Comunità di S.Egidio


 

04/02/2003

Nuova tragedia nell�ex oleificio Gaslini dove anni fa venne torturato e ucciso un ragazzo palestinese
Morte nel rifugio dei disperati
Malato di cuore, nomade stroncato da una notte di gelo

 

� morto da clandestino, senza cure, stroncato da un malore e dal freddo nell�ex oleifico Gaslini di Rivarolo, fabbrica dismessa e rifugio per senza patria. � uno

zingaro di origine rumena, Melos Preda, 44 anni, l�ultima vittima della disperazione e dell�abbandono, trovato senza vita su un materasso, ieri mattina alle 8, al secondo piano di un edificio abbandonato che sar� abbattuto entro l�anno, avverte il Comune. Un edificio discarica per uomini e cose, dove persone e rifiuti condividono i locali nei quali oltre vent�anni fa si produceva l�olio di oliva Gaslini. Le etichette ancora sono sparse insieme ai tappi sullo stesso cemento e tra i detriti dove, alcuni anni fa, un palestinese di 19 anni fu torturato e ucciso per vendetta. Preda � morto davanti a quattro suoi connazionali, impotenti. Hanno chiamato loro il 113 pur sapendo di vivere nella clandestinit�. I medici del 118 e gli agenti della volante del commissariato di polizia di Cornigliano sono arrivati quando ormai era troppo tardi. L�uomo soffriva di cuore. E beveva, dicono i suoi amici e compagni. Dormiva al freddo, tra topi e piccioni, e cos� � morto. �Da clandestini non hanno diritto a niente questi uomini � denuncia la comunit� di Sant�Egidio � nemmeno alle cure pi� elementari. Questa morte � uno scandalo che dovrebbe far riflettere�. Di questo scandalo � vittima una comunit� di rumeni nomadi per povert� e necessit�. Ci sono donne e molti bambini. Basta varcare il cancello sempre aperto dell�area Gaslini. Ci sono piatti

abbandonati, scatolette vuote, rifiuti di ogni genere ma soprattutto giochi, bambole di pezza buttate in terra, quaderni pieni di disegni colorati e sogni. Dove c�� ombra e c�� acqua si forma ghiaccio, per il freddo. All�aperto. E all�interno non fa pi� caldo visto che i muri perimetrali e i vetri non esistono pi�. Restano in piedi il tetto e le solette di cemento sulle quali vivono i rumeni. Sono tre piani. Ci sono panni stesi al primo, sui quali si posa la polvere delle auto di Lungargine Polcevera; un camino con la zona bagno al secondo (ovviamente senza porcellane e senza acqua corrente), e la zona notte al terzo: nessuna parete e lana di vetro e polvere (amianto?) su cui poggiare la schiena. Ogni piano comunica con l�altro per via delle voragini dalle quali si rischia di precipitare. �Non si sa cosa diventer� l�ex oleificio quando l�attuale proprietario,

un privato, lo avr� abbattuto �, spiega Giovanni Crivello, presidente della circoscrizione della Valpolcevera. Cosa � diventato tutti invece lo sanno. Tutti e nessuno.

L�INTERVISTA

�Comunit� senza diritti vittima dell�indifferenza�

Giancarlo Mui�, volontario della comunit� di Sant�Egidio, ha dedicato venti dei suoi quarant�anni ad aiutare conoscere le comunit� genovesi dei nomadi. La tragedia del rumeno trovato senza vita nel rudere dell�ex oleificio Gaslini di Rivarolo gli fa male come riguardasse un amico, un parente: �Conosco diversi nomadi di origine rumena. Non Melos Preda. Mi hanno detto per� qualcosa di lui: che soffriva di cuore e che morto senza cure. Non stento a crederlo�.

Hanno provato a rianimarlo i medici del 118, ormai era tardi per�. �Certo. Il

problema � che un uomo ammalato non ha potuto trovare altra sistemazione se non una fabbrica abbandonata, senza pareti, battuta dal vento gelido della Valpolcevera. Un rudere dove morire di freddo non � cos� strano se si � un clandestino�.

In effetti � un problema quello del diritto alle cure mediche per i cittadini che

non hanno il permesso di soggiorno.

�Se non fosse per i volontari e le iniziative delle associazioni, questa gente sarebbe completamente abbandonata. Bisognerebbe, al di l� della legge, pensare a loro con pi�

umanit�: sono persone prima che immigrati clandestini�.

Cosa fare?

�Bisognerebbe almeno garantire loro un�assistenza medica. Noi di Sant�Egidio, per esempio, abbiamo un medico volontario che ogni tanto visita i senza tetto durante i giorni di distribuzione di indumenti e generi alimentari in via dei Giustiniani da parte del centro �Genti di pace�. Ma bisognerebbe fare molto di pi��.

In che direzione?

�Nella direzione dell�integrazione vera di questa gente che viene da lontano in cerca di un�occasione. La comunit� dei rumeni per esempio � vissuta solo come un impaccio da r i m u o v e r e quando una certa parte della citt� deve essere trasformata �.

Da far evacuare e poi dimenticare in fretta.

�Proprio cos�. Lo stesso Melos Preda faceva parte di quello stesso gruppo mandato via in tempi successivi prima da Lungomare Canepa, dall�ex Miralanza, e poi dall�area della Biacca di Bolzaneto e da Campi, dove in un incendio alcuni mesi fa mor� un ragazzino di 14 anni�.

Alcune famiglie sono state sistemate dal Comune.

�� vero. Si sono ottenuti dei risultati dando a queste persone, vittime dei pregiudizi e dei luoghi comuni, una possibilit� di inserimento e un tetto decente. ma purtroppo si tratta di un�eccezione�.

Graziano Cetara