Comunità di S.Egidio


 

03/10/2002

DIECI ANNI FA VENIVA FIRMATA UNA PACE RITENUTA IMPOSSIBIILE
Mozambico, miracolo italiano

 

Domani, 4 ottobre, per il Mozambico segna il decennale della pace ed � stato dichiarato Festa nazionale. E' cambiato l'inno nazionale perch� tutti i mozambicani possano sentirlo come proprio. Quasi un mozambicano su due � nato dopo la fine della guerra. Il miracolo mozambicano non ha conosciuto le vendette che seguono alle guerre civili, ha resistito a due alluvioni recenti, resiste anche alla pandemia dell'AIDS, segna progressi economici e democratici.

E' un miracolo che affonda le sue radici nella anomala mediazione della Comunit� di Sant�Egidio. A dire il vero, parte della storiografia degli anni '90 ha provato a interpretare la pace mozambicana come un risultato inevitabile della fine della Guerra Fredda. E quindi n� miracolo, n� frutto di un artigianato intelligente e di una storia originale di peace-making. La tesi di fondo � stata, per alcuni, che la fine della Guerra Fredda ha portato necessariamente alla fine dei conflitti. Che dopo l'89 si sia sognato un mondo senza guerre, � un fatto, ma � stata un'illusione. In Africa, crisi e guerre si sono moltiplicate. Boutros Boutros-Ghali, all'epoca segretario generale Onu, l'ha definita la �pace italiana�. �Italian formula�, per dire che non ci sono molti precedenti, anzi nessuno e alcune caratteristiche fondamentali. Un metodo diplomatico proposto dallo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunit� di Sant'Egidio quando era appena studente. Anzitutto la peculiarit� del gruppo di negoziazione e la sua �leggerezza istituzionale�. Una debolezza, ma anche un atout, una chance, che ha conferito una credibilit� speciale: no vested interests, no money to put pressure on the parties. Una debolezza, ma anche una forza in pi�. E una grande comprensione culturale e antropologica delle parti in conflitto. In alcuni momenti di svolta, � stata esercitata una pressione della societ� civile, sollecitata discretamente da Sant'Egidio: come quando � stata organizzata una solenne cerimonia per la consegna alle delegazioni di centinaia di migliaia di firme che chiedevano di accelerare la pace e tra queste erano riconoscibili quelle dei familiari dei leader della delegazione della Renamo, che avevano perso da anni i contatti con i figli nella �brousse�.

Al tempo stesso decisiva � stata la capacit� di creare sinergie decisive con amministrazioni di paesi interessati a una soluzione pacifica del conflitto, dagli Usa all'UK al Portogallo: ha evitato indebolimenti eccessivi dall'esterno del tavolo negoziale, che si sarebbero rivelati letali, e ha permesso l'implementazione e il monitoraggio degli Accordi in tutte le fasi. Il gruppo di mediatori ha unito la tecnica negoziale alla capacit� di cogliere le difficolt� reali dei protagonisti, tenendo fermo l'obiettivo finale di una pace che non fosse umiliazione per nessuna delle parti. La scelta del dialogo come metodo si � rivelata, alla fine, una scuola di democrazia che ha visto guerriglieri diventare uomini politici e che ha trasformato lo scontro armato in scontro politico. E' stato un punto di forza anche dopo la firma della pace, a ogni crisi del paese. Anche quando nel 2001 la tensione � salita di molto e la Renamo ha disertato i lavori parlamentari (per poi farvi ritorno in occasione della seduta plenaria dell'Assemblea nazionale per lo special address di Andrea Riccardi), la guerra e il ritorno alle armi non sono mai stati di attualit�. Non esiste una formula standard per la pace, e davvero il peacemaking �, per sua natura, una funzione ad hoc (Vines). Ma di certo alcuni punti di forza dell'azione di Sant'Egidio come la capacit� di fare del negoziato un laboratorio di democrazia, la flessibilit�, la fantasia istituzionale, la capacit� di mettere in rete risorse diverse e di muoversi a proprio agio nella complessit�, come pure la valorizzazione del fattore umano nei conflitti non tradizionali del dopo '89, possono tornare utili in altre circostanze.

A confronto con alcuni processi di mediazione e al proliferarsi successivo di studi, iniziative e di un ceto di esperti di conlict-resolution, quasi un nuovo business della pace, il caso del Mozambico � di certo anomalo. Un raro caso di esercizio di sobriet� e idealismo, mai a scapito della concretezza: � utile ricordare che � costato in oltre due anni solo 1,35 milioni di Usd (1 milione speso dal governo italiano e 350 mila dollari da Sant'Egidio: per l'ospitalit�, i viaggi e le comunicazioni). Nessun mediatore ha ricevuto alcun salario o gettone per diem, come � poi diventato di moda, col rischio di creare una classe di funzionari, ma non di persone con la �fretta� della pace.

Vi sono negoziati brevi e negoziati lunghi. Per ventisette mesi, ogni tornata negoziale che non produceva la pace sul terreno, cio� il cessate il fuoco, era commentata dai media come un mancato successo e utilizzata da forze esterne per indebolire o annullare il negoziato stesso, magari per aprire un tavolo da un'altra parte, in Portogallo o altrove. Il passaggio decisivo del negoziato, step by step per scelta e necessit�, non � stato dovuto all'intervento di �poteri forti� e non ha riguardato il cessate il fuoco, ma il riconoscimento politico reciproco. Il Preambolo, non previsto dall'Agenda negoziale, che conteneva il riconoscimento al diritto di esistere dell'altro, � stato firmato il 18 ottobre: 16 mesi dopo l'inizio, il contrario di una pace �automatica�. Ci sarebbero voluti altri dodici mesi prima del cessate il fuoco e della firma conclusiva. Ci sarebbero volute anche 72 ore di negoziato finale senza interruzione, a Roma. I presidenti africani, arrivati a Roma per la firma finale prevista il 1 ottobre, venivano ormai annunciati dalle agenzie internazionali sul punto di tornarsene a casa. L'ultima impasse era legata al controllo dei territori durante il periodo di transizione. Non un problema da poco. Al centro, ancora una volta, il nodo della sovranit� e del potere legittimo, ma anche il controllo reale del campo prima delle elezioni, indispensabile per sperare nel successo. La soluzione � arrivata verso le 9.30 del 3 ottobre, dopo una �shuttle diplomacy� estenuante per le antiche vie di Roma. Che la firma della pace dovesse cadere nel giorno di san Francesco, il 4 ottobre, non era previsto. Ma � accaduto. Un caso?

Mario Marazziti