseguenza � non da poco: il rafforzamento nell�immaginario collettivo dell�equazione immigrato uguale persona minacciosa, da prendere con le molle, anzi "per le impronte". Non ci si � avveduti che l�attuale testo render� necessario il rilevamento delle impronte di un milione di immigrati l�anno per il rinnovo del permesso di soggiorno (reso pi� frequente dalla nuova legge) e per almeno 5 dei 34 milioni di stranieri che vengono per turismo in Italia ogni anno: per quegli americani, giapponesi o svizzeri che decidono per mille motivi di stare pi� di otto giorni nel nostro Paese. Dovranno lasciare le loro impronte anche Cafu e Ronaldo, i vescovi che vengono per il sinodo. Sicuramente i religiosi che giungono in Italia per corsi di formazione, gli studenti esteri, i seminaristi, le suore, i preti, quanti frequentano le universit� pontificie: 70 mila presenze stabili che raddoppiano con quelle occasionali ma prolungate. Le nostre questure dovrebbero prendere in un anno invece che 100mila, ben 6 milioni di impronte, 60 volte di pi� (e gi� oggi un rinnovo di soggiorno richiede oltre quattro mesi). Sicurezza s�, discriminazione no. Se si facessero eccezioni per alcune nazionalit� si finirebbe presto per cadere nella gaffe internazionale, nell�incostituzionalit� e nel rifiuto europeo. E� per questo che sono scesi insolitamente in piazza in questi giorni, assieme alla Comunit� di Sant�Egidio, anche l�Unione delle comunit� ebraiche Italiane, le comunit� ortodosse etiopica ed eritrea, l�Unione dei superiori generali e cio� tutte le congregazioni religiose del mondo, la Federazione delle Chiese evangeliche, l�Ufficio centrale degli studenti esteri, il Cir, la Caritas diocesana di Roma e molti altri. "Diamoci una mano, non le impronte" � il titolo. S�, diamoci una mano a non introdurre provvedimenti che non aumentano la sicurezza, ma la zona grigia delle lentezze burocratiche che aiuta l�illegalit�, creano imbarazzi agli stranieri che amano l�Italia e, alla fine, aumentano solo il sapore della discriminazione.

Mario Marazziti