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22/08/02 |
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Periferia di Maputo, capitale del Mozambico, il 29 luglio scorso. � notte, che da quelle parti vuol dire buio pesto, perch� la corrente elettrica non arriva. C., 24 anni, sieropositiva, due bambini morti di AIDS, un "marito" che non si � pi� visto, � da sola nella sua baracca quando sente arrivare le prime contrazioni. "Veramente noi avevamo previsto che il parto venisse qualche giorno dopo - spiega il dottor Leonardo Emberti Gialloreti, epidemiologo romano, volontario della Comunit� di Sant'Egidio -. E invece� E' un miracolo che la ragazza abbia trovato qualcuno che l'accompagnasse in ospedale in macchina. Un viaggio infernale, tutto su strade sterrate. La mattina C. ha avvolto la sua bambina in una coperta (a luglio, in Mozambico, � pieno inverno, n.d.r) e si � trascinata fino al nostro centro e cos� siamo riusciti a salvare la piccola". Per salvarla � bastato somministrarle gli stessi farmaci antiretrovirali che nei paesi ricchi sono stati sperimentati per la prima volta gi� nel 1996, ma che in Africa non sono mai arrivati, perch� costano troppo. Si tratta di un doppio lieto evento: non solo per C. ma anche perch� � il primo caso in Africa di una madre in fretta dal virus dell'Hiv che d� alla luce una bambina non sieropositiva. "Sant'Egidio, d'accordo con il governo di Maputo, ha gi� aperto due centri per la triterapia di Mozambico - spiega il dottore Emberti -: oltre a quello dedicato specificatamente alle donne incinte, ne abbiamo anche un altro sempre nella capitale, aperto tutti. � un day hospital: le persone vengono qui e noi diamo loro il cocktail di farmaci che devono prendere ogni giorno. E quando non si presentano, saliamo su una jeep e li andiamo a cercare dentro i quartieri, casa per casa". Il contatto con le persone, spiega il dottore Emberti, � fondamentale per la riuscita di questo progetto: "Anche C. all'inizio era un po' diffidente. Ma poi, pian piano, si � convinta. Hai iniziato a seguire la terapia e, quando ha partorito, ci ha subito portato la sua piccola. I farmaci, infatti, vanno somministrati al massimo entro 48 ore dal parto, meglio entro 24". E cos� ora la bimba sta bene. Da luglio ci sono stati molti altri "casi fortunati": praticamente uno al giorno. Il personale del centro (tutte dottoresse e infermiere mozambicane, regolarmente assunte e pagate: i consulenti italiani come il dottore Emberti, vi lavorano come volontari) segue le puerpere anche dopo il parto, dando loro del latte in polvere, perch� quello materno pu� veicolare il contagio. Ma la loro � una lotta impari. In tutto il Mozambico ci sono 444 medici (in maggioranza donne) su 18 milioni di abitanti. Un numero assolutamente incongruo, soprattutto se lo si confronta col fatto che il 13% della popolazione (cio� circa 1,4 milioni di persone), ha contratto il virus dell'Hiv. "E questi sono solo i dati ufficiali - spiega il dottor Emberti -. Si calcola che gli orfani lasciati dall'AIDS siano circa 300mila. Del resto, questa � una situazione comune in tutta l'Africa australe, dove l'Hiv ormai fa pi� morti delle malattie polmonari e delle diarrea. Sono poco meno di 40 milioni di persone infettate in tutto il mondo, due terzi vivono nei paesi del continente africano sotto l'equatore. Certo noi da soli non possiamo bastare. Ma il nostro esperimento dimostra che si pu� fare molto. Noi speriamo che presto su questa strada ci seguono anche altri". Speriamo. Sant'Egidio, intanto, va avanti e a settembre aprir� un terzo centro a Beira, nel centro del Mozambico.
Orsola Riva
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