Comunità di S.Egidio


 

03/09/2002

Religioni e Culture fra conflitto e dialogo: convegno a Palermo della Comunit� di Sant�Egidio
Il Vaticano: cos� si combatte il terrorismo
�Le armi siano la fiducia e il rispetto dei popoli�

 

�La grande arma della guerra contro il terrorismo dovr� essere la fiducia e il rispetto nei confronti degli altri popoli�. Monsignor Diarmuid Martin, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, si rivolge al pubblico raccolto a Palermo dalla Comunit� di Sant�Egidio per il convegno internazionale su �Religioni e culture fra conflitto e dialogo� - giovani arrivati da una decina di Paesi, vescovi, intellettuali di tre religioni, politici come Giuliano Amato e Oscar Luigi Scalfaro - ma pensa in realt� agli Stati Uniti e alla politica dell�amministrazione Bush. Introducendo il seminario dedicato al �Conflitto di civilt� dopo l�11 settembre�, una delle decine di tavole rotonde nelle quali si articola il convegno palermitano, il rappresentante vaticano � netto: �Nessuno mette in dubbio la necessit� di combattere il terrorismo�, afferma. Ma �una guerra contro il terrorismo non potr� essere altro che una guerra in favore dello stato di diritto, una guerra che non vuole semplicemente bloccare un nemico ma favorire un�equa convivenza fra persone, popoli e diverse culture�. Una guerra del genere, � il monito che la prima potenza spirituale rivolge alla prima potenza materiale, �non potr� essere combattuta con le sole armi tradizionali. N� la violenza in s�, n� la dimostrazione della propria superiorit� militare, n� i patti pragmatici della realpolitik sono gli strumenti adatti alla creazione di una nuova visione della convivenza umana. Potrebbero addirittura provocare il risultato opposto�. Se non vuole dunque limitarsi �all�eliminazione di alcune personalit� ritenute pericolose� - un riferimento a Saddam Hussein? - la lotta al terrorismo �diventa per sua natura una lotta per i valori, diventa una lotta in favore dell�equa convivenza fra i popoli�. E' per l�appunto la convivenza tra i popoli l�obiettivo auspicato da tutti i partecipanti al convegno, che si concluder� stasera e che ieri ha messo a confronto diretto anche rappresentanti israeliani e palestinesi (l�ex negoziatore alla Conferenza di Madrid Sari Nuseibeh e il ministro del governo Sharon Dan Meridor) e ha visto l�esordio italiano di un ayatollah iraniano, Mohamed Ali Taskhiri. �Se lo scontro tra le culture - osserva Gianni Riotta - non finisce nell�armonia ci sar� una guerra che coinvolger� tutto il mondo�. Terrorismo e Medio Oriente non sono stati i soli temi affrontati a Palermo. Si � parlato a lungo anche di immigrazione: �Siamo stracolmi di articoli 18,36, 72 e 144, eppure appena un immigrato perde il contratto di lavoro non ha pi� diritto a rimanere in Italia�, ha osservato l�ex presidente del Consiglio e vice presidente della Convenzione europea Giuliano Amato. Con un�amara riflessione: �Ancora si fronteggiano due Europe, quella degli individui che hanno paura degli altri e che accrescono la societ� dei "lucchetti forzati", e quella dei cittadini che vedono gli altri non come nemici ma come se stessi�.

Emanuele Novazio