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09/02/2003 |
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Giovanni Paolo II ricevendo sacerdoti e vescovi della Comunit� di Sant'Egidio ribadisce che si devono moltiplicare gli sforzi per la pace |
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ROMA - Si devono moltiplicare gli sforzi senza rassegnazione: "la guerra non e' inevitabile". Giovanni Paolo II lancia un nuovo appello affinche' non si lasci nulla di intentato per scongiurare sviluppi militari nella crisi irachena. Cosi' ieri, ricevendo sacerdoti e vescovi della Comunita' di Sant'Egidio convenuti a Roma per i 35 anni dell'organizzazione, si e' rivolto nuovamente ai grandi della Terra affinche' "moltiplichino gli sforzi" in un momento come questo, "segnato da tensioni e venti di guerra". "Non ci si puo' fermare di fronte agli attacchi del terrorismo, ne' davanti alle minacce che si levano all'orizzonte", ha detto ancora Wojtyla ricordando che come quarant'anni fa nella crisi dei missili a Cuba, "anche oggi la pace e' in pericolo, va pertanto ribadito con forza, come fece Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, che la pace non e' tanto questione di strutture, quanto di persone". Diventa pertanto sempre piu' urgente, ha spiegato ancora Giovanni Paolo II, "annunciare il Vangelo della pace ad un'umanita' tentata fortemente dall'odio e dalla violenza". Ai vescovi e agli amici di Sant'Egidio, che sono stati spesso impegnati in difficili mediazioni internazionali, il Papa ha raccomandato di essere "piu' che mai, costruttori di pace. Rimanendo fedeli e coerenti con la storia della vostra tradizione associativa, continuate ad adoperarvi perche' si intensifichi ovunque la preghiera per la pace, accompagnata da un'azione concreta a favore della riconciliazione e della solidarieta' tra gli uomini e tra i popoli. Possano le Comunita' cristiane, e tutti i credenti in Dio, seguire l'esempio di Abramo, comune padre nella fede, mentre sul monte prega il Signore perche' risparmi la citta' degli uomini dalla distruzione. Con la medesima insistenza dobbiamo continuare ad invocare per l'umanita' il dono della pace". Oggi, l'Osservatore romano, quotidiano della Santa Sede, ha ripetuto in prima pagina l'appello del Papa: "Non bisogna rassegnarsi. La guerra non e' inevitabile nonostante il rumore delle macchine da guerra si faccia piu' stridente". In un crescendo drammatico, l'Osservatore Romano ha descritto "la fredda disumanita'" delle strategie belliche che "cominciano a dispiegarsi". E ha ricordato come il Papa si rivolga con il suo appello "a tutte le persone di buona volonta' esortandole a "moltiplicare gli sforzi" collaborando cosi' alla "causa della pace". Il Papa ha mostrato piu' volte nel corso delle ultime settimane di essere preoccupatissimo per le conseguenze che la guerra potrebbe avere sui civili e sull'assetto politico dell'intera regione. Anche l'altro ieri, incontrando il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, lo ha ribadito. La linea vaticana sostiene che "non c'e' la dimostrazione chiara e lampante che l'Iraq sia tra i responsabili del terrorismo internazionale". Ne' esisterebbero prove certe che il regime di Bagdad sia dotato d'armi di distruzione di massa tali da costituire un pericolo imminente per l'umanita'. Comunque la cosa piu' pericolosa, secondo la Santa Sede, e' che la politica di Bush sta mettendo a rischio la funzione dell'Onu. Insomma, se Washington andra' alla guerra nonostante un veto in Consiglio di sicurezza, l'Onu andra' in soffitta come accadde con la Societa' delle Nazioni. Ed e' questo - oltre all'allarme per le reazioni di un miliardo di islamici - il grande timore che agita il Papa e i suoi piu' stretti collaboratori.
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