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06/09/2002 |
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IL CONSIGLIERE DI PAPA WOJTYLA CHE HA MEDIATO NELLA CRISI DELL�ASSEDIO ALLA BASILICA DI BETLEMME |
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La Santa Sede lancia un appello a israeliani e palestinesi perch� non dimentichino il carattere universale di Gerusalemme: �Nessuno pu� rivendicarla esclusivamente per s�, dichiara alla �Stampa� il Cardinale Roger Etchegaray, consigliere di Giovanni Paolo II e profondo conoscitore della situazione in Medio Oriente, dove la scorsa primavera ha mediato al culmine della crisi dell'assedio alla basilica di Betlemme. Ai margini del Convegno di Palermo su �religioni e culture� organizzato dalla Comunit� di Sant'Egidio, Etchegaray rilancia con forza il piano della Santa Sede sui Luoghi Santi.
�La Santa Sede continua a chiedere che Gerusalemme sia protetta da uno "statuto speciale con garanzie internazionali". Che cosa significa? Che ci devono essere uguaglianza di diritti e trattamento per tutti coloro che appartengono alle comunit� delle tre religioni presenti in citt� - ebrea, cristiana e musulmana - nel contesto della libert� di esercitare attivit� spirituali e culturali. I Luoghi Santi in citt� devono essere conservati e i diritti alla libert� di religione, culto e accesso devono essere protetti, si tratti di residenti o pellegrini�.
�E' un problema politico che riguarda israeliani e palestinesi, ma la Santa Sede pensa che Gerusalemme � una citt� insieme unica e universale. E' difficile comprenderla per quella che � nella pienezza della sua vocazione: bisogna comprendere ancora meglio il senso della appartenenza a Gerusalemme delle tre famiglie uscite da Abramo, ebrei, cristiani e musulmani. Ognuno si ritrova a titoli diversi ma ugualmente inviolabili�.
�S�. Gerusalemme non � un luogo che si possiede ma un luogo che ci possiede, perch� � un luogo che appartiene a Dio, un luogo prima di tutto che riassume il destino dell'umanit�.
�Credo che una soluzione la si potr� trovare. Secondo me il problema di Gerusalemme non � quello pi� difficile, nei negoziati che devono riprendere - spero - al pi� presto possibile. Un problema molto pi� complicato � l'avvenire dei rifugiati palestinesi, il cui ritorno massiccio farebbe esplodere l'equilibrio demografico (gi� oggi il 27% degli israeliani non sono ebrei). E poi c'� il cancro dei coloni israeliani nei territori occupati�.
�La soluzione non pu� essere lasciata soltanto nelle mani delle due parti coinvolte direttamente. Una organizzazione internazionale, e non sta a me dire quale, deve in un modo o nell'altro potere aiutare a trovare una soluzione a problemi tanto complessi�.
�La Santa Sede e il Papa in primo luogo non cessano di richiamare l'attenzione sulla tragedia di un conflitto che rischia di stancare l'opinione pubblica mondiale. Tutto quel che riguarda la giustizia e il rispetto dei diritti umani fa parte della missione specifica della Chiesa. All'Angelus dell'11 agosto il Papa ha lanciato un nuovo grido perch�, ha detto, "la comunit� internazionale si impegni con pi� determinazione a essere presente sul terreno per offrire alle due parti la sua mediazione"�.
�Penso di s�. E' la profonda e legittima aspirazione di un popolo per troppo tempo umiliato: tutta la comunit� internazionale, a partire dai popoli mediterranei, deve favorire la ricerca delle condizioni che conducono i palestinesi a prendere al pi� presto nelle loro mani il proprio destino, e a vivere in pace al fianco degli israeliani che, non lo dimentichiamo, sono loro fratelli di sangue�.
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