Comunità di S.Egidio


 

03/09/2002

Dan Meridor, ministro israeliano che partecip� a Camp David
�L�Europa dovrebbe premere con una sola voce sull�Iraq�

 

MINISTRO Dan Meridor, lei � membro autorevole del governo Sharon e ha partecipato al negoziato di Camp David dove ha trattato direttamente con Arafat: Israele pu� ancora negoziare con lui o state aspettando un successore? �Arafat ha ottenuto un grande risultato: il governo di unit� nazionale a Gerusalemme � nato grazie a lui, l'unico palestinese che respingendo tutte le proposte della sinistra e della destra israeliana ha convinto Sharon e Peres ad allearsi. Del resto siamo stati noi a legittimarlo: quando era in Tunisia sapevamo benissimo che era un terrorista, ma gli abbiamo dato una grande opportunit� decidendo di trattare con lui a Oslo. Lo abbiamo fatto tornare, gli abbiamo dato uomini armati e rispettabilit� internazionale. Senza di noi non sarebbe mai entrato alla Casa Bianca�.


E oggi, 9 anni dopo Oslo?

�Le illusioni sono cadute. Israele gli ha fatto ogni concessione, Barak � caduto per avergli offerto perfino la divisione di Gerusalemme e la nascita di uno Stato palestinese. Una sola cosa non gli ha promesso, la distruzione di Israele attraverso il ritorno di migliaia di palestinesi che avrebbero alterato la struttura demografica del Paese. A ogni offerta Arafat ha detto no: � alla luce di tutto questo che conviene chiedersi se sia l'uomo giusto per la pace. La risposta � che � stato eletto, ma questa � naturalmente un'altra cosa�.


E Sharon?

�E' stato eletto soltanto grazie agli errori di Barak, ma � l'uomo giusto per la pace, anche se non l'unico. E lo � perch� ha l'abilit� politica di essere un falco: se decider� per la pace la maggioranza del Paese lo seguir�. Ma deve essere convinto che ne esistano le condizioni�.


Vale a dire?

�La fine delle violenze. Il fatto � che Arafat non la vuole perch� crede nel terrorismo�.

Israele � pronta a usare l'atomica in caso di attacco iracheno?

�Spero che nessuno ci attacchi, anche se nel '91 l'Iraq l'ha fatto con l'appoggio di Arafat. Allora ci siamo difesi e lo faremmo ancora, ma non voglio entrare in dettagli, tanto meno considerare simili opzioni�.

Israele sarebbe disposto ad attaccare l'Iran, se Teheran completasse la centrale nucleare di Busher che si ritiene in grado di produrre materiale atomico a uso militare?

�Non pensiamo ad attaccare nessuno, lo ripeto. Ma non dimentichiamo che l'Iran dice apertamente, ai suoi massimi livelli, che suo obiettivo non � aiutare i palestinesi ma distruggere lo Stato di Israele. Lo sostengono anche Iraq e Libia, e tutti questi Paesi stanno sviluppando l'arma nucleare. Stiamo attenti a non svegliarci troppo tardi: a cominciare dall'Europa, che nonostante tutto continua nella sua politica di accomodamento con Teheran�.


Israele potrebbe ricorrere al �primo colpo� contro questi Paesi?

�In questo momento bisogna fare forti pressioni politiche su Teheran: l'America le fa, mentre l'Europa continua a fare affari. L'Europa sarebbe di grande aiuto se prendesse sul serio la realt� e non si accontentasse dei buoni propositi�.

Lei � molto critico con l'Europa.

�L'Europa ha dato vita al "quartetto" insieme con Usa, Russia e Onu: � una buona idea, ma in ogni quartetto per evitare la cacofonia devono suonare tutti la stessa musica e seguire il primo violino, in questo caso Washington. Suonare ognuno per contro proprio significa allontanare la pace�.


La costruzione del muro in Cisgiordania ha sollevato molte critiche anche in Israele. Non crede che sia un altro colpo alla pace?

�La nostra prima idea � stata fare un accordo generale con l'autorit� palestinese, ma non ha funzionato. La seconda idea � stata delegare Arafat alla repressione del terrorismo, ma non ha funzionato. Abbiamo cercato allora di contenere i palestinesi nei territori, ma ogni nostra decisione � stata contestata. Che cosa dovevamo ancora fare per fermare gli attacchi contro di noi, senza occupare stabilmente tutti i territori? Il muro potrebbe segnare la svolta: riuscir� a bloccare le violenza e riaprir� la strada al negoziato�.

Emanuele Novazio