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01/10/2002 |
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Insieme a Palermo, gli uni accanto agli altri, circa 400 leader delle religioni mondiali (vi erano anche rappresentanti del patriar-cato ortodosso di Mosca e di quello di Atene) per concordare sul fatto che, nel nostro tempo, tanto pi� a un anno di distanza dagli attentati dell'11 settembre, "le tenebre non si dissipano con le armi". L'espressione � di Giovanni Paolo II ed � contenuta nel messaggio inviato al meeting interreligioso della Comunit� di Sant'Egidio, quest'anno tenutosi dall'1 al 3 settembre nel capoluogo siciliano, quasi simbolo del limine europeo prima dell'Africa, in collaborazione con l'arcidiocesi di Palermo. dedicato a "Religioni e culture tra conflitto e dialogo", il meeting dice tanto di come il "conflitto tra le civilt�" sia scongiurabile recuperando e approfondendo uno spirito di dialogo vero, di confronto senza irenismi ma tenace, cercando una comunanza di destino tra Europa e Africa anche per scongiurare che attecchisca nella disperazione la grammatica fondamentalista (anche nella versione occidentale dell'indifferenza). � lo "spirito di Assisi" (dalla storica giornata voluta da Giovanni Paolo II nella citt� di Francesco nell'86) che � tornato a soffiare in un mondo lacerato, contagiato dal pessimismo e da semplificazioni che fanno chiudere gli occhi. "Non � un caso - osserva Andrea Riccardi, iniziatore della Comunit� di Sant'Egidio e docente di storia contemporanea - che il noto testo di Huntington sullo "scontro tra le civilt�" abbia avuto un grande successo negli ambienti islamici pi� fondamentalisti: perch� � quello che volevano sentirsi dire, che davvero lo scontro � gi� in atto. Al contrario la sconfitta del terrorismo e di una cultura di violenza inizia proprio dal dialogo". Peraltro il cammino iniziato ad Assisi ha reso le diverse tradizioni religiose pi� consapevoli che nell'arroganza e nell'aggressivit� si nasconde un'intrinseca debolezza. "La nostra forza interiore - continua Riccardi - sa indicare la via del bene, anche nei momenti difficili. Agli inizi del 2002 Giovanni Paolo II ha invitato i leader religiosi ancora una volta ad Assisi, per ribadire la centralit� del dialogo in tutte le religioni". E uno dei frutti di questo tessuto di confronto, pazientemente cucito dalla Comunit� di Sant'Egidio negli anni, � l'appello che i capi religiosi hanno sottoscritto, come un'invocazione fondata sulle radici profonde delle loro fedi: "A chi uccide e fa la guerra in nome di Dio diciamo: "Fermatevi! Non Uccidete! La violenza � una sconfitta per tutti! Discu-tiamo insieme e Dio ci illuminer�"". L'appello fotografa i sentimenti del mondo: "� facile lasciarsi trascinare dalla violenza, dallo scontro degli uni contro gli altri, dall'opposizione di un mondo contro un altro, dallo scontro di una religione e di una cultura contro un'altra". Sappiamo, dicono i leader religiosi, "che ci sono coloro che invocano il nome di Dio per giustificare l'odio e la violenza. Noi ancora pi� solennemente di ieri affermiamo: le religioni non giustificano mai l'odio e la violenza. Il nome di Dio � pace. Nessuno pu� invocarlo per benedire la propria guerra. Il culto dell'odio genera violenza e umilia la speranza". Nessun conflitto, nessun odio, nessun rancore pu� resistere "alla preghiera, al perdono e all'amore. Per questo chiediamo perdono e perdoniamo". Il dialogo "non lascia indifesi: protegge. Non indebolisce: rafforza", perch� "trasforma l'estraneo in amico e libera dal demone della violenza. Nulla � mai perduto con il dialogo", che � strada per superare i conflitti e non lasciare il mondo "in balia di una globalizzazione senza volto che inevitabilmente diviene crudele". La globalizzazione, insistono, "non pu� essere solo la libera circolazione dei beni; deve essere anche globalizzazione della solidariet�, del dialogo, della giustizia e della sicurezza per tutti". Nella giornata inaugurale era arrivato il messaggio del Papa, che ha ringraziato Sant'Egidio per "il coraggio e l'audacia" con cui ha ripreso lo spirito di Assisi che "favorendo il dialogo e la mutua comprensione, ha portato frutti concreti di riconciliazione". Ecco anche perch� "le tenebre non si dissipano con le armi", ma diradando "le nebbie del sospetto e dell'incomprensione". Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle Comunit� ebraiche italiane � fiducioso. A Palermo si � espressa la volont� di ricercare "quello che ci unisce piuttosto che quello che ci divide, in vista di un'azione comune per fronteggiare i pericoli di violenza e guerra", ma anche quei germi di intolleranza e di scontro che alimentano il razzismo. A Palermo Luzzatto e Mario Marazziti, portavoce della Comunit� di Sant'Egidio, hanno annunciato un convegno internazionale sull'antisemitismo per il 16 ottobre prossimo, in occasione dell'anniversario della deportazione degli ebrei romani. "Una societ� che subisce discriminazioni � una societ� malata - spiega Luzzatto -. Purtroppo - continua - in Italia e in Europa a sopravvivere una qualche forma di odio verso lo straniero, l'immigrato, l'estraneo. � il momento di prevenire, conoscendo lo straniero, la sua cultura, i suoi bisogni e creando strutture di accoglienza".
Michele Brancale
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