|
03/09/2002 |
|
Storie minime al meeting della Comunit� di S.Egidio |
|
E� il meeting dei grandi numeri, quanto ad affluenza e partecipazione. Qui si trattano i grandi temi legati alla pace nel mondo, al dialogo tra le culture e le confessioni religiose pi� diverse. Anche le pi� lontane da noi. E� tra il Politeama ed il Massimo che nasce quest�inconsueta, sorvegliatissima, cittadella di seminari e di incontri internazionali. Dalle mille lingue che si rincorrono perla strada, quest�atmosfera straordinaria penetra nella pelle e nel pensiero di chi dice: �Qui si fa la pace, qui si cerca una varco possibile che porti lontano dalla barbarie�. Proprio in questa citt�, che di pace ne ha avuta ben poca ed in cui l�estate trascorre ricordando i morti del le terribili stragi di mafia. Sacerdoti cattolici e preti ortodossi, rappresentanti dello scintoismo e buddisti, ebrei e musulmani, tutti percorrono queste strade. E parlano tra loro. Eppure, alla Storia che qui si celebra, s�intrecciano le mille storie minime delle persone comuni che qui sono venute per essere testimoni di un avvenimento importante. Storie di quotidiana umanit�, come quella di Vito che la sua vita normale la trascorre al Cottolengo di Torino, su una sedia a rotelle, il corpo ridotto ad un tronco umano. Cos� � nato. Ma il sorriso non l�ha perso e s�aggrappa alla vitalit� con la forza di un ragazzo scatenato: �Sar� perch� sono di origini meridionali, di Avellino, ma sono sempre allegro e circondato d�amici. Certo, a volte capita anche a me d�esser triste, ma questi qui - e volge lo sguardo chiaro ai volontari che accompagnano il gruppo di 50 disabili gravi provenienti da Bologna e Torino - mica mi lasciano in pace. Sono qui per tutta questa gente, per sentire cosa si pu� fare per la pace, per quest�atmosfera che, da sola, mi riempie di gioia�. Ed � sto ria minima anche queila di Youssef Etais, cattolico marocchino, da tre anni con la Comunit� di Sant�Egidio, a Roma: � preoccupato dal rigore illiberale della nuova legge sull�immigrazione, mortificato di dover dare le sue impronte digitali. Trattato come un ladro, lui uomo onesto, saldatore per vivere. E� gonfio di delusione il cuore della comunit� ivoriana di Palermo. Fino alla mezzanotte di domenica hanno atteso invano d�incontrarsi con il loro cardinale, proveniente dalla Costa d�Avorio. Vestivano gli abiti tradizionali migliori e gremivano la piazza davanti alla chiesa di Santa Chiara, l�Africa pulsante a Palermo. Aspettavano di ricevere notizie attendibili sulla situazione politica del proprio Paese, lacerato da una guerra civile che, da anni, schiera l�uno contro l�altro musulmani e cristiani. �Da un anno a questa parte regna una strana calma - dice Yabi Jesus, esponente della comunit� - ma c�� poco da fidarsi: sotto covano le braci ardenti dell�intolleranza. La situazione � grave, una vera polveriera che potrebbe scoppiare con le prossime elezioni presidenziali, nel 2005. Difficile persino pensare ad un tavolo di mediazione, sicch� non resta altra via che l�attesa�. il mondo � qui ma la comunit� ivoriana lo sente cos� lontano�
Karen Basile
|