Comunità di S.Egidio


 

28/12/2002

Il pranzo della solidariet� della comunit� di Sant'Egidio
Aggiungi un cuore a tavola

 

Tanti bambini attorno alla tavola imbandita a festa, con le candele accese e i palloncini rossi. Bambini dalla pelle scura e dalla pelle chiara: arabi, africani e filippini, con gli occhi neri e le treccine colorate. E oltre a loro, tanti giovani e anziani della nostra citt�: tutti insieme, a formare una sola grande famiglia.

Era la famiglia che la comunit� di Sant'Egidio ha invitato al pranzo di Natale alla casa della Divina Provvidenza, per la gioia e l'entusiasmo di ben cento persone, che poi si sono riunite in un momento di preghiera nella chiesa di San Giacomo.

�La nostra � un'associazione pubblica laicale della Chiesa � spiega Alessandro Chiesa della Comunit� di Sant'Egidio - che in Italia esiste dal 1968. E riunisce tutti coloro che vogliono fare un cammino con il Vangelo, nella preghiera, nella fraternit�, nell'amicizia e nel servizio al prossimo. Ma nessuna delle persone che abbiamo invitato a Natale � anonima: con tutti gli amici c'� un rapporto che dura per l'intero anno, anche perch� la Comunit� di Sant'Egidio � presente nel dopo scuola al quartiere Cinghio, nella cosiddetta "scuola della pace"; in Oltretorrente con le visite a domicilio; e alla messa domenicale all'istituto "Romanini"�. Un lungo cammino, durante il quale lo spirito del Natale viene tenuto vivo per 365 giorni all'anno.

Antipasti di salume, crespelle, cappelletti, tacchino, cotechino, frutta secca, crostata e l'immancabile brindisi: questo il menu per la festa contro la solitudine. Una festa che � andata oltre la solidariet�. Lo si capiva dagli sguardi e dai sorrisi, come quello di Tina, ottantun anni e mezzo: �Sono contenta di essere qui perch� c'� tanta compagnia�.

Oppure come quello di Teresa, ottant'anni, un personaggio piuttosto noto nella nostra citt� che adesso vive al Palazzone. �Mi piace questo pranzo di Natale, perch� c'� gente che conosco bene e molto educata� ha detto con un sorriso.

E in mezzo a loro, il vescovo monsignor Cesare Bonicelli, infaticabile. �Sono momenti che hanno un valore simbolico � ha sottolinea il pastore della diocesi _. Il segno che la citt� deve avere una dimensione conviviale, della condivisione. Perch� i nemici non mangiano insieme e soprattutto allo stesso tavolo: ci sono famiglie musulmane, che oggi festeggiano con noi, per condividere e capire in che mondo sono finiti. Parma deve essere accogliente�.

Ed � proprio in questo contesto, che si � respirata quell'aria pura di Natale, che tutti cercavano in questi giorni facendo davvero fatica a trovarla. Nella semplicit� di un gesto gentile, di una mano che si stringe all'altra, in un bacio e in un abbraccio oppure in una grassa risata.

�E' vero � ha sottolineato il vescovo � si dice che quest'anno il Natale non sia cos� sentito, perch� c'� tanta preoccupazione per la guerra. Ma il Natale non � legato alle abitudini borghesi, non � la festa dei regali e del cenone: il Natale � la festa di Dio, che porta la pace negli uomini�.

Lo sa bene anche Antonio Mazzamuto, che con la sua famiglia, che anzich� chiudersi nel guscio di casa ha preferito sedersi a tavola con tante persone, che forse sarebbero rimaste sole se non ci fosse stata questa particolare occasione. �Non so come spiegarlo, ma � una cosa che sento nel cuore - ha spiegato Antonio -. Anche mia moglie e i miei figli sono molto coinvolti. E non lo facciamo solo a Natale ma tutto l'anno, per esempio per le vacanze estive, perch� stiamo bene con gli altri�.

Mara Varoli