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03/09/2002 |
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Opinioni e Commenti |
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Il mondo brucia. Una guerra � in corso, a tutto campo, anche se a volte impalpabile. Una guerra che potrebbe avere conseguenze inquietanti � annunciata in Iraq. In un mondo che brucia, a che serve il dialogo? Dopo l'11 settembre sono cresciuti quanti ritengono ormai inevitabile lo scontro tra le civilt�. Ci sono motivi per il pessimismo: la distanza che sembra aumentata tra Nord e Sud del mondo, la debolezza e le divisioni che accompagnano il vertice di Johannesburg da cui tanto potrebbe dipendere per la salvezza e il futuro del pianeta. E' un sentimento diffuso: il dialogo non apre, in fondo, ingenuamente alla violenza in nome della religione? Il pessimismo davvero pu� sembrare razionale ma non � tanto ragionevole. E' in questo clima che la Comunit� di Sant'Egidio, mentre ci si chiede come difendersi e chiudersi meglio, rilancia con il Meeting mondiale: �Religioni e culture tra conflitto e dialogo�. A Palermo, come mai negli ultimi 15 anni, si sono raccolti leader e rappresentanti della grandi religioni del mondo e di diverse culture e provenienze laiche: al centro il problema dei problemi: scontro o dialogo? Dopo l'11 settembre il dialogo non solo � utile, ma � necessario come non mai. Non � l'illusione delle anime belle, ma � la risposta profonda, e unica davvero realistica, che crea ponti tra mondi impermeabili e prigionieri di stereotipi dell'altro. Il dialogo appare necessario per svuotare giacimenti di odio e di diffidenza che rischiano di alimentare terrorismo e risentimenti per generazioni. Il terrorismo dell'11 settembre ha provato a dire che davvero � in atto uno scontro di civilt�. Il pessimismo regalerebbe in anticipo al terrorismo una vittoria che, al contrario, � in nostro potere evitare. Occorre trarne iniziative coerenti.
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