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31/08/2002 |
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Le idee |
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Da domani a marted� 3 settembre Palermo sar� sede di un importante meeting ecumenico internazionale, organizzato dall'Arcidiocesi di Palermo e dalla Comunit� di Sant'Egidio, dal titolo "Religioni e culture tra conflitto e dialogo". Il programma, molto ricco e intenso, avr� inizio domani in Cattedrale (ore 11) con una liturgia (due le omelie: del cardinale Salvatore De Giorgi e del reverendo Ishamael Noko, segretario generale della Federazione luterana mondiale), per concludersi marted� 3 settembre (ore 20) in Piazza Politeama con la firma di un "Appello di Pace". A quasi un anno dall'11 settembre l'iniziativa crea un'occasione di scambio di opinioni, di conoscenze e un motivo per intrecciare prospettive di riconciliazione e di pace tra religioni e culture diverse. E' un'opportunit� per sottolineare che, nel mondo globalizzato, occorre costruire un ethos comune, cio� un consenso su determinati valori e un insieme di norme universalmente vincolanti. Obiettivo, costruire la pace, se non si vuole sfociare in una catastrofe sociale, economica e politica. E' importante tenere in debita considerazione il punto di partenza dal quale ci si muove, consapevoli come siamo che sempre esso � carico di scelte e di interessi precisi. E' necessario considerare che oggi il processo di globalizzazione � egemonizzato dal Nord del mondo, in particolare da Stati uniti ed Europa. Qui una minima parte dell'umanit� vive nell'opulenza, dirige i processi economici, tecnici e politici e segue un progetto di sviluppo utilitarista non pi� sostenibile e che minaccia l'abitabilit� della Terra, mentre la gran parte dell'umanit�, il Sud del mondo, � esclusa da questa opulenza e dai processi decisionali e in molti casi vive in condizione preumane. E' un dato di fatto che proprio nel Nord del mondo, del quale anche la Sicilia fa parte, il cristianesimo � la religione predominante. Questa parte dell'umanit� che vive nella parte del mondo privilegiata � quella che pi� � stata evangelizzata. C'� da chiedersi come essa potr� mai sperare di costruire un proficuo dialogo religioso, provare a creare una piattaforma etica condivisa tra culture diverse, fino a quando la gran parte della specie umana sar� esclusa da un futuro dignitoso? Come potr�, Dio, ascoltare le preghiere di chi fa buoni propositi, con scadenze lontane, senza impegni e sanzioni (ricordiamo Rio, Kyoto, Il Cairo, e ora Johannesburg) mentre nei fatti costruisce privilegi per s�? Al punto in cui siamo, il dialogo religioso se non parte da questa situazione, pur con la buona volont� di tanti, non potr� andare molto lontano. Finora � prevalsa ed � stata legittimata nel mondo un'etica di parte, un'etica regionale, quella del Nord del mondo cosiddetto cristiano. Ma quest'etica di parte, che non � basata sul consenso degli esclusi, � votata al fallimento. Un consenso minimo per un'etica globale non si pu� ottenere se si escludono masse, per esempio quelle arabe, che vivono grandi frustrazioni, e che non vedono all'orizzonte offerte nuove opportunit�. Ma senza il consenso non vi � legittimit� e senza ascolto del grido della Terra e di larga parte dell'umanit� non vi � consenso. Se non vi � la giustizia concreta, perci�, non si possono costruire le basi per il dialogo che rischia di essere qualcosa di astratto e comunque precario. �Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato� (Matteo 25,35): prendere pi� sul serio questo giudizio � il compito della politica ed il dovere profetico irrinunciabile delle chiese cristiane del Nord del mondo. Tutte le tradizioni religiose, mentre hanno la responsabilit� di spingere verso una compassione, un identificarsi con l'altro, un senso spirituale dell'esistenza, possono molto operare perch� lo sviluppo sostenibile ed inclusivo diventi oggetto di mobilitazione dell'opinione pubblica mondiale. Esse, tuttavia, potranno fare ci� pi� speditamente se incominciano a liberare e a riconciliare se stesse da ogni forma di discriminazione e di violenza. Significativa, a tal proposito, � la scelta degli organizzatori del meeting di Palermo di proporre due ambiti dal titolo rispettivamente: "Legge e libert� nelle religioni monoteistiche" e "Autocritica delle religioni". L'autocritica � un atto nobile e generoso che, per�, non pu� riguardare solo i fallimenti del passato, deve intervenire sulle situazioni di oggi. Uno di esse � certamente la condizione della donna nelle religioni. C'� in atto e da tempo una violenza subita dalle donne a causa delle religioni. Le donne sono oggetto di disconoscimento, di deprezzamento e di forme di esclusione. Le notizie recenti di lapidazioni ancora in uso in alcune aree del mondo islamico, contro le quali si � mobilitata l'opinione pubblica (per Safya, Hafsatu e Amina), hanno rimesso il dito nella piaga sul rapporto tra donne e religioni. Ancora oggi le donne, la met� dell'umanit�, all'interno delle religioni, compresa la Chiesa cattolica, non sono uguali agli uomini, non sono ascoltate, non possono partecipare nei processi decisionali e sono confinate in ruoli fissati ideologicamente. Queste situazioni sono un terreno di autocritica reale che chiedono un cambiamento per essere pi� vicine e credibili nel dialogo sulla pace mondiale.
Rosario Giu�
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