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03/10/2002 |
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Le speranze di un popolo |
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Boutros Ghali, da segretario dell'ONU, la defin� la "pace italiana" ed avrebbe voluto che quel modello fosse imitato per la soluzione di molte crisi regionali. Era l'ottobre del '92, momento di forti tensioni internazionali destinate a tener vivi conflitti che certo non alimentavano speranze di convivenza pacifica. Ma una guerra da un milione di morti, durata sedici anni, poteva finalmente dirsi conclusa. I "fratelli separati" del Mozambico deponevano le armi per mettersi a lavorare insieme allo sviluppo del Paese. Da allora � � l'analisi dello storico Roberto Morozzo della Rocca � camminano sulla strada della democrazia "che in Africa non � ne' facile ne' breve". Debbono molto a un gruppo di uomini di buona volont� in grado di lavorare con discrezione percorrendo le vie, non prive di ostacoli, della diplomazia alternativa. Sono stati condotti sulla via della riconciliazione nazionale in un vecchio convento di Trastevere, nel cuore di Roma, sede della Comunit� di Sant'Egidio. Spesso si sono affidati alla fede degli altri. Strumenti formali ed informali li hanno aiutati a trovare un accordo credibile e duraturo solennemente controfirmato dal presidente del Mozambico Joaquim Chissano e da Afonso Dhlakama, capo della Renamo, la guerriglia antigovernativa. L'interessamento della Comunit� di Sant'Egidio per la questione mozambicana risale al 1975, anno di una indipendenza, "figlia" anche della rivoluzione portoghese di garofani che chiude l'era coloniale. Al potere preso dal Frelimo, il Fronte di liberazione nazionale guidato da Samora Machel, si oppone la Renamo che "ai nuovi padroni" imputa l'ideologia marxista-leninista. Lo scontro si fa presto guerra sanguinosa. Nel Paese dilaniato e diviso forze straniere ci mettono pi� volte lo zampino. Sul terreno si delinea una condizione di stallo dalla quale si pu� uscire soltanto costruendo un'intesa. All'inizio degli anni Novanta quattro mediatori scendono in campo: il parlamentare Mario Raffaelli rappresentante molto "discreto" del governo italiano, il mozambicano Jaime Gon�alves vescovo di Beira, Andrea Riccardi e Matteo Zuppi della Comunit� di Sant'Egidio. Sanno che il loro compito non � quello di imporre la pace ma di spingere le parti ad entrare in sintonia per comprendere che la lotta fratricida non ha senso. Impiegheranno per questo oltre due anni segnati da incontri riservati e missioni pi� o meno segrete. Andava demolito il muro della diffidenza e della incomprensione. Soprattutto bisognava portare pazienza. Il "miracolo" di Sant'Egidio si compie lontano dalle influenze dei "poteri forti" e dalle interferenze di "vicini" non proprio disinteressati. La pace non si compra. Senza nulla promettere i mediatori fanno la spola tra le delegazioni per indurle almeno a guardarsi negli occhi. Una dopo l'altra vengono abbattute barriere assai solide. Fin quando, portati al rispetto e al riconoscimento reciproco, Renamo e Frelimo liberatisi della loro arroganza, scopriranno � a far data dal 4 ottobre del '92 � che in un Paese in cui le riforme costituzionali cominciano a diventare possibili, il confronto politico pu� svilupparsi senza bagni di sangue. Vittorio Dell'Uva AIUTI DA NAPOLI Napoli. �Anche in Africa si pu� dice Giuseppe Brancaccio della Comunit� di Sant'Egidio. Parla, in una sala dello storico caff� Gambrinus, della lotta all'Aids e di reiserimento sociale in Mozambico. Spiega come un progetto che poteva sembrare utopia si sta trasformando in realt�. Il percorso � quello tracciato dalla solidariet� che da qualche mese coinvolge anche i napoletani. La Comunit� di Sant'Egidio ha stipulato un accordo con l'Ordine dei farmacisti. Alcune migliaia di euro sono stati depositati nei salvadanai poggiati sui banchi delle farmacie napoletane che hanno aderito ad un programma che consente con poco meno di un dollaro al giorno di salvare una vita. Pensionati, piccoli Comuni e la provincia di Napoli hanno dato una mano. Ambienti sportivi si preparano a farlo. La speranza in uno �scatto� ulteriore non manca. In Mozambico le aspettative di vita non superano la soglia dei quaranta anni. L'Aids � un flagello che colpisce il 15 per cento della popolazione o forse pi�. La prevenzione � un lusso che soltanto in pochi si possono permettere in un Paese in gran parte privo di acqua potabile e con un tasso di analfabetismo che supera il sessanta per cento. Quella che aiuta davvero � la terapia. La Comunit� di Sant'Egidio guarda alle nuove generazioni e prova ad evitare che siano condannate dall'Aids. �Per salvare i bambini bisogna curare le madri sieropositive� spiega Cesare Zucconi che � appena rientrato dal Mozambico. Il programma messo a punto dovrebbe coinvolgere entro cinque anni almeno duecentomila mozambicani in pericolo. I primi risultati sono incoraggianti. Nei soggetti sottoposti a terapia l'indice di mortalit� � crollato del cinquanta per cento. LA STORIA Il primo impatto tra Europa e Mozambico avviene nel 1498, quando Vasco da Gama, dopo aver varcato il Capo di Buona Speranza, nel suo viaggio verso l'India, approda anche sulla costa di questo Paese. Inizia cos� il lungo e travagliato rapporto tra questo pezzo d'Africa e il Portogallo. Fino ad allora il Mozambico, dopo l'arrivo dei �Bantu� aveva conosciuto un discreto splendore. I suoi porti attiravano arabi, persiani, cinesi e indonesiani alla ricerca di oro, ambra, pellame. Era imperatore Mononantapa e i primi portoghesi arrivati dopo Da Gama si limitarono a commerciare con lui. Un po' alla volta, tuttavia la loro presenza divenne sempre pi� pesante. Fino ad arrivare al 1692, quando insediano una forza militare nel paese e giungono nel 1752, a proclamare il Mozambico una loro colonia. Nello stesso anno inizia un fiorente commercio di schiavi. Si calcola che siano state oltre due milioni le persone trasportatea coltivare il cotone nel nuovo mondo. La tratta � durata fino al 1912. Nel 1926, con l'arrivo al potere in Portogallo di Salazar, il Mozambico coloniale assume le dimensioni e le caratteristiche di oggi. � incorporato alla �madrepatria�, di cui altro non � considerata che la continuazione �oltremare�. Molti portoghesi si insediano nel Paese. Si passa dai 27.000 del 1940, ai 100.000 e pi� del 1960. La popolazione locale intanto � mantenuta in una sorta di schiavit�. Nessun mozambicano pu� commerciare o fare affari per conto proprio. Tutto dipende dagli europei. Nel dopoguerra, quando inizia il processo di decolonizzazione che porter� alla fine delle colonie francesi e inglesi in Africa, il Portogallo si rifiuta di trattare con i movimenti indipendentisti. Comincia allora un lungo periodo di guerriglia. In quegli anni l'amministrazione portoghese instaura un vero e proprio regime di terrore nel vano tentativo di andare contro la storia, e mantenere le proprie terre d'oltremare. I ricercati dal regime si rifugiano altrove e a Dar Es Salam viene formato il �Frelimo� (Fronte di liberazione del Mozambico), che ha come capo Mondane, che alla morte sar� sostituito da Samora Machel. Solo quando la dittatura viene spazzata via, il Portogallo cambia linea politica. Il 28 settembre 1974 si firma l'accordo per l'indipendenza che sar� proclamata il 25 giugno 1975. Ma con l'indipendenza non arriva la pace. Nasce La Renamo (resistenza nazionale mozambicana) appoggiata dagli Stati Uniti che combatte il governo della Frelimo ritenuto di sinistra e amico dell'Unione Sovietica. Sono anni di sanguinosa guerra civile, dove anche il Sud Africa dell'apartheid gioca un ruolo non indifferente a fianco della Renamo. Solo la caduta del Muro di Berlino e la fine delle guerre per procura, volute dalle grandi potenze per la loro egemonia mondiale, aprir� la strada alla pace. E' stato in Mozambico che ho sentito questo proverbio: �Quando due elefanti si combattono, a soffrire � l'erba del prato�. Eugenio Melandri
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