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19/09/2002 |
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CITTA' DEL VATICANO. Il mondo cattolico si schiera: no alla guerra preventiva contro l'Iraq. Il Papa, i movimenti italiani e la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti in forme diverse lanciano un appello e un avvertimento sostanzialmente identici: un nuovo conflitto non servirebbe a nulla, e specialmente un conflitto motivato solo dai sospetti. Giovanni Paolo II ieri ha espresso questo sentimento in forma di preghiera, al termine dell'udienza generale. �Nei giorni scorsi, dopo i venti di guerra che minacciavano di sconvolgere l'intera regione mediorientale - ha detto Papa Wojtyla - � giunta la buona notizia della possibilit� di una ripresa della collaborazione dell'Iraq con la comunit� internazionale. Vi esorto a continuare nella preghiera - cos� si � ivolto il Papa ai presenti - affinch� il Signore illumini i responsabili delle nazioni, dischiuda e sostenga gli spiragli di buona volont� e conduca l'umanit�, gi� afflitta da tanti mali, verso una convivenza libera dalla guerra e dalla sopraffazione della violenza�. La minaccia di Bush ha creato una unit� certo non scontata all'interno del mondo cattolico dei movimenti, che ieri a Roma presentavano la loro manifestazione di sabato prossimo a Firenze. Acli, Compagnia delle Opere, Agesci e Focolarini si sono riconosciuti - e in passato, in particolare dopo l'11 settembre 2001, l'adesione non � stata sempre cos� netta - nella posizione espressa dal presidente della Cei. �Non ci sono solo no global e girotondini. Ci siamo anche noi, le associazioni cattoliche. E diciamo che la pace � una condizione essenziale per lo sviluppo globale. Ci ritroviamo nella netta e lucida presa di posizione del cardinale Camillo Ruini, le cui parole rappresentano un elemento unificante per tutti noi: la guerra non � lo strumento per la soluzione dei conflitti e tanto meno lo � la guerra preventiva�. Luigi Bobba, presidente delle Acli, parlava a nome delle �Sentinelle del Mattino�, il cartello che raccoglie tutte le associazioni cattoliche, dall'Azione Cattolica alla Compagnia delle Opere, espressione di Comunione e Liberazione, passando per l'Agesci e i Focolarini. Una posizione ribadita da Mario Giro, responsabile dei rapporti internazionali della Comunit� di Sant'Egidio, secondo cui la Chiesa si sta opponendo �alla cultura della rassegnazione�. �Noi non siamo rassegnati - ha detto - alla guerra e all'inevitabilit� del conflitto tra le civilt�. Su questo punto, ha ricordato Giro, �il magistero dei Papi di questo secolo � unanime: la guerra non risolve nulla e anzi aggrava i problemi�. Giorgio Salina, della �Compagnia delle Opere�, vicina a Cl, ha precisato che �non � stata la minaccia della guerra a unirci. Ci sentiamo splendidamente rappresentati dalle parole del cardinale Ruini, ma la minaccia della guerra non � servita nemmeno a questo, avremmo aderito comunque perch� riteniamo che questa "ripartenza" del cartello associativo potenzialmente possa contribuire a una presenza pi� incisiva della cultura cattolica nella societ� di oggi, dove non mancano tendenze, come quelle emerse al Parlamento europeo, che fanno scempio della verit� e della democrazia�. Leonardo Becchetti, delle �Comunit� di vita cristiana�, ha ricordato che l'inconro di Firenze sar� incentrato sullo sviluppo. �Condanniamo ogni forma di terrorismo e crediamo nel negoziato. Preferiamo nettamente decisioni concertate e non unilaterali al fine di rafforzare e non indebolire l'azione delle istituzioni internazionali. Crediamo che la migliore risposta da dare alle minacce del terrorismo e della guerra sia, innanzitutto, quella della conversione personale unita a un impegno ancora pi� convinto per la costruzione della pace, attraverso il dialogo interreligioso e la solidariet� globalizzata, per rendere pi� giusti e sostenibili gli equilibri del mondo�. Un lungo e articolato �no� a Bush l'hanno detto ieri anche i vescovi americani. Il loro presidente, monsignor Wilton D. Gregory, ha scritto un'ampia lettera al Presidente, affermando, alla luce della dottrina cattolica sulla legittima difesa, �che in base ai fatti di cui siamo a conoscenza, un uso della forza preventivo e unilaterale � difficile da giustificare in questo momento... Una guerra contro l'Iraq potrebbe avere conseguenze imprevedibili non solo per l'Iraq ma per la pace e la stabilit� altrove in Medio Oriente. Un attacco preventivo riuscirebbe a scongiurare serie minacce, o piuttosto - chiede mons. Gregory - non provocherebbe proprio quel tipo di attacchi che vorrebbe prevenire?�. E inoltre �l'uso di una massiccia forza militare per rimuovere l'attuale governo in Iraq potrebbe avere conseguenze incalcolabili per una popolazione civile che ha sofferto cos� tanto a causa della guerra, della repressione e di un embargo debilitante�. A testimoniare una unit� che supera grandi distanze, anche culturali, vengono le dichiarazioni di mons. Ishlemoun Wardouni, vescovo ausiliare di Baghdad. �Il 90% delle nostre armi sono gi� state distrutte, come hanno ammesso anche gli ispettori dell'Onu - ha detto - Noi siamo contro le armi in tutto il mondo. Ma io mi chiedo: queste armi da dove le abbiamo avute? Perch� l'Occidente e l'America ci vendono le armi? Qui c'� il petrolio: questa � la colpa dell'Iraq, di avere la ricchezza naturale del petrolio che ci � stata data dal buon Dio�.
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