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03/09/2002 |
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Sari nuseibeh, rettore dell'Universit� Al Quds di Gerusalemme |
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PROFESSOR Sari Nuseibeh, lei � rettore dell'Universit� Al Quds di Gerusalemme. In passato � stato negoziatore palestinese alla Conferenza di Madrid ed � rimasto consigliere di Yasser Arafat. L'11 settembre ha cambiato i termini della crisi in Medio Oriente e vi ha introdotto di prepotenza il fattore Iraq, adombrando la possibilit� di un attacco a Saddam Hussein. Con quali conseguenze sul processo di pace in Palestina? �Gli attentati contro gli Stati Uniti hanno profondamente mutato i termini di riferimento della politica americana. In primo luogo l'elemento centrale non � pi� il conflitto in Medio Oriente ma la guerra contro il terrorismo internazionale. In secondo luogo Washington considera Saddam l'incarnazione del male. In terzo luogo nella visione americana il problema mediorientale si pu� aggirare e abbandonare al suo destino. Anche se gli Stati Uniti hanno deciso di intervenire nello scacchiere mediorientale, vi agiscono nel contesto della lotta al terrorismo senza curarsi dell'influenza che la loro azione ha sul conflitto nella regione�.
�Non immediatamente, ma certo avrebbe conseguenze nel medio-lungo periodo. Gi� oggi la crisi produce pericolose "perdite di contatto e comunicazione" fra Occidente e mondo arabo, con possibilit� di gravissime lacerazioni. Si sta creando una deriva, ed � facile immaginarne i rischi. Alla base di tutto questo c'� anche un problema americano: Washington non ha sviluppato una politica coerente nei confronti di regimi come quello iracheno. E non mi riferisco soltanto all'Iraq, ma a tutti i regimi nei quali regnano corruzione, autoritarismo e mancato rispetto dei diritti umani, e con i quali gli Stati Uniti fanno ottimi affari�.
�All'Europa chiedo di essere davvero indipendente dagli Stati Uniti nella politica verso l'Iraq e il Medio Oriente. La sua vicinanza alla regione fa la differenza rispetto agli Stati Uniti: l'Europa non deve permettere la creazione di una deriva culturale, politica ed economica fra Occidente e Oriente, ma creare ponti e comunicazione�.
�Il fondamentalismo � in crescita, sta dirottando l'Islam ed � sempre pi� in grado di determinare l'evoluzione politica in Medio Oriente. Ma � parte di un quadro pi� vasto: anche le reazioni dell'Occidente finiscono per rafforzarlo. Nei suoi confronti l'Occidente deve mantenere freddezza e razionalit�.
�Sharon va sostituito se vogliamo un accordo che preveda la nascita di due Stati, entrambi con capitale Gerusalemme. Ma qualunque sia il modello, per realizzarlo serve una nuova leadership israeliana�.
�Le religoni non sono necessariamente occasioni di saggezza nel mondo d'oggi, anche se naturalmente possono esserlo. Cristianesimo, ebraismo e islamismo non dialogano su molti temi e non credo sia utile affidarsi alla loro santit�. Quando i leader religiosi sono pronti a lottare in favore dei valori umani il loro sforzo � lodevole, ma quando appoggiano il radicalismo e negano il riconoscimento degli altri non aiutano la soluzione dei problemi�.
�Ho avviato una campagna nei territori occupati contro queste azioni. Quale che sia la loro motivazione - e ci sono differenti spiegazioni, in proposito - le ritengo moralmente ingiustificabili e politicamente controproducenti. La violenza non porta a nulla: questa autocritica mi conferisce l'autorit� morale per condannare le violenze israeliane.
Emanuele Novazio
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