Comunità di S.Egidio


 

23/12/2002

STORIE DI CORAGGIO E IMPEGNO ANCHE IL 25 DICEMBRE
Alla festa degli ultimi a Roma o La Paz contagiati dalla solidariet� del cuore
Le scelte �alternative� di ingegneri, professori, impiegati e dirigenti

 

L�INGEGNER Schiappapietra a Natale far� un mucchio di strada. Va in Bolivia, a Kami, quattromila metri sulle Ande, sopra il fiume Ajopaca che fa paura attraversarlo, acque mosse di sfagni e lance sugli argini bassi, e mai un ponte per passare da una sponda all�altra, e poi villaggi con case di fango e miniere di tugsteno sulle coste della montagna. Schiappapietra � un ingegnere nucleare laureato con il massimo dei voti, � giovane, ha una fidanzata e ha vinto una borsa di studio in Svizzera. Per�, a Natale, va a Kami come volontario per montare una centrale idroelettrica voluta da padre Serafino Chiesa. Passer� la festa con i bambini che vanno in miniera, con i discendenti degli atzechi che muoiono di fame a 45 anni. Hanno solo patate da mangiare. Vanni Giachero, invece, ha fatto tanta strada per tornare indietro. Calcoli alla cistifelia e al fegato: operato di corsa alle Molinette. Doveva essere anche lui a Kami. Ha 58 anni, e 35 ne ha passati all�Enel. Ora � in pensione e fa volontariato con padre Serafino: �Il mio compito � la parte elettrica del montaggio della centrale. Generatori, interruttori di linea di gruppo, quadri di comando e cavi di alimentazioni. Metto a disposizione la mia esperienza. Quando arrivai l� mi prese paura. Dio mio, sar� dura qui, pensai. Poi, quello � un paese dove ci lasci il cuore. Villaggi sparsi, non c�� una macchina, non c�� niente, non ho mai sentito un aereo passare sopra la testa. La gente vive di nulla, mangiano solo patate. Per�, � gente favolosa�.

Il Papa dice che questo � diventato un Natale di consumo. Vero. Non c�� Vangelo nel consumismo. Vero. Ma ci sono anche quelli che vivono Natale come cristiani, aiutando gli altri. Non parla mai nessuno di loro. C�erano i volontari che andavano in Serbia quando c�era la guerra per aiutare gli sfollati e le vittime e ci hanno lasciato le penne. Ci siamo anche dimenticati i loro nomi. Gli hanno fatto i funerali a casa, una processione e due preghiere. Ci sono quelli come Tonino Benigni, pensionato, dipendente di un�azienda di credito per 40 anni e per 20 responsabile del personale, che a Natale magari scende solo sotto casa, in via Nizza: �Vado a mangiare con i miei barboni�. Ci sta insieme, mentre organizza il progetto Kami, della centrale idorelettrica. Ci sono quelli come Maurizia, che faceva l�insegnante e che adesso fa l�infermiera e gestisce la �Casa dei Medici� nell�isola di Fogo a Capoverde: per le feste non torna indietro, resta l�, come volontaria, assieme a Liviana, responsabile del Centro sociosanitario. Eppure sono migliaia quelli cos�.

Mario Marazziti, da Roma, della Comunit� S. Egidio, avrebbe un�infinit� di storie da raccontare, sparse in sessanta paesi del mondo, dalla Costa d�Avorio all�Indonesia, fatte anche di poveri che aiutano poveri. �Vent�anni fa ci accorgemmo che il giorno di Natale i circuiti della solidariet� si interrompevano. Perch� tutti stavano a casa. Per impedire che la festa diventasse una maledizione anzich� una benedizione aprimmo la Basilica di S. Maria in Trastevere e organizzammo un pranzo di Natale, una specie di presepe vivente, che piano piano � diventato una tradizione. Oggi, solo a Roma, ci sono cene come queste per seimila persone�. Non si pensa solo a dar da mangiare. Per riempire lo stomaco, bisogna scaldare il cuore. E� una regola banale. Ma ce ne dimentichiamo spesso. Si fanno feste cos� nella periferia di Roma, e a Novara, Torino, Firenze, Bari. Vengono riuniti gli anziani, gli handicappati, tutti i diseredati. �Ventimila persone�, dice Marazziti. Santa Maria � diventata la madre di tutti i Natali diversi. Si fa come si fa con le persone care. C�� il pranzo e il regalo. I doni sono tutti �personalizzati, nel senso che contengono un desiderio espresso durante l�anno e raccolto da un amico, o da un volontario�. E� il consumismo dei pi� deboli, dei disgraziati, degli sconfitti.

Francesca Zuccari, 45 anni, bella, bionda, riccia, occhi azzurri dietro gli occhiali, laureata e impiegata del Comune di Roma, coordina la mensa di via Dandolo, �che apre 4 pomeriggi e sere a settimana: 150mila pasti in un anno�. Lei � amica personale di almeno mille persone che vivono per strada. Natale lo passa con loro, con gli amici. Rinaldo Piazzoni, un nordista che vive a Roma, sposato, laureato in filosofia, insegnante all�istituto tecnico Einstein, il giorno di Ges� Bambino va a Ostia fino alle 2 del pomeriggio, con gli anziani autosufficienti, e verso le 2, quando ha finito, torna a Trastevere e si unisce a un pranzo di Natale. Paolo Ciani, trent�anni, sposato, fa scuola nei campi zingari a Roma. A Natale, organizza il pranzo, assieme alla moglie, per le famiglie di nomadi. Lui si deve occupare del men�, �che vada bene per musulmani e cristiani. Quindi niente carne di maiale�. Ai bambini zingari insegna a leggere e scrivere. Tutte queste storie diverse si incrociano, magari una notte, magari in una preghiera, a Santa Maria in Trastevere.

Giuseppe Di Pompeo, 44 anni, viene dall�Abruzzo. Ha aperto la �Trattoria degli amici�, recensita pure dal Gambero Rosso, per dare lavoro ad alcuni ragazzi disabili mentali. Lui � rotondo come un cuoco che si deve, e ha l�aria bonaria. Fa il maestro di sala e educa i ragazzi alla vita di tutti i giorni. Il giorno di Natale serve a tavola. Il 26 organizza una grande festa all�Istituto geriatrico Nomentano a Monte Rotondo, dove c�� un reparto di ragazzi difficili, abbandonati dalle famiglie. Assieme ad altri, � andato a cercare i parenti di questa gente dimenticata, i genitori, un fratello, una sorella. Li fa venire tutti per la festa. Quel giorno, quelle mura non saranno solo un luogo dell�abbandono. Aurora, a Maputo, in Mozambico, andr� in carcere a fare il pranzo assieme ai detenuti. Noi abbiamo visto le galere in Kenia, e sono scantinati terribili, a volte senza sbarre aperte sul cielo, dei tombini che si affacciano nei cortili, con le pareti umide e decrepite, scarafaggi e topi che corrono sulla terra e sulle gambe. In Mozambico non saranno tanto diverse. C�erano delle mani che uscivano da quei tombini con le inferriate, come in un canto dantesco. Aurora sar� assieme a Macario e ad Angela. Cucineranno fuori e andranno in galera a mangiare. La cena di Natale. Forse, c�� chi soffre per noi. Anche per far finta che basta poco a scaldare i cuori.