Comunità di S.Egidio


 

03/09/2002

Palermo / Al meeting delle religioni a un anno dalla strage in Usa
Prove di dialogo ebrei-palestinesi

 

PALERMO � Ad un anno dall' attacco terroristico contro gli Stati Uniti, esponenti di diverse fedi e uomini politici e di governo, a cominciare da ebrei e palestinesi, cercano il dialogo a Palermo, all' incontro organizzato dalla Comunit� di Sant' Egidio. I temi della seconda giornata di lavori sottolineano una grande domanda: � davvero inevitabile un conflitto di civilt�? I presunti esecutori degli attentati in Usa hanno dichiarato guerra al mondo ebreo-cristiano, quasi a confermare la tesi di Samuel Huntington, che oggi suona come una profezia. Huntington, in tempi non sospetti, aveva sostenuto che il conflitto nell' era successiva alla Guerra fredda sarebbe stato caratterizzato da scontri tra civilt� e questo periodo storico, secondo David Smock, dell' Istituto statunitense per la pace, �ha tutte le caratteristiche per prevedere un conflitto duraturo, anche se - ha aggiunto - mai come adesso � avvertito un bisogno urgente da parte di tutte le confessioni di impegnarsi nel dialogo�. La giornata si � aperta al teatro Massimo con un confronto su �Israeliani e Palestinesi: dialogo per il futuro�. Il ministro israeliano Dan Meridor ha ricordato con rammarico �il fallimento dei trattati di Camp David: �avevamo quasi in pugno la soluzione su sicurezza, confini, la questione dei profughi e di Gerusalemme, ma improvvisamente tutto � saltato e sembrava di essere precipitati nel 1947�. �Una grande speranza - dice Sari Nuseibeh, presidente dell' universit� Al Quds di Gerusalemme- che � diventata un grande fallimento�. Ma il conflitto mediorientale, per Leila Shahid, delegata dell' autorit� palestinese a Parigi �non rassomiglia a nessun altro, perch� � di tipo esistenziale: gli israeliani sono portatori della tragedia dell' Olocausto, i palestinesi delle ferite della colonizzazione e dell' indipendenza, che ha sottratto loro la terra�. Se Arafat per il commentatore politico della televisione israeliana, Ehud Yaari, resta il grande imputato, � anche vero che �Israele - ha detto il giornalista - deve accettare la presenza internazionale anche nei luoghi santi�. Ma l' Occidente � messo sotto accusa dall' ayatollah iraniano Mohamed Ali Taskhiri, che contesta agli Stati Uniti di aver �unilateralmente dato una definizione di terrorismo, che si traduce nel concetto 'chi non � con noi � un terrorist� e invita la comunit� internazionale a rettificare la tesi americana, perch� �terroristica � ogni azione - ha aggiunto Taskhiri - volta al raggiungimento di obiettivi illeciti e disumani e che mini i diritti religiosi e legali delle persone�.Il vescovo ortodosso Emmanuel Adamakis, a nome del patriarca ecumenico Bartolomeo, non risparmia critiche ad alcuni governi europei, �che mostrano atteggiamenti ostili verso gli emigrati e verso espressioni religiose diverse. Nel dibattito sul terrorismo interviene anche Ghassan Tueni, intellettuale arabo cristiano, che vive in Libano e presiede Les editions Dar An-Nahar�."L'11 settembre - dice - non � 'la fine della stori�, n� il principio di un' altra. La guerra contro il terrorismo, descritta come una crociata, non � un atto di maggiore civilt� rispetto all' attacco alle Twin Towers. Perch� si possa parlare di conflitto di civilt�, bisognerebbe attribuire ad Al-Qaida e ai talebani il �diritto� di rappresentare la cultura, la filosofia e il modello di governo islamici�. Uno �scontro� che non riguarda solo religioni diverse, ma spesso coinvolge anche i rapporti tra Fede e Stato. L' ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, analizzando questo tema, ha osservato: �la norma religiosa ha diritto di toccare l' interiorit�, quella dello Stato no, altrimenti diventa aberrante�. �Nella Civis - ha sottolineato l' ex capo dello Stato - i credenti devono rispettare le norme, quando sono degne di essere rispettate�. Numerosi gli interventi di politici e religiosi all'importante assise.Al meeting ha parlato ieri Giuliano Amato che ha detto: �Siamo stracolmi di articoli 18, 36, 144 e poi se un immigrato viene nel mio Paese, appena perde il lavoro, perde il diritto di stare in Italia. C'� qualcosa che non funziona: si fronteggiano due modelli e di Europa e di schemi di diritti�.