Comunità di S.Egidio


 

04/09/2002

Al meeting di SANT�EGIDIO
�Troppe promesse non mantenute�
Presidente del Burundi contro la comunit� internazionale

 

Ad un anno dall�attacco terroristico contro gli Stati Uniti, esponenti di diverse fedi e uomini politici e di governo, a cominciare da ebrei e palestinesi, hanno cercato il dialogo a Palermo, all�incontro organizzato dalla Comunit� di Sant�Egidio. �Molti uomini e molte donne, presi dalla paura per il futuro, si sono lasciati trascinare nella rassegnazione e nel pessimismo, dall�opposizione di un mondo contro un altro, dallo scontro di una religione e di una cultura contro un�altra - si legge nel documento finale firmato da esponenti del mondo cattolico, musulmano, ebraico, cristiano ortodosso - Conosciamo i rischi di una vita quotidiana segnata dalla paura e dalla diffidenza verso l�altro: il dolore del mondo ci impone di cercare assieme, credenti e non, le vie della pace e della solidariet�. La globalizzazione non pu� essere solo la libera circolazione dei beni; deve essere anche globalizzazione della solidariet�, del dialogo, della giustizia e della sicurezza per tutti�.

Palermo. Al meeting di Sant�Egidio, l�Africa tiene banco, e Palermo risponde a Johannesburgh. �L�Africa � stata saccheggiata dall�Occidente, adesso merita una riparazione�. Il piano di aiuti � proposto da Kourouma, uno dei maggiori scrittori africani viventi. �L�Africa ha vissuto la schiavit� e la colonizzazione: gli uomini non erano considerati tali, e i colonizzatori si sono divisi il nostro continente. Adesso l�Africa deve essere riscattata, con un piano massiccio e generoso accordato da Ue e Stati Uniti�. Secondo lo scrittore ivoriano, i �vantaggi non sarebbero solo per l�Africa, ma anche per l�Occidente, che avrebbe cos� un nuovo mercato di pi� di un miliardo di persone�. Agli "afropessimisti", Kourouma indica due parole chiave, "giustizia e tolleranza", �per affrontare problemi come l�Aids e i conflitti: cos� ha fatto Sant�Egidio in Mozambico �.

Ne parliamo con Pierre Buyoya, presidente del Burundi, paese in cui sono morte oltre 300.000 persone nel corso degli anni �90. Buyoya � intervenuto all�assemblea inaugurale del meeting con un quadro a chiaroscuro del processo di pace in corso nel Paese. �Per secoli non ci sono mai stati conflitti etnici o comunitari tra hutu e tutsi in Burundi � spiega Buyoya - ma il conflitto etnico � nato dal sistema coloniale, che ha teorizzato le differenze tra i gruppi a scapito delle somiglianze, ci ha divisi gli uni dagli altri per poter meglio dominarci. Il colonialismo ha favorito in un primo tempo i tutsi, sia nell�amministrazione statale sia nel sistema scolastico. E al momento dell�indipendenza ha puntato sulla componente maggioritaria, gli hutu�. Ma non � solo il colonialismo il responsabile perch� �quarant�anni dopo l�indipendenza non possiamo biasimare solo il colonizzatore. Le �lites burundesi hanno sfruttato il conflitto nella loro lotta per il potere�. Mentre il meeting � in corso, le classi politiche africane iniziano ad interrogasi sulle proprie responsabilit�.


Presidente Buyoya, qual � il significato della vostra presenza a questo incontro? Che segnale intende dare al suo Paese e alla comunit� internazionale?

�Ho accettato l�invito di Sant�Egidio, che ha dato l�avvio ai nostri colloqui di pace: per un anno siamo stati loro ospiti, ci hanno accolto a Roma in modo discreto, prima di p assare a d Arusha, in Tanzania. Il loro impegno nella ricerca della pace, in Burundi e altrove, � molto importante. Qui a Palermo possiamo fare il punto su quanto � stato fatto, ma anche su quanto resta da fare. E la fase pi� difficile, per il Burundi come per ogni accordo di pace, � proprio la sua applicazione concreta �.


Due anni fa ad Arusha � stato raggiunta un�intesa, che non tutte le diciassette fazioni e milizie hanno accettato. Quali sono i prossimi passi per fermare la violenza?

�L�obbiettivo � raggiungere il cessate il fuoco, che coinvolga anche chi non ha aderito ad Arusha. Nello scorso agosto abbiamo raggiunto un accordo con una fazione, ma una parte di essa ha rifiutato. Siamo pronti a negoziare con chiunque, anche con l e bande armate, senza porre condizioni pregiudiziali. Ma dobbiamo lavorare sul progetto che � gi� stato negoziato, per non iniziare ogni volta da capo�.


Nel suo discorso ha criticato la comunit� internazionale. Quali i punti sul tappeto?

�La comunit� internazionale ha promesso molto e non ha mantenuto. L�assistenza � solo nelle parole, e non nei fatti. Qui si � parlato anche dell�Aids in Africa: � il pi� grande flagello che il nostro continente sta conoscendo da secoli, e sta decimando la popolazione in modo incredibile.

In Europa faticate a capire, ma per noi � la vita quotidiana. Ma non � possibile fare nulla senza l�assistenza e la solidariet� internazionale. Le classi politiche africane sono pronte ad affrontare il fenomeno. Forse ci siamo arrivati tardivamente, ma abbiamo bisogno dei mezzi e della vostra assistenza per affrontare questo flagello�.

Doriano Saracino