Comunità di S.Egidio


 

12/10/2002

Il piano della Regione prevede la realizzazione di altri seimila posti letto. Il Comune sceglie la strada dei servizi domiciliari
Anziani, ecco come non farli spegnere
La Comunit� di Sant�Egidio � contraria alle residenze pubbliche e chiede pi� aiuti alle famiglie

 

I NUMERI

53
� la percentuale di anziani che arrivano * alle Rsa direttamente da casa. Il 40 % ha invece alle spalle un ricovero in ospedale, spesso per depressione, problemi psichici o alcolismo

13,6
Sono in percentuale gli ultrasessantenni ospiti delle Rsa da pi� di 10 anni. Il 18,2% ci vive da 6-9 anni, il 23,2 da almeno tre. Pochi
hanno la possibilit� di rientrare a casa

52
Oltre la met� (il 52%) del campione dichiara di non avere problemi economici, il 24% dice di averne "pochis". Ma il 42,9 riceveva aiuto, anche per servizi e compagnia, da parenti.

35,7
� il numero in percentuale dei celibi ospiti della Rsa. Nelle Residenze finiscono soprattutto le persone sole, che sono 4 volte di pi� del totale della popolazione anziana

�Le residenze sanitarie assistenziali per gli anziani hanno fallito. E va cambiato al pi� presto il piano sanitario regionale, che ha dato il via alla realizzazione di altri 6 mila posti letto. Si tratta di un modello superato. Non � giusto sradicare gli ultrasessantenni dalle loro case e dai loro affetti. Bisogna puntare sull�assistenza domiciliare, che oltretutto costa almeno tre volte meno�. A fare il punto, e a lanciare l�allarme sulla situazione delle Rsa � la Comunit� di Sant�Egidio, che ha condotto una ricerca su sette Residenze di Roma e provincia. La Comunit� ha intervistato in tutto 280 anziani (di cui 162 ultraottantenni) dei 622 che attualmente vivono nelle Rsa prese in esame, mentre in tutto il Lazio i posti disponibili sono attualmente 2.420. Nate 15 anni fa per liberare posti nelle corsie degli ospedali, le Residenze dovevano essere strutture �leggere� e di permanenza temporanea per gli anziani non del tutto autosufficienti, ma neanche tanto malati da richiedere il ricovero nei reparti di lungodegenza.

E invece, secondo l�indagine della Comunit�, significativamente intitolata �Voglio restare a casa mia�, si sono trasformate nell�ultima spiaggia e nell�ultimo indirizzo per centinaia di persone che non hanno nessuno che se ne occupi. Oltre tredici intervistati su 100 ci vivono da pi� di 10 anni. Anche se pi� della met� non ha problemi economici e oltre il 70% dichiara di essere �in buone condizioni di salute�. �Molti di loro potrebbero rientrare a casa - spiega Mario Marazziti, fra i responsabili di Sant�Egidio - e le famiglie, quando esistono, sarebbero pi� disponibili a riaccoglierli se sapessero di poter contare su servizi di assistenza continuativa, non occasionale. Il problema � che in Italia il peso dell�assistenza agli anziani troppo spesso ricade solo sui parenti. E poi le Rsa non erano nate per seguire persone che, invecchiando l� dentro, finiscono per accusare problemi fisici tali da richiedere un�assistenza sanitaria pi� assidua�.

Secondo Marazziti la diffusione delle Rsa, �strumenti ormai superati�, segue uno schema comune a tutto il territorio italiano: �Ma vorremmo che dal Lazio partisse un nuovo modo di trattare la questione, con una maggiore attenzione ai reali bisogni dell�anziano. Che � poi quello gi� in uso in buona parte d�Europa, soprattutto al nord. Siamo ancora in tempo per abbandonare un modello in declino e adottarne uno pi� efficiente e attuale. Come? Bisogna puntare a creare "reti di protezione" per gli ultrasessantenni composte dai familiari, ma anche dai vicini di casa, i condomini, gli amici�.

E le storie di solitudine e infelicit� raccolte dalla Comunit� all�interno delle Rsa sono tante: c�� Bruno, malato di Parkinson e abbandonato dalla moglie; Clara, le giornate passate ad aspettare che la figlia venga a riportarla a casa; Giovanni, colpito da un ictus e poi da un tumore allo stomaco. Vicina alle posizioni della Comunit� � Raffaela Milano, assessore comunale alle Politiche sociali: �Stiamo tentando di realizzare quello che loro propongono. Abbiamo gi� una centrale operativa aperta 24 ore al giorno, con servizi di telesoccorso e assistenza telefonica, con operatori che ogni giorno chiamano l�anziano per sapere come sta e chiedergli se ha bisogno di qualcosa. Per ora seguiamo solo 1.200 persone, vorremmo arrivare a diecimila. E poi ci sono i centri di assistenza diurna. Stiamo aprendo il terzo, entro il 2005 speriamo di averne uno per ogni Asl�.

Ester Palma