Comunità di S.Egidio


 

07/01/2003


La pace in Mozambico

 

GLI scaffali delle librerie scricchiolano sotto i volumi che insegnano a combattere le guerre, svelano le strategie per vincere, illustrano i trucchi per annientare gli avversari. Anche per apprendere come far rendere la pace o come disinnescare gli effetti della sconfitta non bisogna certo affannarsi sulle bibliografie. Intorno all�arte della pace si respira, invece, un cimiteriale silenzio; perfino il Nobel che dovrebbe premiare chi la mette in pratica, spesso, � assegnato a leader certo non immuni da peccati. Con un milione di morti, quattro milioni di profughi, duecentomila bambini orfani o abbandonati, dieci anni fa il Mozambico, era il simbolo della guerra, il laboratorio degli orrori dell�Africa. Oggi � in pace. Un libro di Morozzo della Rocca, finalmente, squarcia con esemplare chiarezza la storia di un miracolo che purtroppo non � diventato un modello. Quando i nemici di una catastrofica guerra civile si abbracciarono nel convento romano che ospita la comunit� di Sant�Egidio riconoscendo di avere sparso invano il sangue per sedici interminabili anni, nulla era ancora sicuro. L�accordo poteva intisichire e diventare una beffarda illusione: la storia dell�Africa indipendente � un rosario doloroso di tregue fallite, di armistizi decapitati dal reciproco inganno, dalle ragioni della ideologia e dell�avidit� economica. Incombevano gli esempi dell�Angola, della Somalia, del Congo. Invece, contro lo scettiscismo di molti, la pace si � irrobustita. A Maputo le elezioni si succedono senza incidenti, gli ex ribelli siedono in parlamento a fianco dei nemici di un tempo; contestano accusano strepitano, ma accettano il principio della maggioranza. Nell�esercito sfilano fianco a fianco ex guerriglieri e i soldati che davano loro la caccia. Gorgoglia, nella consueta miseria, perfino un fragile accenno di sviluppo economico. Un miracolo? Forse. A intrecciare la tela della pace non sono stati i diplomatici dell�Onu e delle grandi potenze; sul campo erano �mediatori dilettanti� i diplomatici senza feluca di Sant�Egidio. Al loro fianco i vescovi mozambicani e alcuni diplomatici italiani. Non conoscevano �il mestiere� ma avevano capito che la parola chiave per la pace in una situazione cos� intricata di odi non era nelle formule della schermaglia diplomatica. Bisognava aiutare i nemici a capirsi, a riconoscersi reciprocamente come interlocutori. Il �metodo di Sant�Egidio�, in fondo � stato questo: pazienza infinita, fantasia, capacit� di cogliere le sfumature dei personaggi che si affrontavano e scontravano. Quando per la prima volta gli uomini del Frelimo, il partito marxista al potere e quelli della Renamo, i ribelli appoggiati dal Sud Africa dell�Apartheid, si trovarono di fronte nel convento romano, si definivano �banditi�. E consideravano la guerra come l�unico ossigeno in grado di assicurare la reciproca sopravvivenza politica. Il libro racconta, senza enfasi, gli infiniti passaggi che cancellarono questo pregiudizio. La pace �alla fin fine � un atto di fede, da parte di chi lo provoca e di chi lo compie�. Un miracolo, insomma: ma che si pu� ripetere.

Domenico Quirico