Comunità di S.Egidio


 

16/10/2002

Deportazioni e pestaggi
Il diverso e il nemico

 

Settimia Spizzichino non c�� pi�. Aveva occhiali spessi e un bel volto rugoso. Un accento romano forte, come solo certi ebrei romani e certi cittadini vaticani riescono ad avere. Era l�unica donna tornata da Auschwitz tra i 1023 ebrei romani deportati nella razz�a del 16 ottobre 1943. Sarebbe stata felice oggi, a vedere che il Comune di Roma ha deciso di non dimenticare e ha accettato la proposta che qualche anno fa avanzava la Comunit� di Sant�Egidio, incoraggiata dal rabbino capo Elio Toaff, di dedicare una strada a quella terribile memoria.

Settimia ha vissuto per questa memoria. �Ci sono cose che tutti vogliono dimenticare. Ma io no � scriveva. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz�Quarantotto donne eravamo. Come raccontare a una madre, a un padre, che la loro figlia di vent�anni � morta di cancrena per le botte ricevute da una kap�? Come descrivere la pazzia di alcune di quelle ragazze a coloro che le amavano? Adesso molti dei genitori, dei fratelli, dei mariti non ci sono pi�, le ferite non sono pi� cos� fresche. A quelli che restano spero di non fare troppo male. Ma adesso devo mantenere la promessa che ho fatto a quarantasette ragazze che sono morte ad Auschwitz, le mie compagne di lavoro�.

Sabato 16 ottobre era il terzo giorno della festa di Succ�t dell�anno ebraico 5703, dell�anno cristiano 1943. Era l�alba. Alle 4 di mattina erano state chiuse tutte le vie di accesso e di fuga al ghetto di Roma. Il primo ad accorgersi di qualcosa fu un romano non ebreo, il proprietario del bar di piazza Giud�a, che mentre metteva sotto pressione la macchina del caff� vide due file di tedeschi lungo i marciapiedi. Un centinaio di soldati tedeschi iniziarono la razz�a alle 5.30, mentre 200 SS setacciavano la citt� divisa in 26 zone perch� nessuno degli ebrei romani sfuggisse. L�ampiezza e la scientificit� della deportazione degli ebrei romani, come nel resto d�Italia, non sarebbe stata possibile senza il censimento nazionale degli ebrei disposto dal fascismo nel 1938 e senza le leggi razziali. Susan Zuccotti, una studiosa americana che ha dedicato le sue ricerche all�Olocausto in Italia, ha mostrato in maniera inequivocabile come lo sterminio degli ebrei � iniziato con le prime bottiglie di ricino usate dai fascisti, con i pregiudizi e i falsi scientifici propagandati dal regime per preparare l�avvento delle leggi razziste del 1938-39. E ha mostrato come �quando si comincia a violare la dignit� di un solo essere umano non ci sono pi� limiti all�espansione del male�.

Roma ha scelto di ricordare in maniera permanente.

Mi colpisce come la marcia che stasera dal Campidoglio scender�, illuminando Roma, i Fori, il Ghetto per dire con forza che non c�� futuro senza memoria, arrivi subito dopo l�episodio terribile del pestaggio a sangue, omicida, di un giovane immigrato che stava al telefono. Solo perch� �diverso�, perch� �immigrato�. Mazze da baseball per fare uscire il sangue e divertirsi o sfogare la rabbia o scaricare la propria ignoranza e la propria violenza su un capro espiatorio. Anche questo pestaggio � stato preparato da una campagna di odio che fa coincidere gli immigrati con i clandestini e con pericolosi criminali. Anche se i �giustizieri� sono dei poveri violenti, senza mandato: ma la loro stupidit� � cos� disconnessa da un senso di umanit� che rischia di essere assassina. Roma non � cos�, non � intollerante, non � in accogliente, non � razzista, - si � detto giustamente. Ma perch� questo continui ad essere vero occorre smetterla con un linguaggio di odio, con una continua rappresentazione degli altri, dei diversi da noi, come nemici potenziali. E occorre che si abbia il coraggio civile di ricordare.

Adesso, una passeggiata della domenica con i propri bambini pu� essere al Ghetto, a Portico d�Ottavia, fino al nuovo Largo 16 ottobre 1943. E� un modo di parlare, raccontare, ripeterselo. E � un modo per dare un senso anche a quella tragedia. Che nessuna minoranza, che nessuno gruppo, che nessuno possa essere pi� fatto oggetto di discriminazione per religione, nazionalit�, colore della pelle, genere. In questo modo, a partire dalla memoria del 16 ottobre pu� nascere un patto tra i romani per non isolare pi� nessuno nella comunit�.

Mario Marazziti