Comunità di S.Egidio


 

03/09/2002

Meeting di Sant�Egidio: musulmani, cristiani, ebrei, sick insieme per la pace
Un raid non batte il terrorismo
Seimila partecipanti all'annuale conferenza "religioni e culture a confronto"

 

C�� un curioso passeggio lungo via Ruggero Settimo, tra il Politeama e il teatro Massimo. Ci si sposta da una sede all�altra dei sedici dibattiti giornalieri, ma i pi� restano incollati alla sedia.

I responsabili della Comunit� di S. Egidio contano seimila partecipanti, delegazioni provenienti da altre citt� ed oltre tremila palermitani. Dopo Lisbona e Barcellona l�annuale conferenza �religioni e culture a confronto� approda nella pi� araba delle capitali italiane e la diplomazia �trasteverina� dell�organizzazione cattolica si avvicina anche fisicamente al Medio oriente, che vuoi dire Palestina, ma anche Iraq, un nome pronunciato poche volte ma nascosto dietro molti pensieri.

L�ultima volta che S. Egidio riun� religiosi di diversa fede a convegno, le Torri gemelle stavano ancora in piedi: sarebbero crollate pochi giorni dopo. Ci sono stati poi la guerra in Afghanistan voluta da Bush e l�incontro interreligioso di Assisi voluto dal Papa, mentre all�orizzonte soffiano oggi nuove minacce su Baghdad. La guerra sembra davvero infinita e le preoccupazioni della Chiesa aumentano. Con prudenza, quasi sottotraccia, la prospettiva di una nuova escalation allontana le posizioni vaticane dalla dottrina americana.

�Dopo l�11 settembre c�� uno scontro di civilt�?� ci si domanda alla tavola rotonda pi� importante della giornata. Quasi tutti si precipitano a rispondere di no, ma monsignor Diarmund Martin si preoccupa piuttosto di come evitarla. Se guerra al terrorismo ci deve essere allora secondo l�osservatore vaticano alle Nazioni Unite a Ginevra, che �� una nuova forma di guerra, una guerra in favore dello stato di diritto�.

Non si tratta perci� di �bloccare un nemico� e �non potr� essere combattuta con le sole armi tradizionali�. A chi sta parlando il presule? Facile scorgere una critica alla teoria dei bombardieri occidentali soprattutto quando afferma: �Un mondo pluralista non sar� costituito da una coalizione dei soli like-minded�, come dire del pensiero dominante. �La guerra al terrorismo � aggiunge � non sar� vinta con qualche quick fix � intervento rapido � trascurando uno sviluppo sostenibile per tutti�. Tanto meno sar� vincente se punter� �all�imposizione delle nostre posizioni�. Altrimenti, conclude Martin, �una guerra produrr� un conflitto di civilt� ancora pi� grave�.

Mussulmani, cristiani, ebrei, sick, tutti a discutere il contributo delle religioni alla pace, pronti a riconoscere che � � il tema di uno dei dibattiti � � giunta l�ora di un�autocritica. Ma subito bisogna sgombrare il terreno da assurde rappresentazioni. Come si pu� parlare di una identit� giudaico-cristiana, si chiede il teologo mussulmano turco Mehmet Aydin? E dove era durante il nazismo? Non erano tutti cristiani quelli che si combattevano in Irlanda, incalza lo statunitense David Smock? E gli iracheni non sono islamici quanto gli iraniani? Non ha senso perci� ergere gli Usa - rincara l�intellettuale libanese Ghassan Tueni - �a difensore di una civilt� occidentale alla quale l�islam ha contribuito per pi� secoli di tutta la storia americana�. L�attacco di Tueni, che ricorda l�addestramento dei vari bin Laden ad opera della Cia, � frontale: �L�islam � ostaggio del terrorismo ma anche gli Usa sono ostaggio della violenza�.

Sul versante opposto resta il condirettore de La stampa Gianni Riotta, a ribadire che �lo scontro non � di civilt� ma tra tolleranza e intolleranza�, che bisogna guardarsi da un certo �negazionismo� sull� 11 settembre e che comunque l�Europa non dovrebbe lasciare gli americani da soli contro Saddam.

Intanto Sant�Egidio sogna di organizzare un incontro tra israeliani e palestinesi a Gerusalemme. Un po� per cortesia, un po� per buona volont�, Io propongono il ministro israeliano Dan Meridor e la delegata palestinese in Francia Laila Shahid.

I miracoli per� devono attendere ed � gi� miracoloso il tono pacato del dibattito tra i due esponenti. Il primo rimpiange l�accordo mancato a Camp David perch� - afferma - �Arafat non poteva dare la pace che avrebbe voluto� ma aggiunge che �l�80% degli israeliani accetterebbe la pace� e che �anche la destra ha capito che bisogna dividere la terra con i palestinesi�. Anche Shahid rievoca Rabin �uomo degli accordi�. Ora, dopo le sanguinose rappresaglie, tutto � terribilmente pi� complicato, �il consenso per una soluzione politica � eroso�, �chi tra i palestinesi ci credeva � finito in carcere�. Qualche speranza tuttavia resta, anche perch� - aggiunge - �in campo ebraico avanza la consapevolezza del diritto alla libert� dei palestinesi�. Tanta distensione sembra incredibile, forse anche al cardinale Roger Etchegaray, l�inviato di pace vaticano che nei giorni dell�assedio a Betlemme era dovuto ripartire per Roma lasciando la basilica della Nativit� ancora sotto tiro dei tank israeliani. Mentre si dipanano gli interventi di Giuliano Amato, Oscar Scalfaro, vescovi anglicani e luterani, rabbini e perfino l�ayatollah iraniano Ali Taskiri, il portavoce della Comunit� , Mario Marazziti, si dice soddisfatto perch� stavolta tra le chiese ortodosse, sorelle difficili della cattolica, partecipa anche quella di Grecia e da Mosca � arrivato il metropolita Ilarion.

E siccome nel mondo c�� un gravissimo rigurgito di antisemitismo, S. Egidio annuncia, insieme al presidente della Comunit� ebraiche in Italia Amos Luzzatto, che sar� organizzato un convegno internazionale: a Roma il 16 ottobre, anniversario della deportazione senza ritorno degli ebrei del ghetto.

Fulvio Fania