Quelle che stiamo vivendo sono ore cruciali per la pace. Si moltiplicano le iniziative di quanti non si arrendono di fronte all�inevitabilit� del conflitto. Primo fra tutti Giovanni Paolo II.
�Occorre moltiplicare gli sforzi. Non ci si pu� fermare�, ha detto il Pontefice nell�udienza concessa l�8 febbraio scorso ai partecipanti al convegno sul tema "Il Vangelo della pace", nel 35� anniversario della Comunit� di Sant�Egidio, �di fronte agli attacchi del terrorismo, n� davanti alle minacce che si levano all�orizzonte. Non bisogna rassegnarsi, quasi che la guerra sia inevitabile�.
Gli ha fatto eco il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano: �Dobbiamo impegnarci a realizzare le premesse di una pace "giusta e duratura", affinch� non sia la guerra ma la pace a essere concretamente inevitabile�.
Un sogno, un�utopia, una speranza impossibile? Niente affatto, ha ricordato il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana: �Dobbiamo lavorare con realismo cristiano, con fiducia in Dio, mentre ci sono questi rischi per l�Irak�. Una scelta che � dunque realismo, saggezza, lungimiranza. Perch� la storia insegna che dalle guerre non nasce la pace. I conflitti gettano nella cronaca del mondo i semi di nuove guerre.
In queste settimane molti hanno parlato della pace come di un traguardo ormai irraggiungibile. E hanno accusato chi si ostina a ritenere che la guerra sia ancora evitabile di praticare un pacifismo sterile e parolaio. Potr� essere forse cos� per alcuni, non certo per il Papa, che non si arrende, perch� ritiene che la guerra, qualsiasi guerra, sia una �sconfitta per l�umanit�.
Ed ecco allora l�intenso lavoro diplomatico della Santa Sede, che non si schiera per questa o quella parte politica, ma solo in difesa della pace, unica ragionevole risposta, per l�oggi e il domani, ai problemi del Pianeta.
Ricordando la Pacem in terris, scritta da Giovanni XXIII quarant�anni fa, all�indomani di un�altra crisi che fece tremare il mondo, quella di Cuba, papa Wojtyla ribadisce: �La pace non � tanto questione di strutture, quanto di persone. Strutture e procedure di pace � giuridiche, politiche ed economiche � sono certamente necessarie e fortunatamente sono spesso presenti. Esse tuttavia non sono che il frutto della saggezza e dell�esperienza accumulata lungo la storia mediante innumerevoli gesti di pace, posti da uomini e donne che hanno saputo sperare senza cedere mai allo scoraggiamento. Gesti di pace nascono dalla vita di persone che coltivano nel proprio animo costanti atteggiamenti di pace� (Pacem in terris, 9).
Di questi gesti di pace abbiamo pi� che mai bisogno oggi, mentre i venti di guerra soffiano impetuosi. E nessuno pu� sottrarsi all�imperativo di battersi perch� la guerra sia evitata. Non i capi delle Nazioni che hanno nelle loro mani i destini dell�umanit�, non l�Onu, che in questa crisi deve dimostrare di poter davvero aspirare a svolgere quel ruolo di "Governo mondiale" cui troppe volte ha abdicato.
Ma questo impegno chiama a raccolta tutti gli uomini, di ogni colore e religione, e i cristiani in primo luogo, invitati a "gesti" e preghiere che illuminino le tenebre di queste ore difficili. Ha detto il Papa: �Non si pu� recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace� (Angelus del 9 febbraio).
E a chi pensa che questa � ormai una "missione impossibile", ripetiamo le parole del cardinale Etchegaray, inviato del Papa a Baghdad, che, rileggendo nel diario dell�attualit� il Vangelo di Luca (�Nulla � impossibile a Dio�), ha affermato: �Niente � impossibile quando ci si affida a Dio e si cammina con Lui�.
Alberto Bobbio
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