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02/09/2002 |
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Il dibattito. A confronto con Zavoli, un imam, un rabbino e un cardinale. Elogio del dialogo. |
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PALERMO. Un rabbino un imam e un cardinale, tre rappresentanti di tre confessioni monoteiste, trovano l�accordo sui temi della pace e della guerra intorno alle domande di Sergio Zavoli e fanno l�elogio del dialogo: se ci si guarda negli occhi, se si mangia, si prega e si studia insieme, diventa impossibile farsi la guerra. E tutti e tre, il presidente del Comitato permanente della Conferenza dei rabbini d�Europa, R�n�-Samuel Sirat, il professor Mohamed Amin Smaili che insegna Dogma musulmano e Religioni comparate all�Universit� di Rabat (Marocco) e nello stesso ateneo � il capo dell�unit� di ricerca sul dialogo interreligioso, e il cardinale tedesco Walter Kasper che presiede il Pontificio consiglio per la promozione dell�unit� tra i cristiani, tutti e tre sognano una scuola, un college, qualche parte del mondo dove coloro che diventeranno i leader religiosi possano vivere e studiare insieme. �Un istituto - spiega il presidente dei rabbini - che in dieci o vent�anni produca una nuova classe dirigente religiosa�. Provocatorie le domande di Zavoli, grande protagonista della tv e scrittore. Perch� tra le tre religioni permangono gravi motivi di scontro? Perch� non sono riuscite in uno dei loro compiti d�istituto e cio� affermare con i fatti che la pace � il primo dei nostri beni? E che senso ha parlare di guerra giusta e fare la classifica della violenza pi� o meno colpevole?A parole tutti d�accordo: la guerra � il male, � l�inferno. Kasper: �Dio � pace, chi si richiama a Dio per fare la guerra offende Dio e gli uomini�. Smaili: �Non ci sono guerre sante�. Sirat: �Solo la pace � santa�. Citano il Cantico dei cantici, dicono che �la Bibbia � chiara, se non c�� dialogo c�� rischio di violenza�. Un applauso a Smaili che parla della visita ricevuta da Sirat e dell�amicizia fra loro �a prescindere�. Zavoli quasi non ci crede, e il suo monito finale sembra una lezione all�occidente che parla di nuovi fronti di guerra: �Eccedere nella risposta significherebbe mettere in crisi il concetto di giustizia perch� una vittima che ne producesse un�altra non terrebbe in equilibrio l�equit� ma metterebbe sulle stesso piano due ingiustizie�.
Delia Parrinello
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