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08/02/2003 |
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CITTA' DEL VATICANO - "Non bisogna rassegnarsi, quasi che la guerra sia inevitabile". Ne � convinto Giovanni Paolo II che non perde occasione per ripetere il suo grido di pace. Oggi, ricevendo sacerdoti e vescovi "amici" della Comunit� di Sant'Egidio, convenuti a Roma per i 35 anni dell'organizzazione, ha chiesto di "moltiplicare gli sforzi" in un momento come questo, "segnato da tensioni e venti di guerra". "Non ci si pu� fermare di fronte agli attacchi del terrorismo, n� davanti alle minacce che si levano all'orizzonte", ha detto ancora Wojtyla ricordando che come quarant'anni fa nella crisi dei missili a Cuba, "anche oggi la pace � in pericolo, va pertanto ribadito con forza, come fece Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, che la pace non � tanto questione di strutture, quanto di persone". Diventa pertanto sempre pi� urgente, ha spiegato ancora Giovanni Paolo II, annunciare il Vangelo della pace ad un'umanit� tentata fortemente dall'odio e dalla violenza". Ai vescovi e agli amici della Comunit�, il Papa ha raccomandato di essere ''pi� che mai, costruttori di pace. Rimanendo fedeli e coerenti con la storia della vostra tradizione associativa, continuate ad adoperarvi perch� si intensifichi ovunque la preghiera per la pace, accompagnata da un'azione concreta a favore della riconciliazione e della solidariet� tra gli uomini e tra i popoli. Possano le Comunit� cristiane, e tutti i credenti in Dio, seguire l'esempio di Abramo, comune padre nella fede, mentre sul monte prega il Signore perch� risparmi la citt� degli uomini dalla distruzione. Con la medesima insistenza dobbiamo continuare ad invocare per l'umanit� il dono della pace''.
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